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La notizia era nell’aria da settimane e oggi è arrivata la conferma. Il commissario straordinario dell’Asp di Vibo Valentia, Vittorio Piscitelli, in carica dall’ottobre scorso, è stato rimosso. «Non mi sono dimesso, sono stato sostituito», precisa spiegando di avere ricevuto ieri pomeriggio il decreto di avvicendamento. Nelle stesse ore ha firmato alcuni mandati di pagamento e ha raggiunto il prefetto di Vibo Valentia, Anna Aurora Colosimo, per salutare il rappresentante territoriale del Governo, poi, prima di lasciare Vibo, ha incontrato i primari, i medici e il personale sanitario dello Jazzolino.
In poche ore, dunque, si è chiusa la sua esperienza alla guida dell’Asp: dieci mesi vissuti alle prese con criticità enormi e costellata di episodi che hanno riempito le pagine dei giornali e colpito profondamente l’opinione pubblica, come la morte di Martina Piserà, la 32enne originaria di Pizzo deceduta allo Jazzolino insieme al bimbo che portava in grembo. Piscitelli, che Il Vibonese ha raggiunto telefonicamente, si commuove. Le parole fanno fatica a uscire: «Ai familiari di Martina voglio rivolgere un pensiero carico di sofferenza per quanto successo. Tutti gli atti scaturiti dall’indagine interna sono stati consegnati alla Procura di Vibo per consentire di accertare la verità dei fatti. Dal canto nostro, posso dire che abbiamo fatto tutto il possibile, ma questo non cancella il dolore per una morte così straziante».
Da meno di 24 ore con Vibo ha chiuso. Subito dopo la notifica del decreto che l’ha rimosso e contestualmente nominato il nuovo commissario, il prefetto in quiescenza Gianfranco Tomao, ha fatto gli scatoloni e ha lasciato il suo ufficio nella sede centrale di via Dante Alighieri.
«Da funzionario dello Stato non posso che prendere atto della decisione del Governo e restare a disposizione per eventuali altri incarichi – dice a Il Vibonese -. Sono un servitore dello Stato ed esercito le funzioni che mi vengono affidate». Piscitelli ammette di non avere ricevuto alcuna spiegazione circa la decisione di rimuoverlo dall’incarico: «La voce circolava da qualche settimana, io ho atteso in silenzio e quando è arrivato il decreto ne ho preso atto. I prefetti, anche se in pensione come me, fanno parte della riserva strategica del Governo che li utilizza fino a quando li ritiene utili».
A Vibo ci è arrivato dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’Asp, con una lunga esperienza maturata proprio alla guida di Enti infiltrati dalla criminalità organizzata. Ma di sanità, dice, «non mi ero mai occupato». «L’impegno è stato massimo – continua – ci ho messo tutta la passione. Sono stati mesi durissimi. Abbiamo lavorato in condizioni estreme. Sotto attacchi ingiustificati e incomprensibili di una parte della politica locale e di alcune associazioni. Ma i fatti hanno dimostrato che abbiamo fatto tutto il possibile per fare pulizia, risanare la parte finanziaria e riprendere il personale che eravamo stati costretti a mandare a casa. Per arrivarci abbiamo dovuto rifare i conti e dimostrare il reale fabbisogno di personale. Abbiamo presentato il piano di rilancio aziendale per ottenere maggiori fondi. Abbiamo presentato un documento alla Conferenza dei sindaci per chiedere maggiori risorse. Abbiamo chiesto nuove assunzioni e fondi per la medicina territoriale. Non abbiamo ottenuto nulla. Siamo rimasti sospesi».
Nel mirino c’è la Regione Calabria e il commissario ad hoc uscente Roberto Occhiuto. «Abbiamo aspettato risposte dalla Regione che non sono mai arrivate», rimarca Piscitelli, riferendosi soprattutto alla rimodulazione del piano di fabbisogno senza la quale l’Asp è dovuta ricorrere a contratti trimestrali poco appetibili, con gli avvisi per il reclutamento che sono andati deserti.
«Sono fiero e orgoglioso dell’attività svolta. A costo zero», sottolinea e aggiunge: «Abbiamo alleggerito il bilancio da 30 milioni di euro di disavanzo, riducendo a circa 11 milioni di euro il debito rispetto ai 41 milioni di euro iniziali. E ci siamo riusciti mettendo ordine nei conti dopo aver trovato un consuntivo disastroso».
Ma non è bastato. Complice forse anche una scarsa capacità di comunicazione, che Piscitelli ha cercato di sopperire con una sempre maggiore disponibilità a parlare con la stampa, «gli attacchi ingiustificati» non sono scemati, anzi. «Eppure – dice con evidente rammarico – stavamo lavorando a testa bassa per restituire dignità alla sanità Vibonese. Io ho la coscienza a posto».
L’ultimo pensiero lo dedica ai medici e al personale sanitario della provincia: «I vibonesi dovrebbero essere orgogliosi di quello che fanno spesso in condizioni di lavoro proibitive. Sono grato a tutti loro. Il mio successore vedrà i frutti di quanto abbiamo seminato, io vado via ora, al tempo del raccolto…».

