lunedì,Aprile 29 2024

Narcotraffico internazionale: anche sette vibonesi rischiano il processo per l’inchiesta Eureka

La Dda di Reggio Calabria chiede il rinvio a giudizio per 115 indagati. Dall'inchiesta emerge l'inserimento di Giovanni Nesci, insieme al fratello e al cugino, nel narcotraffico dei Mammoliti di San Luca e la scomparsa di stupefacente per 3 milioni e mezzo di euro. Il furto di 110 chili di cocaina dietro l’omicidio commesso dal giovane di Sorianello a Roma

Narcotraffico internazionale: anche sette vibonesi rischiano il processo per l’inchiesta Eureka
La villetta dinanzi alla quale è stato compiuto l'omicidio e nel riquadro Giovanni Nesci

Interessa anche sette vibonesi la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “Eureka” contro il narcotraffico che sarebbe stato gestito dai clan Nirta-Strangio-Giampaolo-Giorgi-Mammoliti di San Luca e Morabito-Mollica di Africo. In particolare, tra le 115 richieste di rinvio a giudizio ci sono anche quelle che interessano: Francesco Nesci, 23 anni, di Sorianello; Giovanni Nesci, 27 anni di Sorianello; Gregorio Tassone, 32 anni, di Spadola; Pasquale Prossomariti, 39 anni, di Santa Domenica di Ricadi; Vincenzo Galatà, 27 anni, di Mongiana; Bruno Galatà, 26 anni, di Mongiana; Velerio Leandro, 32 anni, di Simbario. Il gup distrettuale ha fissato l’inizio dell’udienza preliminare per l’1 marzo.

Le accuse di narcotraffico

Giovanni Nesci

I fratelli Francesco e Giovanni Nesci sono accusati di aver preso parte ad un’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico ed in particolare – su indicazione di Francesco Mammoliti, 51 anni, di San Luca (del clan dei c. d. “Fiaschiante”) avrebbero gestito un deposito di cocaina e denaro localizzato a Roma, ricevendo lo stupefacente che veniva ivi stoccato e consegnato ai corrieri. Francesco Nesci (nel marzo dello scorso anno condannato a Messina a 4 anni e 6 mesi per narcotraffico in altra inchiesta) sarebbe stato il responsabile del deposito nel Lazio e si sarebbe occupato di preparare il denaro da trasferire a Napoli procedendo allo stoccaggio di una parte del carico.
Giovanni Nesci è invece accusato di essersi occupato in un’occasione – su indicazioni impartite da Francesco Mammoliti – del trasporto della cocaina, della consegna agli acquirenti e del ritiro dei relativi proventi. Come in occasione della vendita di tre chili di cocaina al prezzo di 33mila euro al chilo. Ma è l’accusa di aver detenuto ben 110 chili di cocaina – per un valore di oltre tre milioni e mezzo di euro – a dare una spiegazione ben diversa anche dell’omicidio di Fabio Catapano, il vicino di casa di Giovanni Nesci freddato a colpi di pistola alle 10 del mattino del 17 luglio 2020 dinanzi al cancello a Castel di Leva, nell’agro romano. Condannato nel luglio del 2022 dalla Corte d’Assise di Roma a 18 anni di carcere per il delitto, la sconvolgente verità sull’omicidio è arrivata proprio dagli atti dell’operazione Eureka della Dda di Reggio Calabria.
Del trasporto di sostanze stupefacenti a Roma si sarebbe occupato anche Gregorio Tassone di Spadola, cugino dei Nesci, il quale si sarebbe occupato dell’organizzazione dei viaggi coordinando l’attività degli altri corrieri dell’organizzazione.

Pasquale Prossomariti

Per Pasquale Prossomariti di Santa Domenica di Ricadi, l’accusa è invece quella di aver contattato soggetti non identificati operanti nel territorio di Africo per l’acquisto di almeno quattro chili di stupefacente (acquisto poi non concluso). In altra occasione, Pasquale Prossomariti nel settembre del 2020 insieme a Carmelo Pelle avrebbe incaricato un altro soggetto per reperire sostanza stupefacente nel territorio di Platì ad un prezzo superiore a 32.000 euro al chilo (acquisto poi non concluso per il disaccordo sul prezzo). Vincenzo Galatà di Mongiana è invece accusato di aver preso parte ad un’associazione dedita al narcotraffico, collaborando nel trasporto di cocaina con un’autovettura ed occupandosi poi del trasferimento dei proventi della commercializzazione dello stupefacente. Il fratello Bruno Galatà è invece accusato del reato di intestazione fittizia di beni in quanto Paolo Pellicano gli avrebbe fittiziamente attribuito la titolarità della quota del 51% della società “Euromeat srl” con sede a Mesoraca, nel Crotonese. Valerio Leandro di Simbario è infine accusato di aver partecipato all’associazione a delinquere trasportando lo stupefacente e consegnandolo agli acquirenti ricevendo i relativi proventi. E’ poi accusato di aver detenuto e trasportato in un’occasione (gennaio 2021) dieci chili di stupefacente nei pressi di Gioia Tauro e Taurianova.

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