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“Rinascita-Scott”: il consigliere di Vibo Lo Bianco resta ai domiciliari

Il Riesame conferma l’ordinanza di custodia cautelare che lo vede indagato insieme all’ex assessore De Filippis ed al fratello Orazio per scambio elettorale politico-mafioso

“Rinascita-Scott”: il consigliere di Vibo Lo Bianco resta ai domiciliari
Alfredo Lo Bianco (Pd)

Ordinanza di custodia cautelare confermata per Alfredo Lo Bianco, 61 anni, di Vibo Valentia, coinvolto nell’inchiesta “Rinascita-Scott”. Resta dunque agli arresti domiciliari il consigliere comunale di Vibo del Pd (sospeso dal partito dopo l’arresto), eletto per la prima volta in Consiglio nel 2015 in una lista a sostegno del candidato a sindaco Elio Costa, e quindi rieletto nel maggio scorso sostenendo a primo cittadino Stefano Luciano, al quale risulta politicamente vicino tanto da transitare anche lui nei mesi scorsi nel Partito democratico unitamente a Luciano. Già vicepresidente della Provincia di Vibo Valentia e poi anche presidente nel periodo di reggenza dell’ente fra la caduta di Andrea Niglia e la nuova elezione di Salvatore Solano, Alfredo Lo Bianco è indagato – nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro e dei carabinieri – per il reato di scambio elettorale politico-mafioso. Alfredo Lo Bianco ed il fratello Orazio sono indagati poiché in occasione delle consultazioni elettorali per l’elezione dell’amministrazione comunale di Vibo Valentia, tenutesi il 31 maggio 2015 ed alle quali il medesimo era candidato alla carica di consigliere comunale, avrebbe stretto un accordo con il fratello Orazio Lo Bianco che prevedeva da una parte l’impegno di quest’ultimo al procacciamento di voti in favore del fratello candidato e d’altro lato la promessa da parte di Alfredo Lo Bianco di impegnarsi per procurare un impiego lavorativo in favore di Michele Lo Bianco, figlio di Orazio Lo Bianco, nonché nel mantenersi a disposizione per le questioni di competenza dell’amministrazione comunale di interesse di quest’ultimo e di terzi che ne facevano richiesta. Per tale capo di imputazione già il gip aveva escluso le esigenze cautelari. [Continua dopo la pubblicità]

Orazio Lo Bianco

Diverso invece il discorso per altra contestazione sempre relativa al reato di scambio elettorale politico-mafioso. In questo caso, l’accusa viene mossa ad Alfredo Lo Bianco, suo fratello Orazio Lo Bianco, 46 anni, di Vibo Valentia, e Vincenzo De Filippis, 49 anni, di Vibo Valentia, già consigliere comunale a Vibo Valentia dal 2010 al 2015 con il Pdl, già assessore comunale all’Ambiente nella giunta guidata dal sindaco Elio Costa e candidato alle Politiche del 4 marzo 2018 con la lista “Civica popolare” di Beatrice Lorenzin, alleata del Partito democratico. Secondo l’accusa, Vincenzo De Filippis – quale candidato alla Camera dei Deputati in occasione delle consultazioni elettorali tenutesi in data 4 marzo 2018 ed allo stesso tempo insegnante all’Istituto Superiore Professionale “De Filippis – Prestia” di Vibo – unitamente ad Orazio Lo Bianco quale esponente del locale di ‘ndrangheta di Vibo ed in particolare della ‘ndrina detta dei “Cassarola” – per il tramite di Alfredo Lo Bianco – all’epoca consigliere comunale – avrebbero stretto un patto che prevedeva la promessa da parte di Orazio Lo Bianco di procurare voti per conto del candidato De Filippis. Quest’ultimo avrebbe promesso di prodigarsi affinché Luigi Lo Bianco, figlio di Orazio Lo Bianco (fratello di Alfredo), venisse iscritto nella classe in cui insegnava De Filippis quale docente e, quindi, promosso al termine dell’anno scolastico. Le contestazioni sono aggravata dalle finalità mafiose, cioè dal voler favorire il clan Lo Bianco. Alfredo Lo Bianco ed Orazio Lo Bianco sono i nipoti del defunto Francesco Fortuna, alias “Ciccio Pomodoro”, ritenuto alla guida del clan Lo Bianco ed ucciso a Pizzo nel 1988. Anche per Vincenzo De Filippis nei giorni scorsi il Riesame ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari.

La Prefettura di Vibo

La conferma dell’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari da parte del Tribunale del Riesame in tale caso mette un ulteriore punto fermo su quanto dalla Dda di Catanzaro e dai carabinieri definito nell’inchiesta come “infiltrazione del clan Lo Bianco” nella vita politico-amministrativa del Comune di Vibo. Alta resta, quindi, l’attenzione della Prefettura che sta valutando l’invio di una commissione di accesso agli atti anche alla luce dell’inchiesta avviata sul Comune dalla Guardia di finanza che nell’ottobre scorso – su delega del pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo – ha portato al sequestro di cospicua documentazione in diversi uffici del Municipio.

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