La “Grutta di Santu Liu”, un tempo tesoro custodito tra la vegetazione rigogliosa, oggi si presenta in tutta la sua cruda e desolante realtà, dopo l’importante incendio durato due giorni che ha interessato a fine luglio il territorio Caria, frazione di Drapia. Le fiamme, che hanno divorato il paesaggio, hanno portato alla luce un gioiello unico del territorio, purtroppo solo per rivelarne l’agonia e l’abbandono. Le foto scattate da Carmelo Staropoli, ideatore del percorso di trekking “Il Cammino di Ulisse”, che ha portato nel tempo migliaia di turisti e appassionati a scoprire la matura e il paesaggio mozzafiato di quei luoghi, non lasciano spazio a dubbi: il contrasto tra l’immagine di una ventina di anni fa, con gli affreschi ancora vividi, e quella attuale è un pugno nello stomaco. La grotta, un tempo parzialmente celata dalla natura lussureggiante, è ora pienamente esposta al sole e alle intemperie, circondata da terra bruciata e alberi carbonizzati. Le fiamme hanno ulteriormente compromesso, fino a cancellare quasi del tutto, gli affreschi bizantini che ancora si potevano scorgere. Nonostante i luoghi completamente in rovina, il sentiero di trekking sarà nuovamente ripopolato grazie alla manifestazione che si terrà domani, 21 agosto, con ritrovo dalle ore 16 al Castello “Galluppi” di Caria. Si ripercorreranno quei luoghi di verde lussureggiante fino a qualche settimana fa e ora spettrali come segno di ribellione alla mano dei piromani e scatto di orgoglio comunitario per difendere il territorio.

La Grutta di Santu Liu è, per quel che purtroppo ne rimane oggi, un luogo di profondo interesse storico e religioso, legato alla figura di San Leo, Santo calabro-greco vissuto nel X secolo e che qui avrebbe dimorato a lungo. Domenico Minuto nel 1993 ha realizzato la prima planimetria della grotta che misura all’incirca 5 metri per 2. La grotta di Santu Liu è stata inserita nell’elenco dei “monumenti bizantini” nella Legge Regionale n. 23 del 12-04-1990 e, successivamente, nel Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico della Calabria. Qualche anno addietro il ministero della Cultura l’aveva sottoposta a tutela con un apposito decreto firmato dal segretariato regionale per la Calabria, ma da allora nulla è più accaduto nel concreto per preservare questo tesoro inestimabile oggi quasi del tutto perduto. La grotta contiene un ciclo di affreschi bizantini che si presume risalga alla fine del Medioevo. Il ciclo si compone di cinque affreschi principali:

  • Adorazione dei Magi: di questo affresco rimane solo una piccola porzione;
  • Santo papa in trono: questa è la raffigurazione più danneggiata, di cui si intravede solo la base del trono e i contorni della figura;
  • Trono della Grazia: una particolare rappresentazione della Trinità in cui il Padre, in trono, sorregge il Figlio crocifisso. Sono ancora visibili il sole, la luna e i piedi di Dio che sovrastano il mondo;
  • Panaghia Galaktotrophousa: l’affresco raffigura la Madonna in trono che allatta il Bambino;
  • Deesis: un’immagine dell’intercessione bizantina che mostra la Vergine Maria e Gesù. Quest’ultimo affresco è separato dagli altri e, a differenza dei primi quattro che sono databili al XVI secolo, è considerato più antico e riconducibile al pieno Medioevo.

Questo sito, un vero e proprio gioiello inestimabile, unico nel suo genere non solo in provincia di Vibo ma in tutta la regione, è stato condannato a una morte lenta e silenziosa. La sua condizione attuale non è solo il risultato di un disastro ambientale, ma è anche il triste epilogo di un fallimento politico e istituzionale perdurato nel tempo. Nessuno ha mai avuto la seria intenzione di preservare questo patrimonio culturale così vulnerabile per poi valorizzarlo per come avrebbe meritato. La “Grutta di Santu Liu” è un monumento alla negligenza. Un simbolo perenne del fallimento di tutte le Amministrazioni comunali di Drapia e provinciali di Vibo Valentia. Nonostante le promesse e gli slogan come “Vivi la provincia di Vibo Valentia”, la realtà dei fatti dimostra, specie per i cariesi, una totale assenza di tutela e di interesse per un patrimonio così prezioso.

«A differenza di altri siti archeologici e artistici, non esiste in tutta la provincia un luogo altrettanto raro e di valore. Eppure, non si è fatto nulla. L’abbandono, l’oblio e la condanna all’incuria sono stati l’unica risposta. Un fallimento che grida vendetta, uno scempio che umilia la terra stessa e la sua ricchezza. La speranza è che questo ennesimo atto di violenza contro il territorio, questa devastazione che ha svelato il tesoro solo per esporre la sua ferita, possa servire da monito. Un promemoria del costo dell’indifferenza. Che Dio, e persino Santo Liu, ci perdonino per lo scempio che stiamo commettendo». Questo l’assunto amaro che si denota anche sulla pagina social della comunità di Caria, profondamente legata alla grotta e la proprio territorio ricco, maestoso e fragilissimo.