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A Vibo la presentazione del libro “Il risveglio del drago” di Vito Teti

Appuntamento alla Casa delle professioni tecniche. Il volume racconta la storia del piccolo centro di Cavallerizzo, gravemente danneggiato da una frana nel 2005

A Vibo la presentazione del libro “Il risveglio del drago” di Vito Teti

La Casa delle professioni tecniche, architetti e ingegneri di Vibo Valentia ospiterà martedì 26 novembre alle ore 17.00 la presentazione del libro Il risveglio del drago di Vito Teti. L’appuntamento culturale, coordinato dalla docente del liceo Capialbi Eleonora Accoriti, prevede i saluti istituzionali di Romano Mazza, presidente dell’Ordine degli ingegneri della Provincia di Vibo, del direttore del Museo civico di Ricadi Vincenzo Calzona, del preside del liceo Morelli-Colao Raffaele Suppa. L’introduzione sarà a cura di Rosario Chimirri, docente di storia dell’Architettura Università della Calabria. Discuteranno con l’autore il presidente dell’Ordine degli architetti Fabio Foti, l’assessore comunale Loredana Pileggi e il docente di Antropologia culturale-Università della Calabria, Fulvio Librandi.

La trama

Nella notte tra il 6 e il 7 marzo del 2005, dopo settimane di pioggia insistente, il terreno franoso – “il drago” – sui cui poggia Cavallerizzo, un paese arberesh in provincia di Cosenza, si scuote: la popolazione fugge e si mette in salvo, ma il rientro nelle case, seppur solo in minima parte distrutte, non avverrà mai. Per vent’anni Vito Teti ha seguito con attenzione e partecipazione le vicende di una comunità spaesata e sofferente.

Cavallerizzo, quella vecchia che stentava a svuotarsi, e quella nuova che nel frattempo veniva prendendo faticosamente forma, è stata, in questi vent’anni, visitata da Vito Teti e l’idea del libro era cambiata, nella testa del suo autore. Non più una cronaca. Piuttosto, una etnografia, potente ed esaustiva, di un paese in abbandono, protagonista di una irrisolta scissione tra le anime della restanza. Un restare vicino e un restare dentro.

C’è una storia di paese, tra le tante che raccontano e racchiudono l’universo simbolico, la metafora identitaria di Cavallerizzo: è la storia del drago. Nella chiesa madre, dedicata a San Giorgio, c’era una statua (ora nella piccola cappella della nuova Cavallerizzo) che raffigura il Santo protettore nell’atto di tenere a bada il drago. Nella devozione San Giorgio proteggeva gli abitanti di Cavallerizzo dalla frana incombente, dalla peste e da altre calamità. Ed ecco dopo secoli di paterno controllo, San Giorgio, quella notte del 6 marzo 2005, non ha potuto salvare il paese perché le persone non avevano avuto cura delle acque e della terra, non avevano ascoltato gli allarmi che da anni il santo e il drago mandavano con la loro lotta provocando smottamenti, lesioni alle abitazioni e alle strade. E il drago si è mosso.

Cavallerizzo non è solo il simbolo dell’instabilità di un’intera regione e di tutto un paese, di una terra segnata dalla precarietà, dai continui abbandoni e dagli interventi emergenziali e mai risolutivi: Cavallerizzo, piccolo paese che muore, luogo periferico e marginale, è il mondo.

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