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Spopolamento, nel Vibonese è Dinami a guidare la classifica con -30% di residenti in 12 anni: cause e dinamiche di un fenomeno inarrestabile

Con questo ritmo nei prossimi 25 anni in tutta la Calabria si perderanno altri 300mila abitanti. Nella provincia di Vibo sono i comuni interni quelli più a rischio, ecco quali

Spopolamento, nel Vibonese è Dinami a guidare la classifica con -30% di residenti in 12 anni: cause e dinamiche di un fenomeno inarrestabile
Foto di repertorio

La fuga dei calabresi dalla propria terra continua e pare non volersi arrestare. Il fenomeno non riguarda solo i neolaureati, il cui curriculum di studi può avere molte difficoltà di aderenza con il contesto economico locale, avido di occasioni e di soddisfazioni professionali, ma tocca sempre più spesso uomini e donne di ogni età ed interi nuclei familiari disposti a cercare altrove fortuna e nuove opportunità. I comuni della nostra regione continuano a spopolarsi ad un ritmo vertiginoso.

Secondo l’Istat il fenomeno riguarda il 5,5% della popolazione residente, più del doppio della media nazionale che si attesta al 2,3%. Nel 2024 la sola provincia di Crotone ha toccato quota -10,4%, il risultato peggiore nel panorama regionale, che la proietta nella top ten delle province italiane più colpite dal calo demografico. Ci si sposta dai comuni d’origine verso centri più popolosi della stesa regione, che offrono servizi e strutture socio assistenziali adeguate. Ci si sposta verso le grandi città del Centro e del Nord Italia, si emigra con destinazione estero. Dal 2011 ad oggi, secondo il Consiglio nazionale per l’economia ed il lavoro, 550mila giovani hanno scelto di andare all’estero, la Calabria ne perde circa 6mila ogni anno.

Nel Vibonese è Dinami a guidare la classifica dello spopolamento, con un -30,1% della popolazione residente nel 2024. Poi seguono Acquaro -29,9%, Monterosso Calabro -21,03%, Nardodipace -20,4%, Pizzoni -19,1%, Arena -18,7%, Polia 18,5%, Cessaniti -18,1%, Filadelfia -17,79%, Mongiana -16,5% e Fabrizia -16,5%.
(Elaborazione su dati Istat 2011-2023 – andamento demografico della popolazione residente – fonte: Tuttitalia. it)

Le ragioni del calo demografico

Si fugge per mancanza di lavoro, si fugge perché non ci sono servizi essenziali, si fugge perché salute ed istruzione sono ancora diritti da conquistare. Si fugge perché la mobilità interna è una scommessa quotidiana e perché molte comunità locali soffrono per distanze difficili da colmare, con i principali poli cittadini di attrazione, specie in alcuni periodi dell’anno.

In Italia i comuni a rischio spopolamento sono 3.987, il 48,5% del totale (7.896). I comuni calabresi con numeri in rosso ormai consolidati da tempo sono 306, il 75,7% del totale (404) e sono tutti al di sotto dei 5.000 abitanti. Nel 2024 il saldo migratorio – cioè la differenza tra il numero di persone che hanno lasciato la Calabria e quello delle persone che vi si sono trasferite – è stato negativo. Ha toccato quota -2,6% contro il +4,3% della media delle regioni del Centro-Nord.

In molti comuni calabresi l’emorragia di popolazione va avanti ininterrottamente dagli anni Ottanta con conseguenze significative sull’economia (difficoltà per le attività commerciali e per le imprese) e sul degrado del territorio (abbandono di terreni ed immobili). I più colpiti dalla fuga di abitanti sono i comuni dell’interno (196) e i comuni periferici (97) ed ultra periferici (13).

La montagna è il vero punto dolente della crisi demografica calabrese. Povera ed abbandonata a sé stessa, è vittima di un mix di concause che ne stanno determinando la fine. Fuggire, spesso non è una scelta, ma una necessità di vita.
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