domenica,Luglio 27 2025

Tentata estorsione, la Cassazione conferma l’assoluzione di Emanuele Mancuso

Nessun concorso nell’attentato dinamitardo, voluto da Leone Soriano, ai danni del titolare di un distributore di benzina

Tentata estorsione, la Cassazione conferma l’assoluzione di Emanuele Mancuso
La Corte di Cassazione e d Emanuele Mancuso

Confermata dalla seconda sezione penale della Cassazione la sentenza di assoluzione nei confronti di Emanuele Mancuso, 37 anni, di Nicotera, attuale collaboratore di giustizia. In primo grado, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, si era registrata il 12 luglio 2019 la condanna. In appello a Catanzaro, invece, la Corte aveva assolto per non aver commesso il fatto Emanuele Mancuso dal reato di concorso in tentata estorsione aggravata. La Procura generale di Catanzaro ha quindi fatto appello in Cassazione deducendo violazione di legge e vizio di motivazione in ordine alle ragioni dell’assoluzione. In particolare, la pubblica accusa sosteneva che la sentenza avrebbe erroneamente ritenuto che l’imputato, collaboratore di giustizia, non aveva offerto il proprio contributo ad una richiesta estorsiva di stampo mafioso indirizzata verso la vittima e volta d ottenere una somma di danaro per la sua attività economica connessa all’esercizio di un distributore di carburante. In realtà, Emanuele Mancuso – ad avviso della Procura – era stato incaricato dall’associazione mafiosa capeggiata dal boss di Filandari, Leone Soriano, di formulare la richiesta estorsiva e la vittima era stata contattata dallo zio dell’imputato, Luigi Mancuso, avvisato dal nipote. Ciò, ad avviso del ricorrente, non escluderebbe la partecipazione al reato da parte di quest’ultimo e la direzione dell’azione verso il compimento dell’estorsione, “indipendentemente dalla partecipazione dell’imputato ad atti intimidatori perpetrati dai complici e dalla circostanza che Luigi Mancuso aveva riferito al nipote di dire a Leone Soriano che la vittima non andava toccata”. Per la Cassazione, tuttavia, il ricorso della Procura generale di Catanzaro è inammissibile perché proposto per un motivo “manifestamente infondato”.

Leone Soriano

Dalla lettura dell’interrogatorio reso dall’imputato, Emanuele Mancuso, in data 27 giugno 2018, unitamente alle sue dichiarazioni spontanee rese all’udienza del 6 marzo 2024, la Suprema Corte non evidenzia “alcun travisamento della prova da parte della Corte d’Appello di Catanzaro”. Risulta, infatti, che Emanuele Mancuso, consapevole che la “vittima dell’estorsione era “controllata” dal di lui zio e capomafia Luigi Mancuso, aveva informato quest’ultimo dell’intenzione di Leone Soriano di commettere un’estorsione in danno della persona offesa, provvedendo successivamente a riferire alo stesso Leone Soriano che, per volere dello zio, tale estorsione non andava compiuta”. Tale circostanza non aveva dissuaso Leone Soriano, il quale, senza incaricare Emanuele Mancuso (anzi escludendolo), aveva commesso un atto intimidatorio in danno della vittima. Per la Cassazione ne consegue che Emanuele Mancuso (difeso dall’avvocato Antonia Nicolini)non aveva contribuito moralmente al compimento dell’estorsione in quanto si era limitato ad informare lo zio Luigi Mancuso di un proposito estorsivo altrui (ben sapendo che la vittima era sotto il controllo dello zio e per evitare faide interne tra le fazioni criminali) e riferendo agli autori del successivo attentato che l’estorsione non andava fatta, circostanza che aveva giustificato la sua esclusione dall’attentato dinamitardo contro la vittima effettuato dagli estorsori (Soriano e consorti), a conferma che costoro sapevano che Luigi Mancuso era contrario all’estorsione”. Da qui l’assoluzione di Emanuele Mancuso confermata dalla Cassazione.

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