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Inchiesta Rinascita-Scott: il centro per migranti di Joppolo e le ingerenze dei clan

Il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso si è soffermato con gli inquirenti sulla struttura Summer Time ed i rapporti fra gli Spasari e la sua famiglia

Inchiesta Rinascita-Scott: il centro per migranti di Joppolo e le ingerenze dei clan
Nel riquadro Emanuele Mancuso
Torre Parnaso e, sullo sfondo, Joppolo

E’ dedicato alla struttura ricettiva “Summer time” di Joppolo, per la gestione dei migranti, un intero capitolo dell’inchiesta Rinascita-Scott della Dda di Catanzaro. Un filone di inchiesta aperto grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Emanuele Mancuso, il quale nel corso di due interrogatori si è lungamente soffermato sulla struttura. “Sia Saverio Spasari che il padre Vincenzo sono a completa disposizione della cosca. Loro, inoltre, su incarico di Luigi Mancuso – ha dichiarato Emanuele Mancuso – gestiscono la cooperativa di extracomunitari a Joppolo, dove lavoravano tanti parentidi soggetti che fanno parte della cosca.

La struttura ha sede nella stessa via attraverso la quale si accede alla casa di Burzì. Per essere precisi aggiungo la struttura ha sede nella stessa via attraverso la quale si accede alla strada che porta alla casa dove io vivevo in affitto, sebbene senza contratto, dopo aver litigato con mia madre, di fronte a quella di Burzì. Per questo conosco questa struttura. Aggiungo che in realtà conoscevo questa struttura molto prima di andare a vivere lì ed prescindere dal mio trasferimento. [Continua dopo la pubblicità]

In un certo momento storico – che io colloco nel periodo in cui Anna Vardè dopo poco si lasciò con mio fratello Mancuso Giuseppe – in questa struttura sono arrivati circa 100/150 cittadini extracomunitari, in gran parte minorenni. Preciso che Anna Vardè si lasciò poco dopo l’arrivo dei migranti.

Vincenzo Spasari

In quel momento – ricorda Emanuele Mancuso – formalmente la struttura ricettiva faceva capo ad una donna, ma la gestiva il padre di Saverio Spasari, di nome Vincenzo, insieme ad un certo Bruno che credo sia il cugino o il nipote di Vincenzo Spasari che ha una yogourteria a Vibo Valentia. Aggiungo che il Bruno di cui sto parlando è anche cugino di Bruno Russo e insieme spacciano stupefacente del tipo marijuana”.

Il legame fra Spasari e i Mancuso secondo il collaboratore. Emanuele Mancuso spiega quindi che “Vincenzo Spasari è stato coinvolto nell’operazione Robin Hood ed è legato a Luigi Mancuso, nonché in passato a Cosmo Mancuso in quanto la figlia, oggi sposata con Nino Gallone è stata fidanzata ufficialmente con Michele Mancuso, figlio di Cosmo Mancuso, per più di 5/6 anni, quando Luigi Mancuso era detenuto”. La figlia di Vincenzo Spasari è stata protagonista con Antonio Gallone del famoso matrimonio con atterraggio in elicottero a Nicotera.

Cosmo Michele Mancuso

I rapporti familiari tra gli Spasari e la famiglia Mancuso erano ottimi con riferimento al ceppo degli 11: questi rapporti sono proseguiti con la stessa vicinanza anche dopo la fine del fidanzamento, solo che però dopo l’arresto di Cosmo Mancuso, coinvolto in Costa Pulita, la palla passò a Luigi Mancuso che divenne il referente di Spasari alposto di Cosmo. Aggiungo che sono a conoscenza di questo passaggio perché vedevo sempre insieme Spasari e Luigi Mancuso. Non ero il solo che li vedeva sempre insieme.

La famiglia Di Giacco di Badia di Limbadi, in particolare gli zii dei Di Giacco – sottolinea poi Emanuele Mancuso – oltre ad essere imparentati con gli Spasari sono intimi, e sottolineo intimi, di Luigi Mancuso. Uno dei fratelli Di Giacco è imprenditore a Milano, l’altro è medico”.

La struttura per migranti a Joppolo. “Tornando alla struttura ricettiva Summer Time, posso riferire – ricorda il collaboratore – che al suo interno vi lavoravano solo persone appartenenti o vicine alle famiglie Spasari, Di Giacco e Mancuso. Ad esempio sono stati assunti i seguenti dipendenti: Anna Vardè, ex fidanzata di mio fratello Giuseppe; la signorina di Di Giacco, sorella di Edo e Giuseppe; Caterina, legata a Pino Gallone, madre di Bruno Russo; Burzì Francesca e la madre Ninetta, ossia la moglie di Totò Burzì che fu arrestato insieme al figlio Giovanni Burzì, entrambi coinvolti in una operazione relativa ad una maxi piantagione a Roma, nonché – per quanto riguarda il solo Giovanni – nell’operazione “Mediterraneo” della Dda di Reggio Calabria insieme a mio fratello Giuseppe; Francesca Lombardo, amica di mia sorella Desiree; i cugini ed i nipoti di Spasari da Vibo Valentia, che scendevano da Vibo per un volontariato retribuito appena con 400 euro mensili, che non bastavano nemmeno per coprire i costi della benzina per il viaggio”.

Luigi Mancuso

Il funzionamento della struttura secondo Mancuso. Sempre Emanuele Mancuso aggiunge poi altri particolari sulla gestione di tale centro per migranti. Posso riferire che gli Spasari giravano i soldi come volevano: a tanti dipendenti giravano 300 euro, ad altri giravano 600 euro. So ci fu una sorta di bancarotta con la donna che formalmente si occupava della gestione della struttura,che se ne andò senza pagare i dipendenti. Per quanto riguardai soldi della struttura ricettiva posso soltanto riferire che i dipendenti non vennero pagati e che Anna Vardè, Caterina la moglie di Pizzichiju e Teresa Di Giacco, tramite il nipote o cugino di Spasari,  riuscirono a rintracciare la donna che formalmente aveva in gestione la struttura e ad ottenere il pagamento dei soldi che avanzavano.

Gli altri dipendenti, per quanto ne so, rimasero con delle mensilità mai pagate. Solo per via dei contatti con Spasari, i soggetti a lui vicini ottennero il pagamento: diversamente Spasari avrebbe dovuto pagare di tasca sua, anche perché non poteva fare brutta figura con le persone legate alla mia famiglia.

Insomma – precisa Emanuele Mancuso – furono pagati solo coloro che “dovevano” essere pagati. I soldi della struttura ricettiva venivano gestiti da Spasari, così come le decisioni e le assunzioni che avvenivano nella struttura erano riferibili a Spasari ed al nipote o cugino, che lavorava alla yogourteria di Vibo Valentia. Spasari per ogni cosa era alle dipendenze e comunque a disposizione di mio zio Luigi Mancuso e ritengo che – conclude Emanuele Mancuso – anche in relazione a questa struttura Spasari non potesse agire autonomamente”.

Vincenzo Spasari, 59 anni, di Nicotera, ufficiale di riscossione dell’Etr, oltre ad essere coinvolto nell’operazione “Robin Hood”, è stato arrestato il 19 dicembre nell’operazione “Rinascita-Scott” con l’accusa di associazione mafiosa, ma il Tribunale del Riesame nel gennaio scorso ha annullato la misura.

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