Il Corsivo | Elezioni provinciali a Vibo: la mancanza dei numeri costringerà Mangialavori a sgraditi compromessi
Scenario ben mutato rispetto al 2018 quando il parlamentare impose Salvatore Solano. La scelta del suo successore rimette in gioco Pitaro, De Nisi, Luciano e Censore, con scenari che si presentano imprevedibili anche alla luce di altre infelici tempistiche
L’elezione del nuovo presidente della Provincia da un lato sta catalizzando l’interesse dell’opinione pubblica e dall’altro, nonostante un’apparente calma, sta creando fibrillazioni tra le forze politiche. L’elemento di novità rispetto alla scorsa tornata elettorale risiede nel fatto che oggi Mangialavori non possiede gli stessi numeri che gli consentirono di imporre il nominativo dell’attuale presidente della Provincia Salvatore Solano. Questo dato di fatto – se da un lato costringerà il parlamentare a rivedere i rapporti con Vito Pitaro (già determinante con il gruppo consiliare “Città Futura” per mantenere in vita l’amministrazione Limardo), attribuendogli pari dignità di scelta in campo provinciale – dall’altro costringerà Mangialavori a cercare il supporto di altre formazioni politiche. In questo specifico campo gli scenari sono variegati ed al centro di essi si collocano il consigliere regionale De Nisi ed i rappresentanti del “terzo polo” (leggi Luciano e Censore), gli unici in grado – nel caso in cui riuscissero a trovare un punto di “equilibrio”, che reputiamo l’unica via percorribile per evitare di ricoprire un ruolo marginale – di poter condizionare seriamente le dinamiche provinciali.
Due saranno dunque i tavoli ai quali dovrà sedersi Mangialavori: quello con Pitaro, schieratosi a sostegno della candidatura del sindaco di Capistrano Marco Martino – in contrasto con quella del primo cittadino di Acquaro Giuseppe Barilaro, caldeggiata dal consigliere regionale Michele Comito – e quello con De Nisi, Luciano e Censore. Per quanto concerne il primo punto, occorre ampliare il discorso, ricordando che nei giorni scorsi il prefetto di Vibo, Roberta Lulli, ha inviato nei Comuni di Capistrano ed Acquaro la commissione di accesso agli atti, provvedimento il quale, al netto delle questioni di merito che si potranno riscontrare, al momento ha solo tolto le castagne dal fuoco a Mangialavori, evitandogli scelte di campo complicate. A tal proposito, a noi sembra che la sorprendente rapidità con cui Martino e Barilaro sono stati messi da parte abbia poco a che vedere con la decisione del prefetto e molto invece con l’intento di evitare in primo luogo una traumatica frattura all’interno del partito – Pitaro da un lato e Comito dall’altro – ed in secondo luogo di ridurre di due unità la folta schiera dei sindaci ai quali, in occasione delle recenti politiche, era stata promessa la presidenza della Provincia. A supporto di quanto detto, basta citare quanto puntualizzato dallo stesso prefetto, secondo il quale la commissione di accesso non deve essere considerata come qualcosa di drammatico, trattandosi di un’indagine avviata in seguito ad un monitoraggio delle forze dell’ordine e nel caso in cui dovessero emergere elementi di rilievo, questi dovranno poi essere accertati, così come può anche emergere l’insussistenza di condizionamenti nell’attività amministrativa, circostanza del resto – sempre secondo il prefetto – già verificatasi in altre circostanze nella provincia vibonese.
Come si vede, la preventiva “condanna” di Martino e Barilaro ha poca attinenza col merito del provvedimento prefettizio, la cui infelice tempistica si è però rivelata, alla luce di quanto detto, come una vera manna dal cielo per Mangialavori. La domanda da porsi è se, dopo le puntualizzazioni del prefetto, i due sindaci accetteranno di subire lesioni d’immagine in mancanza di qualsiasi accertamento pregiudizievole perché, se così non fosse, i “piani” di chi riteneva di aver risolto buona parte dei problemi interni salterebbero. Tutto questo potrebbe riservare molte sorprese; infatti non è da escludere che coloro i quali si sentano ingiustamente penalizzati, soprattutto in un partito garantista come Forza Italia, possano assumere posizioni non in linea con quelle decise da chi li ha giubilati, facendo ulteriormente traballare i numeri, già risicati. Quanto ai rapporti con le altre forze politiche, immaginiamo che non sarà “piacevole” per Mangialavori incontrare De Nisi, Luciano e Censore i quali, più di ogni altro, nel corso di questi anni, sono stati una spina nel fianco del parlamentare. Del resto, però, l’alternativa alla via di Canossa ed alla conseguenziale rinuncia all’esclusività della scelta è una sola: quella di affrontare l’avventura in solitario. Dubitiamo che le altre forze del centrodestra siano disposte ad affrontare tale rischio, anche in considerazione del fatto che i tre politici, di fronte ad atteggiamenti arroganti, potrebbero decidere di ridare ossigeno all’asfittica coalizione di centrosinistra, che altrimenti sarebbe destinata ad una partecipazione meramente simbolica.
LEGGI ANCHE: Infiltrazioni mafiose nel Vibonese: l’irresponsabilità politica di un centrodestra che non ne indovina una
Gratteri: «Deluso dal Governo Meloni in tema di lotta alla mafia e intercettazioni»