mercoledì,Maggio 8 2024

Omicidio della fidanzata a Messina, entrano in azione i carabinieri del Ris

La Procura dispone accertamenti tecnici non ripetibili nell’inchiesta che ha portato in carcere il 28enne di Dasà Antonio De Pace

Omicidio della fidanzata a Messina, entrano in azione i carabinieri del Ris

Al via nel laboratorio del reparto scientifico dell’Arma, gli “accertamenti tecnici non ripetibili” disposti dal pubblico ministero della Procura di Messina, Roberto Conte, nell’ambito dell’inchiesta a carico di Antonio De Pace, il ventottenne di Dasà arrestato dopo aver confessato di aver ucciso la sua fidanzata, Lorena Quaranta, nella notte fra il 30 e il 31 marzo a Furci Siculo, nel Messinese. Fra gli oggetti che saranno analizzati dai carabinieri del Ris di Messina ci sono un coltello con un manico di plastica, un phone per i capelli sporco di sangue e una lampada di porcellana. Verranno analizzati anche i tamponi usati nella casa dove si è consumato il delitto per cercare impronte e materiale biologico. [Continua dopo la pubblicità]

Si punta, dunque, a chiarire la dinamica del fatto di sangue atteso che la confessione di De Pace lascia molti punti oscuri in ordine all’azione di morte. Il ventottenne di Dasà ha infatti affermato di aver ucciso la fidanzata con una coltellata allo stomaco ma gli accertamenti medico legali hanno sinora confermato solo uno strangolamento, dei traumi da corpo contundente e poi calci e pugni. Al termine degli esami, i carabinieri consegneranno una relazione al pm con gli esiti della propria attività. Seguiranno poi probabilmente le analisi degli smartphone e dei pc di Lorena e del fidanzato sequestrati dall’abitazione della vittima. Il reato contestato ad Antonio De Pace è quello di omicidio volontario pluriaggravato dai motivi abietti o futili e perché il fatto è stato commesso su una convivente stabile o da soggetto legato da una relazione sentimentale. Da ricordare che nel corso dell’ultimo interrogatorio richiesto da De Pace e che si è svolto i primi giorni del mese, il ventottenne di Dasà aveva di nuovo parlato al pm di uno stato di ansia legato alla situazione generale generata dal coronavirus quale causa scatenante l’omicidio. 

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