giovedì,Marzo 28 2024

Ristorazione in ginocchio, lo chef vibonese: «Non resisteremo a lungo» – Video

Il grido dall’allarme di Giuseppe Romano: «Di questo passo molte attività saranno costrette a chiudere i battenti. Seicento euro? Una miseria»

Ristorazione in ginocchio, lo chef vibonese: «Non resisteremo a lungo» – Video
Lo chef Giuseppe Romano

«Molte attività non apriranno più se tutto questo va avanti, noi praticamente siamo in ginocchio…». È un’apocalisse silenziosa: il Covid 19 che paralizza l’economia.

I tavoli addobbati da cristalli e argenteria lucenti danno il benvenuto in un luogo la cui stasi è quasi spettrale. Il Me Restaurant si presenta così: tutto è ordinato e pulito, ma tutto è fermo: il cuore, ovvero la cucina, il respiro, le sale.

Giuseppe Romano è lo chef. Ha investito in Calabria, a Pizzo, e la sua voce diventa quella di centinaia, migliaia, di piccoli e grandi ristoratori al tempo del coronavirus. [Continua]

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«Noi come attività ristorative abbiamo un grande punto interrogativo – dice -. Ci sarà la riapertura tra dieci giorni, tra quindici giorni? E i banchetti che avevamo già in conto, da metà aprile a metà giugno? E poi… la gente con quale spirito…».

Ecco l’ultima bolletta per l’energia elettrica. Una bella cifra: prima o poi va pagata. Ecco il caminetto spento. Il patio deserto. La piscina chiusa e vuota. Per quanto tempo ancora? Domande su domande. Per lo chef Romano e per i suoi colleghi: «Conte dice “Uniti ce la faremo”, ma dobbiamo essere uniti anche quando andiamo a pagare il fitto, a pagare l’Enel… lì dobbiamo essere uniti. Se lui non può raggiungerci, lo raggiungiamo noi. Ci dica dove… prendiamo degli accordi. Perché se ogni tanto alle partite Iva rilascia 600 euro sono una miseria…».

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Romano davanti al suo locale

Una miseria, già… lo è per le piccole attività, figurarsi per le grandi aziende, chiamate ad affrontare costi gravosi a fronte di un elevatissimo fatturato. «Dobbiamo avere la liquidità per sostenere le nostre attività – continua lo chef – così come noi, nei momenti di difficoltà, pagando regolarmente le tasse e mantenendo le nostre aziende “pulite” abbiamo sempre aiutato lo Stato. E poi c’è un altro problema, ovvero i nostri dipendenti. Qui esistono persone che vivono con 50 euro al giorno, vivono loro e le loro famiglie. Queste persone, con le nostre aziende in ginocchio, che fine faranno?». C’è chi è andato in cassa integrazione, i dipendenti stagionali resteranno a casa.

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Seicento euro, appena seicento euro, nei fatti è questo quanto spetterà a queste attività. A cosa serviranno? Per quanto basteranno? Per cosa? «Che faccio? Pago il fitto di casa? Faccio mangiare i figli? Sostengo le utenze di casa? O pago l’attività?».

Domande su domande che accompagnano l’attesa che presto l’ora più buia possa passare…

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