Maltrattamenti e lesioni alla moglie per 25 anni: assolto 58enne a Vibo
Non reggono le accuse nei confronti di un sorvegliato speciale che nel 2023 è rimasto anche vittima di un tentato omicidio da parte di un componente della famiglia Mancuso di Limbadi. Il pm aveva chiesto la condanna a 3 anni e 6 mesi
Due anni di processo, un anno di indagini, una richiesta di condanna da parte del pm a 3 anni e 6 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate, ma al termine del dibattimento e delle conclusioni delle parti il Tribunale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Alessio Maccarone, ha assolto perché il fatto non sussiste l’imputato Gregorio Simonetti, 58 anni, di San Gregorio d’Ippona, difeso dall’avvocato Giuseppe Orecchio. La storia portata a processo è di quelle (sulla carta, alla luce della sentenza) da “incubo”, con condotte che sarebbero andate avanti per ben 25 anni sin quando la moglie dell’imputato non si è presentata il 16 novembre del 2021 alla divisione anticrimine della Questura di Vibo per sporgere denuncia querela nei confronti del marito. È toccato quindi alla Procura di Vibo elevare i capi d’imputazione che parlavano di continue percosse, minacce, aggressioni e prevaricazioni nei confronti della moglie convivente la quale inizialmente non si recava presso una struttura medica per farsi refertare e non presentava denuncia. Le espressioni ingiuriose, stando alle accuse, sarebbero andate avanti per anni con continue minacce di morte nei confronti della donna anche tramite l’uso di messaggi via telefono.
La donna, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stata colpita «con violenti calci e pugni al volto e al corpo in numerosissime occasioni», costringendo la persona offesa a ricorrere alle cure mediche anche per gravi traumi o fratture (episodi di cui la persona offesa dichiarava, per paura di ingenerare reazioni violente del marito, ai medici del Pronto soccorso di essere stata vittima di incidenti domestici o comunque di altra natura). L’uomo avrebbe poi contattato con toni minacciosi alcuni conoscenti affinché non offrissero alla donna delle prestazioni lavorative, impedendo di fatto alla moglie di avere un lavoro o costringendola a lavorare in nero. Anche amici ed amiche della donna sarebbero stati contattati dal marito per ottenere informazioni sulla sua vita sentimentale nonché sui suoi spostamenti sul territorio nazionale (condotta tenuta dopo l’interruzione del rapporto coniugale dovuto alla fuga della donna in una città fuori dalla Calabria).
L’imputato era anche accusato di aver contattato ripetutamente la donna tramite falsi profili, creati sul social network Instagram, minacciandola di morte e insultandola con cadenza quotidiana. La donna sarebbe quindi stata costretta a rifugiarsi a casa della madre e, talvolta, presso amici e conoscenti nelle città di Napoli e Lecce. In un’occasione, l’imputato avrebbe bloccato l’auto condotta dalla moglie e, dopo averla fatta scendere dal veicolo, l’avrebbe colpita con un bastone strappandole i vestiti, scaraventandola per terra e causandole così lesioni personali.
Le lesioni e gli spostamenti
Secondo l’impalcatura accusatoria, l’imputato avrebbe poi seguito la persona offesa negli spostamenti quotidiani, minacciandola con espressioni del tipo: «Ti scassu a panza», posizionandosi di fronte al portone della sua abitazione per seguirne i movimenti e costringendola a chiedere l’aiuto della madre per evitare di uscire di casa da sola. La donna sarebbe stata così offesa nella propria dignità e posta in uno stato di sofferenza morale e psichica da renderne la vita impossibile. Il reato di lesioni personali aggravate faceva invece riferimento a delle ferite ai danni della donna giudicate guaribili in cinque giorni per via di un trauma contusivo alla spalla.
La difesa e l’assoluzione
È toccato all’avvocato Giuseppe Orecchio – dopo una richiesta di condanna nei confronti del proprio assistito – smontare dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia l’impalcatura accusatoria supportata anche da alcuni video. Il legale ha sostenuto che i litigi tra marito e moglie andavano sì avanti da anni, ma non sarebbero mai sfociati in violenze fisiche o in lesioni. Versione, quest’ultima, confermata anche dai figli della coppia che hanno deposto in aula. Al termine dell’articolata arringa difensiva dell’avvocato Orecchio, il Tribunale – ritiratosi in camera di consiglio – è quindi uscito con una sentenza assolutoria per l’imputato con formula ampia (il fatto non costituisce reato). Gregorio Simonetti è attualmente sottoposto per altre vicende alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel paese di Soriano Calabro. Il 10 febbraio 2023 è rimasto vittima di un tentato omicidio a San Gregorio d’Ippona quando al suo indirizzo sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco di cui è accusato Salvatore Mancuso, 30 anni, figlio del boss di Limbadi Giuseppe Mancuso (cl ’49), detto ‘Mbroghja. Alla base del fatto di sangue un credito che Mancuso vanterebbe nei confronti Simonetti. Quest’ultimo si ritrova per tale vicenda indagato per il reato di favoreggiamento aggravato nei confronti di Salvatore Mancuso in quanto successivamente al tentato omicidio ai propri danni e il danneggiamento seguito da incendio delle vetture a lui in uso, avrebbe reso ai carabinieri dichiarazioni dai contenuti omissivi e mendaci.
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