sabato,Giugno 21 2025

Brutale aggressione a Vibo Marina, una condanna per lesioni ma assoluzione per gli atti persecutori

L’episodio del 2021 ricostruito dai carabinieri al centro del processo celebrato dinanzi al Tribunale monocratico

Brutale aggressione a Vibo Marina, una condanna per lesioni ma assoluzione per gli atti persecutori

Assoluzione dal reato di atti persecutori e condanna 8 mesi per il reato di lezioni. Questo il verdetto del Tribunale monocratico di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Luca Bertola, nei confronti di Leoluca Corso, 47 anni, di Vibo Marina, agente immobiliare. L’ufficio di Procura aveva chiesto la condanna a 2 anni e 6 mesi. Leoluca Corso, difeso dall’avvocato Francesco Lione, è stato quindi assolto dall’accusa di atti persecutori nei confronti di un 52enne di Vibo Marina (Antonio De Leonardo, pescatore) che – come immortalato da alcune videoriprese – è stato scaraventato al suolo per poi essere colpito ripetutamente con calci e uno sfollagente. All’episodio, verificatosi nel maggio 2021, hanno assistito alcuni passanti e la violenta scena ha provocato anche il malore di una donna incinta che, in preda al panico e alla paura è poi finita in ospedale. Le indagini dei carabinieri di Vibo Marina, coordinate dalla Procura di Vibo, avevano permesso di ricostruire una serie di episodi persecutori posti in essere – secondo l’accusa – da Leoluca Corso. Una banale controversia economica, riconducibile alla compravendita di un immobile, intercorsa tra l’aggressore e una parente della vittima sarebbe stata alla base dell’aggressione. Nel tempo, tra i due “contendenti” sarebbe maturata parecchia acredine per il controverso possesso di una piccola imbarcazione da pesca prestata dalla parte offesa a Leoluca Corso e da questi mai più restituita con la minaccia di affondarla se le richieste fossero state ancora più pressanti. Si sarebbero quindi registrate scene di violenza, con un pericoloso inseguimento a bordo di due autovetture tra le vie cittadine, con il tentativo di tamponare il veicolo della vittima, immortalato dalle telecamere di videosorveglianza di un esercizio pubblico, acquisite dagli uomini dell’Arma. L’accusa di atti persecutori non ha però retto al vaglio del Tribunale.

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