sabato,Aprile 20 2024

Chiosco Azzurro a Vibo Marina, al via le operazioni per la demolizione

Ruspe in azione dopo 70 anni dall'edificazione per dare esecuzione all’ordinanza del Comune a seguito degli accertamenti della Capitaneria di Porto confermati dai giudici amministrativi che hanno accertato l’assenza di qualunque concessione demaniale, autorizzazione e titolo edilizio. Polizia e carabinieri impegnati a placare gli animi di Giuseppe Francolino, tensione alle stelle con l'assessore Scalamogna

Chiosco Azzurro a Vibo Marina, al via le operazioni per la demolizione
Francolino nel maggio 2021 con il cappio al collo nel Chiosco azzurro

Ruspe e mezzi meccanici in azione alle prima luci dell’alba a Vibo Marina nel quartiere Pennello. Precisamente in piazza Capannina per demolire il Chiosco Azzurro di Giuseppe Francolino, già testimone e poi collaboratore di giustizia. Alla presenza della polizia, si dà così attuazione all’ordinanza di demolizione emessa dal Comune di Vibo Valentia e confermata dai giudici amministrativi che hanno respinto il ricorso di Francolino.  

Nel corso delle attività di polizia demaniale eseguite nel mese di ottobre 2019 a Vibo Marina, la Capitaneria di Porto ha infatti riscontrato la presenza dell’immobile detenuto da Giuseppe Francolino che insiste, in parte, su suolo demaniale e, in parte, su suolo di proprietà del Comune. Il Chiosco Azzurro è stato realizzato diversi decenni fa senza una preventiva concessione demaniale e senza autorizzazione comunale, né titolo edilizio. [Continua in basso]

Costruito nel 1953, negli anni il Chiosco era stato inoltre destinato a dimora privata di Giuseppe Francolino, nonché a locale per la consumazione di alimenti e bevande. Nel 2017, a seguito di alcune mareggiate, era divenuto pericolante e a rischio di crollo e, per tale motivo, ne era stato ordinato lo sgombero, sospendendo l’attività commerciale svolta al suo interno. Il ricorrente era stato condannato – aveva scritto il Tar – dall’autorità giudiziaria per occupazione abusiva di area demaniale”. La Capitaneria di Porto, quindi, aveva invitato il Comune ad assumere i provvedimenti previsti dalla legge. A seguito di tale sollecitazione, il Comune di Vibo ha emesso prima l’atto di diffida rivolto a Francolino per provvedere autonomamente a demolire il Chiosco Azzurro, precisando che lo stesso risultava essere stato realizzato in totale assenza di titoli autorizzativi legittimanti l’intervento. Nel luglio 2021, quindi Francolino – con gli avvocati Marco Talarico e Gioconda Ceravolo – aveva impugnato l’ordinanza di demolizione ottenendo dal Tar la sospensiva. 

Il Chiosco Azzurro

Il ricorso nel merito era stato però successivamente ritenuto non fondato. Per i giudici amministrativi di primo grado (pende ricorso al Consiglio di Stato), infatti, l’ordinanza di demolizione è stata adottata dal Comune di Vibo sia nell’esercizio della potestà repressiva prevista dal Testo Unico Edilizia, sia nell’esercizio del potere regolamentato dal Codice della Navigazione, nei confronti di un immobile realizzato su suolo in parte del demanio marittimo e, in parte, di proprietà del Comune, in assenza di una preventiva concessione demaniale e comunale, nonché dei necessari titoli edilizi. In mancanza di detta autorizzazione è, quindi, pienamente legittima l’ordinanza di demolizione e riduzione in pristino, indipendentemente dall’eventuale abusività, o meno – aveva evidenziato il Tar – del manufatto sotto il profilo edilizio-urbanistico”. Inoltre per il Tar l’estraneità di Giuseppe Francolino alla realizzazione dell’immobile nella sua consistenza attuale è una circostanza solamente allegata ma non dimostrata” e, in ogni caso, la “norma di cui all’art. 35 del Testo Unico Edilizia si riferisce non all’ “autore” ma al “responsabile” dell’abuso, tale dovendo intendersi non solo l’esecutore materiale dello stesso, ma anche il proprietario dell’immobile o chi ne abbia la concreta disponibilità”.  [Continua in basso]

Palazzo Luigi Razza, sede del Comune

Anche l’inerzia tenuta negli anni dal Comune di Vibo nell’esercizio del potere di ripristino della legalità violata nelle attività di trasformazione edilizia del territorio “non è idonea – ad avviso del Tar – a far divenire legittima un’edificazione sine titulo, che è radicalmente illegittima sin dalla sua origine”. Infine, l’erogazione di sovvenzioni economiche al ricorrente Francolino a seguito delle mareggiate, così come il rilascio dell’agibilità e delle licenze per l’esercizio di attività commerciale, per il Tar “non possono certamente aver radicato un affidamento di carattere legittimo in capo al ricorrente, in primo luogo perché tali atti hanno finalità differenti da quella di attestare la compatibilità edilizia di un manufatto e, in secondo luogo, perché il ricorrente era comunque perfettamente conscio dell’assenza di titoli edilizi e di autorizzazioni comunali e demaniali per la realizzazione dell’immobile”.

Stamane, quindi, al via le operazioni per la demolizione dello storico Chiosco Azzurro (alla presenza dell’assessore comunale e vicesindaco Pasquale Scalamogna che si è beccato anche qualche spintone), già tentate nel maggio 2021 alla presenza del procuratore Camillo Falvo e del prefetto di Vibo Roberta Lulli ma poi sospese poichè non era stata interpellata una ditta specializzata per la rimozione di una copertura in eternit. Era infine arrivata la sospensiva del Tar in quanto l’atto di demolizione non era stato notificato a Francolino.
Dopo 70 anni ci si è accorti così che il Chiosco è abusivo. Resta ora solo da capire chi, come e perchè in tutto tale lasso temporale ha chiuso un occhio. Anzi, pure due, atteso che il Comune di Vibo aveva provveduto nel frattempo al rilascio del nulla osta per l’agibilità dei locali e aveva pure delle licenze per l’esercizio di un’attività commerciale su un immobile abusivo.
Naturalmente restano pure inevase, al momento, tutte le questioni poste di recente da un avvocato in un’intervista esclusiva alla nostra testata (che riproponiamo in basso) in ordine al “raggiro” del quartiere Pennello di Vibo Marina con una sdemanializzazione totalmente ignorata dalle istituzioni.
Nel frattempo Giuseppe Francolino – al quale unitamente ai suoi avvocati Talarico e Ceravolo, non è stato dato alcun preavviso dell’avvio odierno delle operazioni di demolizione (pende ancora un ricorso al Consiglio di Stato che al momento ha solo respinto la sospensiva ma non si è pronunciato nel merito) – dopo essersela presa con l’assessore Scalamgna è stato portato in Questura.
++ AGGIORNAMENTO: Intorno alle ore 10 sul posto sono giunti il prefetto di Vibo Valentia, Roberta Lulli, il procuratore Camillo Falvo, il questore Cristiano Tatarelli e il sindaco Maria Limardo.

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