venerdì,Aprile 26 2024

Il nuovo ospedale di Vibo fra ritardi, sequestri e indagati

Cronistoria di un’opera la cui posa della prima pietra risale al 2004 sino all’inchiesta odierna ed all’indagine della Guardia di finanza coordinata dalla Procura

Il nuovo ospedale di Vibo fra ritardi, sequestri e indagati

Riaccende i riflettori sull’opera pubblica più importante del Vibonese, il blitz della Guardia di finanza che ha portato oggi al sequestro dei lavori di sistemazione idrogeologica del fosso Calzone e della raccolta delle acque bianche complementari ai fini della realizzazione del nuovo ospedale di Vibo Valentia. 
Un ospedale  la cui realizzazione è attesa da quasi un ventennio. Risale infatti al 2004 la posa della prima ed unica pietra della costruzione del nuovo ospedale di Vibo Valentia in località “Cocari”. Un anno dopo, però, scattava l’operazione “Ricatto” della Procura di Vibo che, con l’allora pm Giuseppe Lombardo – oggi procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria – ed il luogotenente dell’Arma, Nazzareno Lopreiato, hanno scoperchiato un vasto giro di malaffare, corruzione e tangenti intorno alla costruzione della nuova opera pubblica. Il Consorzio pugliese che si era aggiudicato la gara d’appalto si è rivelato – come sancito anche da diverse sentenze dei giudici amministrativi – una “scatola vuota”, priva di uomini e mezzi per realizzare il nuovo nosocomio. [Continua dopo la pubblicità]

La posa della prima pietra dell’ospedale di Vibo

L’inchiesta, finita anni dopo fra assoluzioni e prescrizioni, ha portato alla luce anche gli interessi politici illeciti intorno alla costruzione del nuovo ospedale, pensato su un sito non idoneo ed a rischio idrogeologico. Lo stesso sito rimasto immutato sino ad oggi, con conseguente previsione di nuovi cospicui fondi per portarlo in una situazione di normalità e sicurezza. Nelle pieghe dell’inchiesta “Ricatto”, anche il tentativo del clan Lo Bianco di inserirsi nei subappalti dei lavori per la costruzione del nuovo ospedale. Le opere sequestrate oggi, finanziate con il fondo del Ministero dell’Ambiente per la mitigazione del rischio idrogeologico del fosso Calzone e qualificate dalla Regione Calabria come strumentali alla realizzazione del nuovo ospedale, non risulterebbero conformi al progetto ma avrebbero addirittura aggravato, come sarebbe certificato da una perizia richiesta dalla Procura di Vibo Valentia, il rischio idrogeologico.

Le opere avrebbero ampliato la portata del canale aumentando l’affluenza delle acque nel dissestato bacino del fosso, già compromesso dai gravi eventi alluvionali del 3 luglio del 2006. A seguito di tali eventi era stato previsto uno studio idrografico, il cosiddetto “Piano Versace”, realizzato dalla Regione Calabria, volto a preservare la zona da eventuali nuove costruzioni, proprio in virtù della pericolosità idraulica dell’area. Il pericolo delle nuove consisterebbe, soprattutto, nel rischio di esondazione delle acque meteoriche dal fosso. Le indagini hanno consentito, altresì, di accertare l’affidamento diretto dei lavori, per un importo di oltre tre milioni di euro, alla medesima società Vibo Hospital Service s.p.a, di Rovigo, aggiudicataria dell’appalto principale di costruzione del nuovo ospedale, per un importo di circa 144 milioni di euro. [Continua dopo la pubblicità]

Domenico Pallaria

I reati contestati. Per il reato di disastro colposo sono quindi indagati: Domenico Pallaria, 61 anni, di Lamezia Terme, direttore generale del Dipartimento Infrastrutture della Regione Calabria, in qualità di rup; Pasquale Gidaro, 53 anni, di Catanzaro, responsabile della struttura tecnica per il supporto al rup; Alessando Andreacchi, 57 anni, di Lamezia Terme, in qualità di direttore dei lavori; Pier Renzo Olivato, 56 anni, di Rovigo, presidente del consiglio di amministrazione del consorzio di imprese Vibo Hospital s.p.a., concessionario dei lavori; Giacomo Procopio, 63 anni, di Catanzaro, legale rappresentante dell’impresa esecutrice dei lavori “Costruzioni Procopio srl”; Massimo Procopio, 59 anni, di Catanzaro, vicepresidente del consiglio di amministrazione della “Vibo hospital service s.p.a.” e direttore tecnico dell’ impresa esecutrice dei lavori “Costruzioni Procopio s.r.l.”; Luigi Zinno, 66 anni, di Cosenza, soggetto attuatore dell’ufficio del commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico della Regione Calabria.

Il reato di abuso d’ufficio viene invece contestato in concorso a Domenico Pallaria, Pasquale Gidaro e Alessandro Andreacchi. Tale ultima ipotesi di reato deriva dal fatto che, al fine di favorire l’impresa “Vibo Hospital spa”, concessionaria dei lavori, e l’impresa “Costruzioni Procopio srl”, esecutrice dei lavori complementari di sistemazione idrogeologica del fosso Calzone e di raccolta delle acque bianche, necessari alla realizzazione del nuovo ospedale di Vibo, affidavano alle stesse imprese l’incarico della redazione del progetto definitivo e la realizzazione dei lavori in violazione del Codice degli appalti, provvedendo all’affidamento dei lavori senza alcuna procedura di gara in violazione di legge. Tale condotta avrebbe provocato un danno all’erario pari ad euro 3.139.058,3 (valore complessivo degli affidamenti).

Al solo Giuseppe Zinno, invece, il reato di abuso d’ufficio viene contestato in quanto nella sua qualità di soggetto attuatore dell’ufficio del commissario straordinario, al fine di favorire l’impresa “Vibo Hospital spa”, concessionaria dei lavori, e l’impresa “Costruzioni Procopio srl”, esecutrice dei lavori complementari, avrebbe distratto i fondi stanziati dal Ministero dell’Ambiente per due milioni di euro destinati al ripristino dell’officiosità idraulica del fosso Calzone. In tale caso il reato copre un arco temporale che va dal 14 marzo 2018 al 25 settembre 2018.

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