sabato,Aprile 27 2024

Corruzione: il Tribunale di Vibo assolve Gianluca Callipo e Vincenzo Renda

Stesso verdetto per due dirigenti del Comune di Pizzo finiti sotto processo per abuso d’ufficio

Corruzione: il Tribunale di Vibo assolve Gianluca Callipo e Vincenzo Renda
Gianluca Callipo

Assoluzione per tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. Questa la decisione del Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presidente Gianfranco Grillone) nel processo nato dall’operazione della Procura di Vibo denominata “Spiagge libere”. Anche il pm Concettina Iannazzo al termine della requisitoria aveva chiesto l’assoluzione non essendo emersi nel corso del processo elementi di prova “oltre ragionevole dubbio” per poter arrivare ad un’affermazione di penale responsabilità, né elementi per poter provare accordi corruttivi. Il Tribunale ha assolto gli imputati “perché il fatto non sussiste”, formula ampiamente liberatoria. Le assoluzioni interessano: l’ex sindaco di Pizzo Calabro Gianluca Callipo, 42 anni, l’avvocato ed imprenditore Vincenzo Renda, 53 anni, di Vibo Valentia; e due dirigenti del Comune di Pizzo: Nicola Donato, 58 anni, di Vibo, e Nicola Vasta, 67 anni, di Curinga. Per tutti i quattro imputati il pm aveva chiesto l’assoluzione con la formula “per non aver commesso il fatto”, mentre per un solo capo d’imputazione – per il reato di abuso d’ufficio – contestato in concorso a Gianluca Callipo e Nicola Vasta era stata chiesta l’assoluzione “perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato” (reato riqualificato poi dal Tribunale in omissione d’atti d’ufficio con assoluzione degli imputati).  Il Comune di Pizzo era costituito parte civile.

Le accuse cadute

Vincenzo Renda

Il reato di tentata concussione veniva contestato al solo Gianluca Callipo. Secondo l’originaria accusa, nella sua qualità di sindaco del Comune di Pizzo avrebbe abusato dei suoi poteri ponendo in essere diverse e reiterate condotte consistenti nell’impedire di fatto a Eugenio Russo di poter utilizzare proficuamente l’area demaniale sita nel comune di Pizzo oggetto di una licenza rilasciata il 7 giugno 2010, nella quale lo stesso era subentrato il 30 giugno 2010, e nella specie chiedendo alla persona offesa di spostare la concessione in altra area”. Per Callipo, quindi, la contestazione di aver “omesso di rispondere alle varie istanze presentate nel corso degli anni dalla persona offesa inviando i vigili urbani, senza alcuna ordinanza, per bloccare i lavori di posizionamento dei pali di delimitazione dell’area oggetto di concessione”. Avrebbe altresì paventato provvedimenti di “revoca della concessione demaniale ovvero atti che avrebbero di fatto impedito il godimento della concessione, ponendo in essere atti idonei a costringere Eugenio Russo a spostare la concessione su altra area o, comunque, a rinunciare al godimento della stessa non pervenendo alla consumazione del delitto per la strenua resistenza opposta dalla persona offesa”. Tali condotte coprono un arco temporale che va dal dicembre 2014 al luglio 2019.

Corruzione il reato ipotizzato in concorso per Gianluca Callipo e l’imprenditore Vincenzo Renda. Quest’ultimo in qualità di legale rappresentante della ditta “Genco Carmela e figli srl”, titolare della struttura ricettiva “Galia Luxury Hotel” era accusato di aver “elargito plurime utilità a Gianluca Callipo, sindaco del Comune di Pizzo, pubblico ufficiale – sostiene l’accusa – corrotto”. Tali utilità – si legge nel capo di imputazione – sarebbero consistite in acquisto di merce per complessivi 618.677,91 euro presso la ditta Callipo srl della quale Gianluca Callipo è socio.  Nella struttura di Vincenzo Renda – ad avviso della Guardia di finanza – sarebbe poi stata assunta “Maria Teresa Colistra, cognata di Callipo”.   Quindi la promessa di assunzioni nelle strutture ricettive di Renda “di altri soggetti segnalati dal primo cittadino” di Pizzo che in cambio avrebbe compiuto “atti contrari ai propri doveri d’ufficio” impartendo anche direttive sulla politica di gestione del territorio condizionando l’operato dei dirigenti del Comune di Pizzo che sarebbero stati dallo stesso “istigati a porre in essere altre condotte”. Il tutto al fine di permettere al “corruttore Renda di godere, anche in mancanza di titoli abilitativi, di una porzione di arenile con annessa spiaggia sita a Pizzo quale unica area fronte mare rispetto alla struttura ricettiva Galia Luxury Hotel già oggetto di licenza demaniale rilasciata dal Comune nella quale Eugenio Russo era subentrato il 30 giugno 2010.  Tale contestazione copre un arco temporale che va dal febbraio 2019 al dicembre 2019. Il dibattimento non ha tuttavia fornito prova di accordi corruttivi e da qui l’assoluzione per tutti gli imputati.

Il reato di abuso d’ufficio veniva poi contestato ai dirigenti dell’Urbanistica del Comune di PizzoNicola Donato e Nicola Vasta poiché – secondo l’originaria accusa – su istigazione del sindaco Gianluca Callipo avrebbero “intenzionalmente omesso di evadere le istanze di sua competenza presentate da Eugenio Russo in relazione al godimento della concessione demaniale al solo fine di procrastinare l’esito e cagionare a Russo un danno ingiusto”. Tale contestazione copre un arco temporale ricompresa fra febbraio e luglio 2019. Infine, l’accusa di concorso in abuso d’ufficio per Gianluca Callipo e Nicola Vasta per aver procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale ad un architetto tedesco titolare di un hotel a Pizzo e di una nuova struttura ricettiva (sempre a Pizzo). Gianluca Callipo, unitamente al responsabile del servizio Urbanistica del Comune di Pizzo Nicola Vasta, è infatti finito sotto processo per concorso in abuso d’ufficio per aver procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale all’architetto tedesco Dora Jutta Maden (non indagato), amministratore unico del “Piccolo Grand Hotel srl” di Pizzo in via Chiaravalloti e della nuova struttura ricettiva “Beach Club”, sita sempre a Pizzo in via De Gasperi.
Callipo e Vasta avrebbero procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale consistente nel rilascio alla struttura “Beach Club” della concessione demaniale di una porzione di spiaggia. Più precisamente – ad avviso della Guardia di Finanza – la concessione veniva di fatto rilasciata in assenza di un provvedimento formale e senza ricorrere al modello tipizzato, attraverso un procedimento amministrativo “non conforme alle norme vigenti (limitandosi alla pubblicazione di un avviso di avvio di procedimento – concordando modalità utili ad ostacolare, per quanto possibile, la diffusione della comunicazione – non seguito formalmente da alcun atto), in totale spregio dei principi di pubblica evidenza, parità di trattamento e non discriminazione”. Tali contestazioni coprono un arco temporale compreso tra il 25 e il 28 giugno 2019. Gianluca Callipo è difeso dall’avvocato Enzo Trungadi, Vincenzo Renda dall’avvocato Diego Brancia, Nicola Vasta dall’avvocato Antonio Muscimarro, Nicola Donato dall’avvocato Nicola D’Agostino.

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