Rigettato dalla sesta sezione penale della Cassazione il ricorso di Leone Soriano, 52 anni, ritenuto a capo dell’omonimo clan di Filandari, finalizzato ad ottenere la sostituzione della misura cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari. Per la Suprema Corte, i giudici del Tribunale del Riesame il 7 marzo scorso hanno correttamente evidenziato come dalla relazione del perito, a cui era stato assegnato l’incarico di rinnovare un esame sulle condizioni psicofisiche di Leone Soriano, era emersa la compatibilità con il regime carcerario tenuto conto che le patologie croniche riscontrate al ricorrente, come anche emergente dall’attestato del responsabile del servizio sanitario penitenziario del carcere di Catanzaro, hanno escluso sintomi di particolare rilevanza clinica, dandosi specificamente atto dell’adeguatezza del percorso terapeutico tossicologico e psichiatrico con il circuito sanitario dell’amministrazione penitenziaria.
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