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Il Corsivo | Comunali a Vibo: fuori i nomi degli aspiranti sindaci per evitare l’ennesima farsa

Il Pd nel corso di un’assemblea aperta e partecipata ha indicato Enzo Romeo quale proprio candidato alla guida di “palazzo Luigi Razza”. Tra “tatticismi”, tradimenti e “giochini” politici, ecco perché le altre forze del centrosinistra non potranno questa volta nascondersi a lungo dietro un dito

Il Corsivo | Comunali a Vibo: fuori i nomi degli aspiranti sindaci per evitare l’ennesima farsa
Palazzo Luigi Razza, a sinistra Giuseppe Mangialavori all'atto della presentazione della candidatura a sindaco di Maria Limardo, a destra Enzo Romeo
L’assemblea del Pd e nel riquadro Enzo Romeo

E’ tempo di scelte politiche a Vibo Valentia. Scelte che investono nomi, programmi, metodi di confronto e proposte realmente alternative a chi sta amministrando dal 2019 la città. Il Partito democratico in tal senso si è mosso con largo anticipo sugli alleati di centrosinistra, con un’assemblea aperta in cui è passato il nome dell’ex presidente della Provincia, e già presidente del partito, Enzo Romeo. Una scelta arrivata all’unanimità con pochi “mugugni” all’interno del Pd (e già questa è una novità) e qualche voce critica subito messa a tacere quando si è trattato di tirare fuori nomi alternativi ad Enzo Romeo da proporre al tavolo dell’area progressista. Il consigliere regionale Raffaele Mammoliti – che inizialmente sembrava “critico” verso la candidatura di Enzo Romeo – è stato messo alla fine dinanzi all’evidenza: nomi alternativi il Pd non è in grado di esprimerne e sulla figura di Enzo Romeo (piaccia o meno la tempistica) nessuno all’interno del Pd ha avuto nulla da dire. Mancano oltre otto mesi alle elezioni amministrative. Tanti se si guarda da alcune latitudini, pochi se si volge lo sguardo ad un recente passato quando il Pd – elezioni amministrative del 2019 – si è trovato del tutto impreparato, ridotto nei numeri al lumicino e costretto a dare sostegno in corsa al candidato a sindaco Stefano Luciano, già da tempo in “campo”. Ma, soprattutto, nel 2019 il Partito democratico si è ritrovato all’interno di una coalizione che, nel sostenere Stefano Luciano, comprendeva pure uomini di destra che più destra non si può, vale a dire i seguaci dell’ex senatore di An Francesco Bevilacqua (consigliere comunale Pietro Comito in testa). Un’accozzaglia politica senza capo né coda che ha visto sullo stesso fronte accanto al Pd di Michele Mirabello ed ai seguaci di Bevilacqua ed Alemanno anche i vari Brunello Censore e il sindacalista della Cisal Franco Cavallaro. E’ bene ricordare tali dati di fatto per far comprendere come il Partito democratico nel temporeggiare ulteriormente nel proporre ora – a distanza di quattro anni – un proprio candidato a sindaco avrebbe fatto solamente il “gioco” del centrodestra, esattamente come nel 2019 quando ad una destra (Bevilacqua e compagni) mischiata con il maggiore partito di centrosinistra (il Pd), gli elettori hanno preferito direttamente il centrodestra di Forza Italia e Fratelli d’Italia unito ai “traditori” del Pd che rispondevano e rispondono alla sigla di “Città Futura” (leggasi Vito Pitaro, Giuseppe Cutrullà, Giovanni Russo e compagnia). Già, i “traditori” del Partito democratico: quelli aleggiati anche sabato sera nel corso dell’assemblea del Pd chiamata a scegliere Enzo Romeo e che hanno offerto la “stampella” fondamentale ad un centrodestra (Forza Italia e Fratelli d’Italia) privo di idee e di uomini (al loro posto slogan vuoti di cui si sono fatti portatori principali il sindaco Limardo e il parlamentare Mangialavori) tanto da rivolgersi proprio a figure storicamente provenienti dal mondo del centrosinistra per provare a governare la città (gli assessori Giovanni Russo, Gaetano Pacenza o lo stesso Domenico Primerano, solo per citarne alcuni). Ecco quindi che – tralasciando altri storici “traditori” del Pd come Gaetano Ottavio Bruni, Francesco De Nisi, Antonino Daffinà e Bruno Censore – al massimo si può “rimproverare” ad Enzo Romeo la parentesi di candidato alle regionali con il Cdu nel 2010 a sostegno del candidato di centrodestra Giuseppe Chiaravalloti. Per il resto Partito popolare prima, Pd dopo. Centrosinistra, dunque, senza alcuna “contaminazione” con un centrodestra cittadino che – piaccia o meno – governa le sorti della città da almeno 12 anni con scarsi risultati (Vibo è in fondo a tutte le classifiche possibili ed immaginabili ed ha compiuto significativi passi indietro nell’ultimo decennio) e, soprattutto, non si è fatto troppi scrupoli nel raccontare balle su balle sulla presunta eredità disastrosa lasciata dal centrosinistra (amministrazione Sammarco di cui anche Enzo Romeo è stato assessore e prima ancora la moglie Assunta Achille) andandosi poi però a prendere alcuni dei principali esponenti che quell’amministrazione hanno sostenuto (Vito Pitaro in testa, ma anche l’ex vicesindaco Daffinà passato dal centrosinistra al centrodestra).

Domenico Santoro e Riccardo Tucci

Ecco dunque che in tale fase diviene fondamentale per le altre forze della coalizione di centrosinistra diverse dal Pd, che hanno avanzato perplessità intorno al nome di Enzo Romeo, “giocare” a carte scoperte. Giocare a carte scoperte che significa non solo uscire dal letargo in cui sino all’altro giorno si sono cacciate alcune forze (o “cespugli” che dir si voglia) politiche che solo oggi reclamano visibilità e coinvolgimento (Verdi, sinistra italiana, Umanesimo sociale, ecc.) e i cui interventi contro l’amministrazione Limardo si contano con il “contagocce”, ma soprattutto mettere sul tavolo i propri nominativi del possibile candidato a sindaco da contrapporre al centrodestra. E questo vale non solo per le forze progressiste minori, ma anche per coloro che prendono come punto di riferimento del proprio agire politico i numeri ottenuti alle ultime elezioni politiche o regionali: Movimento Cinque Stelle e Liberamente Progressisti del consigliere regionale Antonio Lo Schiavo. Dove sono infatti i nomi dei candidati a sindaco di tali ultime due formazioni politiche da “contrapporre” al nome di Enzo Romeo? Se ci sono ed esistono è bene allora tirarli fuori. E tirarli fuori ora, non fra qualche mese per logorare intanto lo stesso centrosinistra tra tatticismi, sgambetti e giochini da vecchia politica che gli elettori non capirebbero e finirebbero poi per punire. Fuori i nomi, dunque. Perché è vero che gli uomini senza i programmi servono a ben poco in politica (si scende in campo per andare dove? Per fare cosa?), ma è anche vero che le idee camminano solo ed esclusivamente sulle gambe degli uomini ed a Vibo Valentia si fa presto a dichiararsi (a parole) alternativi al centrodestra ed all’amministrazione Limardo. E questo per alcune semplici ragioni: i criteri distintivi rispetto ad un modo di intendere la gestione della cosa pubblica non possono essere né l’età, né la professione, né l’altezza, né l’avere o meno la barba o i capelli lunghi piuttosto che corti. Perché è bene sapere – ed è bene dirle chiaramente alcune cose – che si può essere vecchi politicamente ma capaci (o anche incapaci) così come essere giovani ma incapaci o, addirittura, aver votato alle scorse elezioni politiche Maria Limardo a sindaco per poi presentarsi dopo cinque anni come personaggi alternativi. O, ancora, ci si può anche dichiarare sulla carta alternativi al modello di centrodestra incarnato dall’amministrazione Limardo (sostenuta dal deputato Mangialavori), ma se poi da uomini del centrosinistra si passano la maggior parte delle proprie ore libere in compagnia degli uomini più vicini al sindaco Limardo, non si va da nessuna parte. Non si va da nessuna parte specie se a tale vicinanza visiva non si accompagnano serie denunce pubbliche sui disastri dell’amministrazione uscente. Ed in questo alcuni consiglieri comunali ed alcune forze politiche possono (a differenza di altri) quanto meno dire di aver fatto opposizione seria ed alla luce del sole ad un certo modo di amministrare la cosa pubblica: perché un conto sono stati in questi anni gli interventi contro l’amministrazione Limardo di gente come Stefano Soriano (Pd) e Stefano Luciano (Azione), altra cosa sono stati i mancati interventi di altre forze politiche che oggi però rimproverano al Pd fughe in avanti con il nome del dentista Enzo Romeo. Fuori i nomi dei candidati a sindaco, dunque, per uscire dai tatticismi e dai “giochini” della politica. Fuori i nomi alternativi a Romeo da parte dei Cinque Stelle, da parte di Liberamente Progressisti di Lo Schiavo, da parte di Umanesimo Sociale del dottore Domenico Consoli, da parte dei Verdi-Sinistra italiana e da Rifondazione comunista e anche da parte di chiunque si dichiara nel campo c.d. progressista e, quindi, alternativo al centrodestra. Fuori i nomi e, soprattutto, si vada a pesare il contributo di ciascuna forza politica o movimento essendo seri sino in fondo. La forza elettorale di un partito alle elezioni amministrative non la si può infatti misurare prendendo come ultimo dato utile il responso uscito dalle urne alle elezioni politiche – che hanno visto quale primo partito a Vibo il Movimento Cinque Stelle – o delle regionali. Se il centrosinistra intenderà seguire tale percorso commetterà l’ennesimo suicidio politico per la semplice ragione che un conto è il voto di opinione ed ideologico che si esprime alle elezioni politiche, ben altra cosa è allestire liste competitive (e con uomini non “traditori” il giorno dopo, possibilmente) per le comunali. Sono due competizioni diverse e distanti anni luce tra loro. Ed attualmente, tra le varie forze politiche a cui verrà portato il nome di Enzo Romeo quale candidato a sindaco per la coalizione di centrosinistra, quante di loro sono in grado di mettere in campo liste con 32 candidati al Consiglio comunale senza riempirle con comparse vuote e magari provenienti da quel centrodestra al quale si vuole essere alternativi? Ecco, quindi, che il “tavolo” del centrosinistra dovrà necessariamente questa volta compiere una seria autocritica ed abbandonare giochi e giochini per arrivare ad una “sintesi” più ampia possibile non trascurando un dettaglio importantissimo. E’ vero che in caso di mancato accordo le “Primarie” sono lo strumento più democratico che si conosca per scegliere un candidato a sindaco. Ma ciò vale – ancor di più in una città come Vibo Valentia – sino alla curva per una semplicissima ragione: nulla impedisce che eventuali “Primarie” del centrosinistra non vengano “inquinate” appositamente dalle truppe del centrodestra che si recherebbero a votare non certo per il candidato più forte, ma per quello più debole da contrapporre al loro schieramento. Le Primarie, infatti, portano con sé anche il rischio che il centrodestra si “scelga” pure l’avversario. Nulla e nessuno potrà impedire a uomini dichiaratamente di centrodestra di andare a votare alle Primarie del centrosinistra. E’ già successo a Vibo Valentia e ricadere negli stessi errori potrebbe impedire al centrosinistra persino di giocarsi la “partita” al ballottaggio con il centrodestra, atteso che – sconvolgimenti giudiziari del quadro politico a parte – allo stato il Polo di Centro (Azione più “Città Futura”) si presenta come quello in grado di allestire le liste elettoralmente più competitive e “giocarsela” con un centrodestra al momento alle prese con il superamento del sindaco Limardo e con la mancanza di una leadeship locale riconosciuta ed ascoltata.

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