sabato,Aprile 20 2024

Il Corsivo | Elezioni regionali tra proclami, vinti e vincitori

L’analisi dei numeri e gli eletti nel Vibonese. La sconfitta del Pd, le responsabilità dei vertici nazionali e regionali e le mancate ammissioni di Amalia Bruni

Il Corsivo | Elezioni regionali tra proclami, vinti e vincitori

Come da prassi ormai consolidata, anche in occasione della recente tornata elettorale concernente il rinnovo del consiglio regionale, a voler stare dietro ai commenti degli esponenti dei partiti non si comprenderebbe chi ha vinto e chi ha perso. In questo contesto, al fine di sgombrare il campo da dubbi ed argomentazioni sui generis, è opportuno affidarsi ai “numeri”, i quali nella loro crudezza non mentono mai. Prima di addentrarci in questo campo, è conveniente occuparci degli eletti, dato, questo, inconfutabile, su cui neppure le più abili alchimie interpretative riescono ad incidere. La nostra attenzione, per quanto riguarda questo aspetto, sarà limitata alle risultanze della circoscrizione centrale ed in modo specifico alla provincia vibonese. Come è noto, quattro sono stati i consiglieri eletti: Michele Comito (FI) e Francesco De Nisi (Coraggio Italia) nella coalizione di centrodestra, Raffaele Mammoliti (PD) e Antonio Lo Schiavo (De Magistris Presidente).

Per quanto concerne i primi due, va detto che sono stati nell’ordine i consiglieri eletti più votati dell’intera circoscrizione: mentre l’elezione di Comito è sempre stata considerata scontata, molto più interessante si è rivelato il confronto tra l’ex presidente della Provincia e Frank Santacroce, poi conclusosi con la netta vittoria del primo. Storie completamente diverse per Mammoliti e Lo Schiavo, rimasti nell’incertezza fino all’ultimo; per il sindacalista della Cgil una doppia gioia, infatti a quella dell’elezione va aggiunta la conquista della leadership provinciale del PD, ribaltando i rapporti di forza col consigliere uscente non riconfermato Luigi Tassone. Lo Schiavo, se da un lato rappresenta la sorpresa più inattesa, in considerazione del risultato ottenuto dal raggruppamento facente capo a De Magistris, dall’altro potrebbe rappresentare una spinta in più verso la ricerca dell’aggregazione di tutte le forze di sinistra, suo cruccio da sempre, che invece oggi sono disperse in mille insignificanti rivoli. Va sottolineato che tra i quattro eletti, tutti ottime persone, l’unico ad essere un politico di razza con una storia importante alle spalle, è Francesco De Nisi, il quale è stato oggi premiato con una messe di voti da parte dei suoi sostenitori, con i quali ha mantenuto un dialogo aperto anche dopo le cocenti delusioni inerenti ai due pregressi falliti tentativi di scalata a palazzo Campanella. La sua affermazione è importante anche sotto un diverso profilo: essa infatti segna il ritorno nell’alveo del centrodestra – dopo un’incomprensibile e poco fortunata “sbandata a sinistra” in occasione dell’ultimo rinnovo del consiglio comunale di Vibo – dell’ex senatore Bevilacqua, leader incontrastato per oltre un quarto di secolo della destra vibonese. A questo punto sarà interessante vedere se anche Vito Pitaro e Luigi Tassone, che per motivi diversi non faranno ritorno in consiglio regionale, dimostreranno di fronte alle avversità le stesse doti di “resistenza” dell’ex presidente della Provincia, o invece finiranno nell’oblio politico come accaduto all’altro ex Michele Mirabello.

Chiusa questa parentesi, è tempo di affrontare i “numeri” attraverso i quali è estremamente agevole individuare chi tenta di trasformare un’evidente sconfitta in un buon risultato. Riteniamo che tra tutti coloro che si sono cimentati in tale attività, la candidata a governatore imposta dal Pd alla guida della coalizione di centrosinistra meriti una citazione a parte. Sovrapponendo i risultati odierni con quelli della scorsa tornata elettorale, emerge che il PD, da primo partito in Calabria con una percentuale del 15,19%, è sceso al 13,18%, soppiantato da Forza Italia che dal 12,34% é passata al 17,31%, e che l’allora candidato a governatore del centrosinistra Pippo Callipo aveva raggiunto il 30,14%, mentre la Bruni si è fermata al 27,68% distanziata da Roberto Occhiuto (54,46%) di circa 27 punti percentuali. Di fronte a questi numeri sentire sostenere ad Amalia Bruni che non bisogna parlare di sconfitta, ma della conquista di un ottimo secondo posto, è tutto un programma. Tale risultato era ampiamente prevedibile, non si può pensare di vincere catapultando in politica persone come Callipo e Bruni, le quali, oltre la propria stima personale, non portano nulla in dote. Le responsabilità del default vanno ascritte ai vertici nazionali e regionali del partito – in particolare al commissario regionale Graziano, sceso in Calabria in cerca di fortuna, come il suo corregionale De Magistris – i quali, imponendo prima Callipo e poi la Bruni e negando lo svolgimento delle primarie – unico strumento capace di far sentire protagonisti nelle scelte i sostenitori – hanno smembrato il partito e la coalizione, portandoli ad inanellare una sconfitta dietro l’altra. Una diversa onestà intellettuale va invece riconosciuta a Carlo Tanzi il quale, nell’analizzare il risultato conseguito dalla sua lista “Tesoro Calabria”, scesa in campo a sostegno della Bruni, senza infingimenti prende atto del risultato deludente, se ne assume la responsabilità e manifesta il proposito di ritirarsi dalla politica.

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