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Prenotazione “rubata”, il commissario dell’Asp di Vibo Piscitelli: «Nessun furto, colpa di un bug». E oggi il paziente farà l’esame medico

Intervista all’ex prefetto che guida l’Azienda sanitaria provinciale dopo il caso denunciato da Il Vibonese: «Ente lasciato in una condizione di grande caos. Deficit a quota 33,5 milioni di euro. Il nostro compito difficile e impegnativo ma non sappiamo comunicare quello che facciamo»

Prenotazione “rubata”, il commissario dell’Asp di Vibo Piscitelli: «Nessun furto, colpa di un bug». E oggi il paziente farà l’esame medico
Foto di repertorio. Nel riquadro, Vittorio Piscitelli

Rettifico: non è vero che il commissario dell’Asp di Vibo non vede, non sente e non parla. Ha solo bisogno di un po’ di incoraggiamento per farlo. E, a quanto pare, il nostro sprone è stato efficace. «Noi non siamo comunicatori – spiega -, noi parliamo attraverso gli atti, attraverso il lavoro quotidiano che stiamo portando avanti in condizioni difficilissime, perché abbiamo trovato mille cose da mettere a posto». Tra queste anche un buco da «33,5 milioni di euro» (ci torneremo più giù).

Ma è un altro il motivo per il quale ieri eravamo nella sede dell’Asp per incontrare l’ex prefetto Vittorio Piscitelli: chiedere conto della prenotazione per un esame diagnostico che un paziente oncologico di Soriano afferma essergli stata “rubata”. Una gastroscopia attesa per un anno e mezzo. Poi, quando 10 giorni fa è finalmente arrivato il suo turno, in ospedale gli è stato detto che la prestazione medica era stata già erogata. Alla richiesta di spiegazioni, l’operatore del Cup ha risposto laconico: «Capita, l’avranno data a qualche amico degli amici». La storia è stata raccontata da Il Vibonese, che ha raccolto la denuncia della moglie del paziente. Abbiamo cercato invano di metterci in contatto con gli uffici dell’Asp per un’intera giornata, quella di martedì. Ieri, dopo l’inevitabile battage mediatico e la pioggia di reazioni indignate sui social, l’Azienda sanitaria provinciale ci ha contattati e ci siamo presentati all’appuntamento. Ad attenderci, insieme a Piscitelli c’era anche Gianluca Orlando, che con Gandolfo Miserendino completa la triade che si è insediata il 9 ottobre scorso, dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’Azienda, il 27 settembre.  

Prefetto, come è possibile rubare una prenotazione e impedire al legittimo assegnatario di usufruire della prestazione medica dopo un’attesa di un anno e mezzo?
«Non c’è stato alcun furto. Non ho ancora una risposta definitiva, ma di certo non è stato rubato alcunché. Abbiamo avviato un’indagine amministrativa che non è ancora conclusa, ma dalle prime risultanze emerge che si è trattato di un disguido informatico, come si dice, un bug. A quanto mi hanno riferito, per ora solo verbalmente, qualcun’altro aveva prenotato attraverso una farmacia e questa richiesta ha preso stranamente il posto della prima prenotazione, quindi risultava come se quella prestazione fosse stata già erogata. Neanche io ho ben capito come sia potuto accadere e aspetto di leggere il risultato di quest’indagine interna che abbiamo avviato da subito e che sarà pronta non prima di domani (oggi, ndr)».

Questo significa che il paziente suo malgrado beffato potrà contare sulla prestazione che aveva prenotato o dovrà attendere ancora?
«Di certo se il paziente aveva fatto una prenotazione, questa va sicuramente onorata, anche in considerazione della grave patologia da cui è affetto».

Nel corso dell’intervista, comunque, arriva la buona notizia, una comunicazione ufficiale fresca di stampa, che l’altro commissario straordinario ci mostra: il paziente di Soriano sarà in ospedale oggi, giovedì 21 novembre, per la gastroscopia attesa da un anno e mezzo. Chiuso questo capitolo, quello che nell’immediatezza ci interessava di più, c’è tempo per le altre domande.

Prefetto Piscitelli, c’è una diffusa preoccupazione su un presunto rallentamento delle attività dell’Asp dopo lo scioglimento. In particolare, alcune associazioni impegnate in questo settore temono che importanti progetti possano subire uno stop. È così?
«Non credo che si possa parlare di rallentamento, diciamo che c’è una nuova gestione che però non può prescindere da tutte le problematiche che abbiamo trovato. Basti pensare a quanto successo negli ultimi giorni con la scadenza dei contratti (72, ndr) di infermieri e operatori sanitari considerati in esubero dalla Regione, mentre i sindacati affermano che c’è una grave carenza d’organico. Un’incongruenza causata dal fatto che i numeri delle prestazioni erogate dall’ospedale e trasmessi alla Regione probabilmente non coincidono con quelli effettivi. In altre parole, a ogni tot di prestazioni erogate corrisponde un certo fabbisogno di personale. Se i numeri non sono aggiornati scattano gli esuberi, perché il personale in servizio viene considerato in eccesso rispetto alle esigenze del nosocomio. La nostra “produzione”, insomma, non era correttamente rappresentata, spero non per negligenza ma per disfunzioni interne. Anche in questo caso abbiamo avviato una puntuale verifica e a giorni dovremmo sapere con certezza come stanno le cose».

Insomma, avete trovato una situazione di caos?
«Oggi ci muoviamo in un contesto molto disorganizzato, molto confusionario. Quello che abbiamo trovato, e che man a mano scopriamo, non ci consente di essere immediati. Cercheremo di portare avanti tutti i progetti ma dobbiamo trovare le soluzioni adeguate senza creare danni né all’azienda né a noi stessi, perché di queste cose potremmo essere chiamati a rispondere dalla Corte dei conti».

Ecco, parliamo di conti. Come sono messi quelli dell’Asp?
«Anche qui le criticità non mancano. Abbiamo chiuso il bilancio con 33 milioni e mezzo di euro di deficit. È principalmente un deficit indotto, nel senso che deriva dalla riduzione dei finanziamenti regionali. Ma credo che anche i tagli fossero giustificati da manchevolezze dell’Asp. È una cosa sulla quale si sta lavorando, c’è un tavolo aperto con la Regione che ci sta dando una mano a trovare una soluzione anche su questo. Sicuramente noi siamo chiamati a una gestione molto più equilibrata, molto più oculata, oserei dire. Stiamo eliminando tanti sprechi, stiamo cercando di avere riduzioni sui contratti, sugli appalti, sui servizi. In altre parole, stiamo eliminando quella “mala gestio” certificata anche dalla Commissione d’accesso».

Un’ultima cosa. Lei è un dirigente pubblico di alto livello, è stato prefetto, ha svolto funzioni di commissario in altri enti sciolti per mafia. Ma spesso la gente vi percepisce distanti…
«Questa purtroppo è una costante. Noi non siamo dei comunicatori, non è il nostro mestiere, quindi su questo siamo carenti, lo ammetto. E comunque abbiamo pure poco tempo per comunicare, perché quando si entra in un ente sciolto per mafia la prima cosa con cui ci si scontra è il disordine amministrativo, perché gli uffici dove si è infiltrata la criminalità organizzata sono disossati, le risorse sono poche e il personale che c’è spesso è scadente o demotivato perché magari è chiamato a fare più lavoro di quello che gli toccherebbe fare in un contesto normale. Ma alla gente tutto questo non lo si può raccontare. L’unica cosa che possiamo dire è che tutto quello che facciamo lo facciamo proprio per loro. Mettere un’azienda sulla via della legalità, rimetterla in sesto, richiede un impegno costante, continuo. In ogni caso siamo disponibili anche a incontri periodici con cittadini e associazioni, ma che ci diano l’opportunità di poter offrire fatti concreti, piuttosto che delle semplici promesse».

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