venerdì,Aprile 26 2024

Serra, al via il restauro della Varia e del busto argenteo di San Bruno

I lavori iniziati al Museo della Certosa il cui cantiere potrà essere visitato durante i giorni della settimana. La soddisfazione del sindaco Alfredo Barillari

Serra, al via il restauro della Varia e del busto argenteo di San Bruno

Sono iniziati al Museo della Certosa di Serra San Bruno i lavori di restauro della Varia e del busto argenteo di San Bruno.  Un’operazione resa possibile da Banca Intesa San Paolo che, insieme a capolavori di Caravaggio e Antonello da Messina, ha deciso di valorizzare anche tali opere d’arte. «Comprendere le fasi del restauro – ha affermato il sindaco Alfredo Barillari – è stato un momento emozionante grazie alla presenza del restauratore Antonio Adduci e del suo team, disponibile a illustrare i dettagli e i tempi del lavoro che proseguirà in questi giorni. Un lavoro che tutti quanti noi potremo apprezzare: sarà possibile, infatti, visitare il cantiere del restauro durante i giorni della settimana, a partire dal 13 settembre. Un’occasione che spero non si lascino scappare soprattutto i più giovani che potranno, così, avere prova diretta di questa nobile e antica professione. Un ringraziamento, infine, a Bruno Tripodi, sempre pronto a documentare i momenti salienti della nostra comunità». [Continua in basso]

Il tronetto processionale settecentesco (in dialetto calabrese Varia) è stato realizzato nel 1797 dall’artista napoletano Luca Baccaro. I quattro lati della Varia sono rivestiti di lamine d’argento lavorate a sbalzo con motivi fitomorfi; al centro di ogni lato vi è un medaglione d’argento incorniciato con rami di palma di bronzo.Il lato A raffigura una scena con i monaci certosini risparmiati dal terremoto del 1783.Nel lato B si vedono i monaci che ringraziano Dio per lo scampato pericolo. Nel lato C è riprodotto lo stemma della famiglia Taccone di Sitizano, donatrice della varia, e nel lato D lo stemma della Certosa. La Varia viene posta sotto al busto reliquiario argenteo di San Bruno, risalente al 1516, e conservato nella chiesa conventuale della Certosa.

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