La Via Regia delle Calabrie costruita dai Borbone è ancora il tracciato che unisce Vibo a Longobardi. E i massi continuano a far paura
Una storia di frane che arriva fino ai giorni e amplifica l'urgenza di un intervento risolutivo per un territorio fragile


Recentemente è stata riscoperta la Napoli-Reggio Calabria dell’800. Si chiamava “Via Regia delle Calabrie” e la sua costruzione iniziò nel 1778 per volontà di Ferdinando III di Borbone. Alcuni giorni fa, il 26 marzo, Vienna Cammarota, escursionista ambientale e ambasciatrice dell’Archeoclub, ha iniziato e percorrerla a piedi, partendo dalla provincia di Salerno. La Strada Regia delle Calabrie, che in alcuni tratti s’incrocia con l’antica via Popilia di epoca romana, fu attraversata da Gioacchino Murat, dal cardinale Ruffo, da Garibaldi e dall’esercito tedesco in ritirata inseguito dagli Alleati, nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Dopo il ponte sull’Angitola, la strada s’inerpica lungo la collina che arriva fino a Vibo, attraversando un territorio fragile dal punto di vista idrogeologico, particolarmente nel tratto che da Longobardi sale fino al capoluogo, strada che da sempre è stata interessata da frane e caduta di massi.
Il 27 ottobre del 1927 il trenino a vapore che percorreva il tracciato ferroviario che da Mileto portava a Pizzo e Porto Santa Venere, gremito di viaggiatori, giunto nei pressi della stazione di Longobardi, per poco non veniva investito da un enorme macigno di circa cento quintali staccatosi dal costone della collina e precipitato sulla linea. La tragedia, che in quel caso avrebbe potuto assumere le dimensioni di una strage, fu evitata soltanto grazie alla prontezza di riflessi del macchinista Giuseppe Crea, che riuscì in extremis a fermare la locomotiva a pochi centimetri dal masso che ostruiva il binario. Se fosse rotolato ancora di qualche decina di metri, sarebbe piombato sul centro abitato di Longobardi. Da allora non si è più mosso di un centimetro, nemmeno in seguito alla tremenda alluvione del 2006.
La devozione popolare attribuì lo scampato pericolo all’intercessione di San Leonardo, patrono della frazione vibonese, che ci aveva messo una mano per fermare il macigno. La strada oggi (coincidente con la statale 18), dopo la caduta di alcuni massi sulla carreggiata in seguito alle recenti piogge, è ancora chiusa, anche se l’Anas sta lavorando alacremente per riaprirla. Facilmente intuibili i disagi, in particolare per studenti e lavoratori. Forse, dopo due secoli, è venuto il momento di adoperarsi seriamente affinché venga riprogettata o, in alternativa, costruita una possibile nuova strada di collegamento tra centro e marina.