Da Briatico a Milano: frodi fiscali sulla manodopera, arresti e nuove accuse per il clan Melluso
Ecco i soggetti coinvolti nell’operazione “Game Over” della Dda e della Guardia di finanza. I ruoli, le attività e i legami con l’inchiesta Costa Pulita
Colpisce gli affari in Lombardia del clan Accorinti-Melluso di Briatico, l’ultima operazione della Dda di Milano che ha portato a 12 arresti ed alla scoperta di frodi fiscali sulla manodopera. A ricostruire il sistema fasullo di facchinaggio impiegato nella logistica, all’apparenza del tutto normale, la Guardia di finanza di Gorgonzola che hanno portato alla luce il “sistema”: regimi agevolati su Iva e Irap non dovuti, ingiusti profitti per 10 milioni di euro, la stessa cifra sequestrata dalle fiamme gialle. Un’architettura complessa e ingegnosa con decine di piccole e piccolissime società nate e morte nel giro di poco tempo per non dar nell’occhio e aggirare le regole sulle imposte. Un modus operandi sconfinato nell’associazione mafiosa, perché dietro a tutto ci sarebbero le mani della ‘ndrangheta e, più precisamente, del clan Accorinti-Melluso di Briatico. A tirare le fila, a metterci la faccia, un gruppo di imprenditori – sette in custodia cautelare in carcere, cinque ai domiciliari, ma in tutto gli indagati sono 17 – specializzato ormai in quella che era diventata una pratica consolidata anche con la complicità di finti lavoratori. Sotto la lente degli investigatori sono finite le false fatture per operazioni inesistenti emesse da aziende vere. La prestazione da remunerare era la somministrazione di lavoro, ma in realtà era tutto fittizio pur scattando le agevolazioni sulle tasse. Il secondo passaggio del presunto piano era quello di vuotare le società che aprivano e chiudevano in continuazione, sconfinando a volte in reati fallimentari. Tutto costruito sulla domanda di bassa manovalanza del movimento merci. I soldi risparmiati sarebbero serviti a foraggiare attività illecite attraverso una rete di “teste di legno”.
I vibonesi arrestati e le accuse
A finire in carcere su disposizione del gip distrettuale di Milano, Marta Pollicino, sono, tra gli altri, Riccardo Melluso, 32 anni, di Briatico, residente a Masate (Mi), Adriano Greco, 41 anni, di Briatico, residente a Pozzo D’Adda, nel Milanese, Andrea Puglia, 31 anni, residente a Melzo (Mi), fratello di Pasquale Puglia, 49 anni, di Polla (Sa), quest’ultimo imputato nel processo “Costa Pulita” che si sta celebrando dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia ed indagato anche nella presente inchiesta della Dda di Milano. Questi gli altri indagati: Chiara Belloni, (cl ’80), nata a Magenta (MI) e residente a Milano; Marco Bergamin, 44 anni, di Milano (carcere); Miriam Comelli, 42 anni, di Milano; Gabriele Garzia, 42 anni, di Roncello (Mb); Stefano Maggio, 44 anni, di Melzo (Mi); Tiziana Mascoli, 42 anni, di Pozzo D’Adda; Stefano Pievani, 63 anni, di Segrate; Sergio Pievani, 68 anni, di Fara Gera d’Adda (Bg); Salvatore Scarnà, 67 anni, di Francofonte (Sr) – carcere; Massimiliano Sambo, 57 anni, di Mantova; Emiliano Solcia, 51 anni, di Bellinzago Lombardo (Mi); Giuseppe Vernani, 47 anni, di Varedo (Mb), carcere; Silvano Zucchet, 69 anni, di Gorgonzola (Mi).
Il reato associativo viene contestato a: Puglia Pasquale, Puglia Andrea, Scarna Salvatore Sebastiano, Belloni Chiara, Comelli Miriam, Melluso Riccardo, Greco Adriano, Maggio Stefano, Sambo Massimiliano, Garzia Gabriele, Zucchet Silvano, Solcia Emiliano, Peviani Stefano e Peviani Sergio. Pasquale Puglia viene indicato come il capo dell’associazione (“Big boss” nelle intercettazioni), amministratore e socio unico o consigliere di diverse società, avrebbe gestito insieme alla moglie Chiara Belloni le società che – secondo l’accusa – somministrano la manodopera reclutandola anche attraverso propri canali. Pasquale Puglia sarebbe stato il destinatario della maggior parte delle provviste illecite che derivano da tale attività e che viene prevalentemente riciclata e monetizzata.
Salvatore Scarnà viene invece indicato come “braccio destro di Pasquale Puglia e Adriano Greco e loro alter ego, formalmente inserito anche in alcune società”. Avrebbe intrattenuto i rapporti con gli istituti di credito e con i rispettivi direttori di filiale per l’ottenimento di finanziamenti e la produzione della documentazione necessaria per istruire le pratiche, adoperandosi per l’ottenimento delle erogazioni a fondo perduto e dei finanziamenti garantiti dallo Stato. E’ accusato di aver poi effettuato personalmente, su disposizione di Pasquale Puglia e Adriano Greco, i trasferimenti di denaro tramite bonifico bancario”. Anche Andrea Puglia sarebbe stato a capo o dipendente di diverse società eseguendo le disposizioni del fratello Pasquale e Adriano Greco, facendo transitare i proventi dell’attività delittuosa per operazioni di riciclaggio, consapevole – secondo l’accusa – dell’attività illecita svolta dal fratello e dal Greco e dell’appartenenza di questi al clan Melluso di Briatico. Andrea Puglia sarebbe stato il destinatario delle provviste illecite che “costituiscono – ad avviso della Dda di Milano – la sua unica fonte di reddito, impiegate altresì per l’acquisto di sostanza stupefacente di cui fa uso”.
Riccardo Melluso è invece il figlio di Leonardo Melluso, 58 anni, indicato come il capo dell’omonimo clan di Briatico e nel processo “Costa Pulita” condannato il 9 maggio scorso in appello a 6 anni di reclusione. Riccardo Melluso (già condannato in via definitiva per le lesioni aggravate e tentata estorsione a Briatico) è anche il nipote di Pasquale Puglia ed è accusato di essere stato il promotore di una cooperativa, gestendo la somministrazione di manodopera attraverso le società riconducibili a Pasquale Puglia e decidendo anche in ordine alle assunzioni presso le società committenti. Sarebbe stato anche lui destinatario delle somme di denaro provento di attività illecite.
Infine Adriano Greco – imputato anche lui a Vibo nel processo Costa Pulita – è accusatodi essere stato l’organizzatore e il promotore dell’associazione insieme a Puglia Pasquale, Scarna Salvatore e Melluso Riccardo, nonché socio occulto delle società cooperative pur “senza rivestire una veste formale ma di fatto gestendole insieme a Pasquale Puglia, partecipando alla spartizione dei profitti derivanti dalla sistematica violazione della normativa fiscale-contributiva”. Il pm della Dda di Milano titolare dell’inchiesta è la dott.ssa Bruna Albertini.
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