mercoledì,Maggio 22 2024

Narcotraffico internazionale: libero Pino Campisi di Nicotera

Il Tdl di Catanzaro accoglie il ricorso del difensore per l’ex latitante arrestato a Roma e coinvolto nell’operazione Ossessione. E’ fratello del defunto broker della cocaina Domenico, ucciso nel 2011

Narcotraffico internazionale: libero Pino Campisi di Nicotera
Giuseppe Campisi

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha accolto il ricorso dell’avvocato Giovanni Vecchio ed ha rimesso in libertà Giuseppe Campisi, detto “Pino”, 62 anni, di Nicotera, coinvolto nell’operazione contro il narcotraffico internazionale denominata Ossessione. Giuseppe Campisi era stato arrestato nel marzo dello scorso anno a Roma, dopo due anni di latitanza, dalla Guardia di finanza di Catanzaro – Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) – e dalla Squadra mobile di Vibo Valentia con il supporto dello Scico e dello Sco. Campisi ha già scontato una condanna a 30 anni per il reato di associazione mafiosa, omicidio (commesso a Milano) ed estorsione. Dal 23 ottobre 2019 si era sottratto all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell’ambito dell’operazione antidroga denominata “Ossessione” (coordinata dalla Dda di Catanzaro) nell’ambito della quale ha ora ottenuto dal Tdl la rimessione in libertà. [Continua in basso]

Domenico Campisi

Giuseppe Campisi è lo zio di Antonio Campisi, quest’ultimo indagato per il tentato omicidio a Ionadi di Domenic Signoretta, ritenuto l’armiere del boss Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”. Pino Campisi è quindi il fratello del broker della cocaina Domenico Campisi, ucciso a Nicotera nel 2011 lungo la strada provinciale mentre si trovava in auto. Nell’ambito dell’operazione “Ossessione”, invece, Giuseppe Campisi avrebbe avuto un ruolo di spicco nell’organizzazione e viene indicato dall’accusa come uno dei principali finanziatori delle importazioni di stupefacenti in Italia e fra i promotori dell’associazione. Sarebbe stato il referente del clan Mancuso in Lombardia. In tale contesto, le indagini hanno fatto registrare come i vibonesi fossero in affari anche con esponenti legati al clan dei Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica, da anni trapiantati nel milanese e nel comasco, in grado di smistare importanti quantità di narcotico in Lombardia.

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