I condizionamenti mafiosi nell’Asp di Vibo e nei Comuni di Stefanaconi e Tropea nella relazione della Dia
La Direzione Investigativa antimafia punta l’indice sulla gestione della sanità e le ingerenze dei clan negli appalti e nella fornitura di beni e servizi, mentre per i due Municipi commissariati vengono rimarcati il sostegno elettorale dei clan e i rapporti compromettenti degli amministratori


Dedica un apposito capitolo anche a due Comuni del Vibonese (oltre che all’Asp) i cui organi elettivi sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose, l’ultima relazione della Dia, la Direzione Investigativa antimafia. Gli enti locali commissariati per ingerenze della criminalità organizzata sono quelli di Stefanaconi – con gli organi elettivi, guidati dal sindaco Salvatore Solano, sciolti il 29 luglio dello scorso anno – e Tropea la cui amministrazione comunale sino al 23 aprile 2024 era guidata dal sindaco Giovanni Macrì. Per quanto riguarda Stefanaconi, la relazione della Dia ricorda che il Consiglio comunale del paese confinante con Vibo Valentia è stato sciolto per infiltrazioni mafiose “anche a seguito degli elementi emersi dall’operazione antimafia Petrolmafie-Dedalo, e per la significativa ingerenza da parte della criminalità organizzata locale. Nello specifico – sottolinea la relazione della Direzione Investigativa antimafia – è emerso il sostegno fornito da alcuni indagati a soggetti riconducibili alla predetta amministrazione comunale, con conseguente grave compromissione dell’azione amministrativa indubbiamente condizionata dalla vis intimidatrice della criminalità organizzata, conseguente anche a condotte concernenti reati di scambio elettorale politico mafioso e di concorso in turbativa d’asta. Sono stati evidenziati legami familiari o rapporti di vicinanza con membri della locale criminalità organizzata anche da parte di altri esponenti della compagine politica che avrebbero consentito alle cosche di infiltrarsi nella gestione della cosa pubblica, con particolare riferimento all’affidamento diretto di lavori, servizi e forniture pubbliche quali quello per il ripristino di condotte fognarie, per il servizio di smaltimento dei rifiuti ingombranti, per la fornitura di infissi in un istituto scolastico, per il ripristino di un manto stradale ed altro”.
Tropea e il sostegno dei clan
Per quanto riguarda invece il Comune di Tropea, la relazione della Dia rimarca che si è arrivati al commissariamento anche sulla scorta delle risultanze investigative dell’operazione antimafia denominata Olimpo, tanto che “il 24 aprile 2024 il Presidente della Repubblica ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Tropea”. In tale ente locale, la relazione della Direzione Investigativa antimafia sottolinea che sono state riscontrate “forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata e, nello specifico, sarebbe emerso il sostegno prestato dalle consorterie egemoni sul territorio di Tropea al sindaco pro tempore ed alla sua lista in occasione del turno elettorale straordinario del 21 ottobre 2018”. Allo stesso modo, la relazione della Dia rimarca la presenza a Tropea di “un’intricata rete di rapporti parentali e di assidue frequentazioni tra singoli amministratori, componenti dell’apparato burocratico ed esponenti delle locali consorterie” e tale stato di cose ha “condizionato l’attività amministrativa in favore di ambienti contro-indicati”. È inoltre emerso come “a partire dal 2019 buona parte degli affidamenti di lavori o servizi siano stati appannaggio di imprese riconducibili alle cosche”. I sodalizi ‘ndranghetisti, infatti, avrebbero “invaso” il settore degli “appalti ospedalieri, scolastico, di accoglimento migranti, il settore edilizio, il settore della manutenzione idrica ed elettrica negli enti comunali nonché il settore della gestione dei rifiuti urbani”. Emerge quindi nel Vibonese un “capillare controllo e potere sul territorio” da parte dei clan (a Tropea il clan La Rosa, a Stefanaconi il clan Patania e la consorteria dei Bartolotta-Lopreiato), con “il terrore e l’omertà tra la gente, l’attuazione di ingiusti profitti attraverso le estorsioni e i tentacoli sugli appalti e su qualsiasi fonte di ricchezza”. Per quanto riguarda Stefanaconi, il sindaco Salvatore Solano ha impugnato il decreto di scioglimento dinanzi al Tar, mentre per quanto attiene a Tropea, il Tribunale amministrativo del Lazio ha già respinto il ricorso del sindaco Giovanni Macrì e di altri ex amministratori confermando lo scioglimento. Pende tuttavia un ricorso degli ex amministratori al Consiglio di Stato.
L’Asp di Vibo
Già commissariata per infiltrazioni mafiose nel 2010, l’Asp di Vibo Valentia dal settembre dello scorso anno è di nuovo finita sotto la gestione commissariale per accertati “fenomeni di condizionamento degli organi gestionali e direttivi” nonché per la presenza di “concreti, univoci e rilevanti elementi su forme di condizionamento ed ingerenza della criminalità organizzata di tipo mafioso nei confronti dei vertici dell’Azienda sanitaria”. La relazione della Dia pone l’attenzione sulla presenza di locali consorterie criminali “tese a condizionare il personale amministrativo e medico dell’Azienda sanitaria provinciale, una parte del quale risulta avere legami diretti o indiretti con i diversi clan ‘ndranghetisti del territorio, oltre ad essere coinvolto in procedimenti giudiziari”. Tale condizionamento – ricorda la Dia – ha determinato diverse criticità “in tutte le articolazioni dell’Azienda sanitaria, con particolare riferimento alla gestione del personale, agli incarichi professionali, alla gestione del patrimonio immobiliare, ai lavori pubblici, alle forniture di beni e servizi, alle prestazioni sanitarie convenzionate”. È emerso in particolare come le procedure seguite per gli affidamenti di commesse pubbliche si siano concretizzate “nel favorire società e professionisti di fatto contigui alle locali cosche di ‘ndrangheta”, con la “perdurante inapplicabilità della regola dell’evidenza pubblica nell’attività contrattuale da parte della struttura dirigenziale, facendo riferimento ad acquisti e forniture di beni e servizi posti in essere a mezzo di reiterate ed irrituali proroghe tecniche e rinnovi contrattuali a favore di soggetti economici per i quali sono emersi significativi e specifici pregiudizi penali, nonché evidenti elementi di contiguità con esponenti della criminalità organizzata”. Da ultimo, nell’ambito della gestione degli immobili di proprietà o di gestione dell’Asp di Vibo Valentia e dei relativi contratti di locazione – la relazione della Dia sottolinea che le verifiche hanno portato alla luce dei “mancati introiti e consistenti liquidazioni di fondi pubblici, in entrambi i casi in favore di soggetti notoriamente vicini al contesto criminale della provincia di Vibo Valentia con un danno erariale per oltre 545.000 euro, derivante dal mancato introito di somme di denaro per l’ente, essendo stato riscontrato il versamento di canoni di locazione sotto la soglia minima determinata dall’Agenzia delle Entrate o, addirittura, la mancata dazione dei canoni stessi”.
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