sabato,Aprile 27 2024

Processo “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani, confermata in larga parte la sentenza di primo grado

Quasi 80 i capi di imputazione contestati anche ad esponenti del clan Mancuso. Solo nove le parti civili a fronte delle 35 parti lese individuate dalla Dda

Processo “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani, confermata in larga parte la sentenza di primo grado
La Corte d'Appello di Catanzaro e nei riquadri Pino Galati, Rosario Battaglia e Pantaleone Mancuso
Pantaleone Mancuso (Scarpuni)

Sentenza di secondo grado nel troncone con rito ordinario dell’operazione antimafia denominata Rimpiazzo. Il verdetto è stato emesso dalla prima sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro (presieduta dal giudice Giancarlo Bianchi) ed interessa i seguenti imputati: 28 anni e 3 mesi Rosario Battaglia, di 38 anni, uno dei vertici del “locale” di Piscopio; 3 anni per Simone Prestanicola, di 45 anni, di Piscopio (avvocato Diego Brancia); 7 anni e 2 mesi Michele Staropoli, di 56 anni, di Piscopio (condannato a 9 anni e 6 mesi in primo grado); 13 anni e 8 mesi Nazzareno Galati, di 33 anni, di Piscopio (condannato a 13 anni e 11 mesi in primo grado); 13 anni e 8 mesi Benito La Bella, di 35 anni, di Piscopio (condannato a 13 anni e 11 mesi in primo grado); 6 anni e 8 mesi Nazzareno Pannace, di 32 anni, di Vibo ma domiciliato a Bologna (condannato a 13 anni e 5 mesi in primo grado, difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo); 6 anni e 8 mesi Francesco Popillo, di 37 anni, di Vibo ma residente a Bologna (condannato a 13 anni e 6 mesi in primo grado); 6 anni Francesco Romano, di 36 anni, di Briatico (condannato a 13 anni e 5 mesi in primo grado, difeso dall’avvocato Giuseppe Bagnato); 6 anni e 8 mesi Pierluigi Sorrentino, di 32 anni, di Vibo Marina (condannato a 13 anni e 4 mesi in primo grado); 12 anni Giuseppe Salvatore Galati, di 59 anni, detto “Pino il ragioniere”, indicato quale “capo società” del clan dei Piscopisani (condannato in primo grado a 12 anni); 12 anni Giuseppe Brogna, di 64 anni, di Piscopio (condannato a 12 anni in primo grado); 10 anni Stefano Farfaglia, di 39 anni, residente a San Gregorio d’Ippona (10 anni in primo grado); 10 anni Angelo David, di 39 anni, di Piscopio (condannato a 10 anni in primo grado); 8 anni Nazzareno Colace, di 58 anni, di Portosalvo (condannato a 8 anni in primo grado); assolto perché il fatto non sussiste Ippolito Fortuna, di 62 anni, di Vibo Marina (condannato a 8 anni in primo grado); 13 anni e 8 mesi Francesco Felice, di 28 anni, di Piscopio (condannato a 13 anni e 8 mesi in primo grado); 8 anni Pantaleone Mancuso, di 61 anni, detto “Scarpuni”, di Limbadi, residente a Nicotera Marina (condannato a 8 anni in primo grado); 10 anni Domenico D’Angelo, di 60 anni, di Piscopio (10 anni in primo grado); 10 anni e 4 mesi Giuseppe D’Angelo, di 49 anni, di Piscopio (condannato a 10 anni e 4 mesi in primo grado); assolto per non aver commesso il fatto Giuseppe Lo Giudice, di 44 anni, di Piscopio (condannato a 6 anni in primo grado, difeso dagli avvocati Giosuè Monardo e Brunella Chiarello); 8 anni e 2 mesi Michele Silvano Mazzeo, di 52 anni, di Mileto (in primo grado 8 anni e 2 mesi).

Confermate poi le assoluzioni decise in primo grado dal Tribunale di Vibo e che erano state appellate dalla Dda con richiesta di pena formulata dalla Procura generale di Catanzaro: Giovanni Tinelli, di 46 anni, di Trieste, finanziere in servizio a Vibo (chiesti 3 anni, difeso dall’avvocato Giuseppe Bagnato); Nicola Barba, detto “Cola”, di 70 anni, di Vibo Valentia, residente a Bivona (chiesti 8 anni, difeso dall’avvocato Diego Brancia); Maria Concetta Immacolata Fortuna, 65 anni di Piscopio (chiesti 11 anni); Luigi Zuliani, di 52 anni, di Piscopio (chiesti 6 anni); Gianluca Tavella, di 53 anni, di Vibo (chiesti 8 anni); Michele Fortuna, di 38 anni, di Piscopio (chiesti 10 anni e 10 mesi); Francesco Tassone, di 45 anni, imprenditore agricolo residente a Vibo (chiesti 16 anni, difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo); prescrizione Raffaella Mantella (chiesti 2 anni); prescrizione Annarita Tavella, di 36 anni, di Vibo Valentia (chiesti 2 anni); prescrizione Tommaso Lo Schiavo, di 62 anni, di Piscopio (chiesti 2 anni).La Corte ha infine dichiarato inammissibile l’appello della Dda avverso la posizione di Mariano Natoli.

Le parti civili

Rosario Battaglia

Rosario Battaglia, Giuseppe Brogna, Nazzareno Colace, Domenico e Giuseppe D’Angelo, Angelo David, Stefano Farfaglia, Francesco Felice, Nazzareno Galati, Giuseppe Salvatore Galati, Benito La Bella, Michele Silvano Mazzeo, Michele Staropoli sono stati condannati alla rifusione delle spese legali sostenute dalle parti civili: Regione Calabria (avvocato Annapaola De Masi), Comune di Vibo Valentia (avvocato Maristella Paolì), Associazione Antiracket e antiusura Vibo (avvocato Giovanna Fronte), Provincia di Vibo Valentia (avvocato Maria Rosa Pisani). Rosario Battaglia è stato invece condannato alla rifusione delle spese sostenute dalle parti civili Antonio Chiaromonte per la Chiaramonte srl con sede legale a Triparni (avvocato Giovanna Fronte) e Domenico Maduli (rappresentante legale della Pubbliemme srl costituita parte civile con l’avvocato Vincenzo Belvedere), mentre Michele Silvano Mazzeo è stato condannato a rifusione delle spese sostenute dalla parte civile Raffaele Corigliano.
Impegnati nel collegio di difesa gli avvocati: Giuseppe Bagnato, Giosuè Monardo, Brunella Chiarello, Diego Brancia, Giovanni Vecchio, Bruno Vallelunga, Antonio Porcelli, Stefania Rombolà, Sergio Rotundo, Francesco Muzzopappa, Giuseppe Di Renzo, Michelangelo Miceli, Leopoldo Marchese, Walter Franzè, Salvatore Staiano, Nazzareno Latassa, Marcello Scarmato, Francesco Calabrese, Diego Brancia, Letteria Porfidia, Guido Contestabile, Francesco Manti, Gregorio Viscomi, Francesco Gambardella, Francesco Sabatino, Gaetano Scalamogna, Maria Grazia Pianura, Michelina Suriano, Francesco Lione, Giuseppe Bagnato, Domenico Anania, Rosa Giorno, Giovambattista Puteri, Giuseppe Pasquino, Pasquale Grillo, Attilio Matacera.

Da ricordare che Rosario Battaglia (difeso ora in appello dagli avvocati Walter Franzè e Salvatore Staiano) è stato condannato il 5 luglio 2022 in Cassazione a 30 anni di reclusione quale mandante dell’agguato costato la vita al presunto boss di Stefanaconi Fortunato Patania, ucciso nel settembre 2011.  Giuseppe Salvatore Galati era stato invece già condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel processo nato dall’operazione “Crimine” della Dda di Reggio Calabria scattata nel 2010.

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