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Accesso agli atti Comune di Nicotera, D’Agostino: «Siamo arrivati ai titoli di coda»

Il capogruppo di Movi@Vento rimarca di non essere stato ricevuto dal precedente prefetto, sottolinea la distanza dalla maggioranza di Marasco ma non condivide del tutto l'accesso antimafia

Accesso agli atti Comune di Nicotera, D’Agostino: «Siamo arrivati ai titoli di coda»
Il sindaco Pino Marasco e il capogruppo Antonio D'Agostino
Antonio D'Agostino
Antonio D’Agostino

«Nell’ultima nota inviata ai giornali giorni fa avevamo parlato di alcuni segni premonitori di un terremoto, con riferimento ad alcune defezioni all’interno della maggioranza. Un po’ come i topi che lasciano la nave quando incomincia a imbarcare acqua. La notizia della nomina della commissione d’accesso al Comune di Nicotera chiude da un lato uno scenario fosco da molti punti di vista e ne apre un altro a dir poco inquietante». Così il capogruppo in Consiglio comunale a Nicotera di Movi@Vento, Antonio D’Agostino, dopo la nomina della Commissione d’accesso agli atti voluta dalla Prefettura per accertare eventuali condizionamenti mafiosi nella vita dell’ente. «Che il nostro gruppo abbia nel corso di questi quattro anni, e passa, denunciato le scorrettezze istituzionali della maggioranza, debordanti in vere e proprie violazioni di leggi e di regolamenti, è cosa oltremodo nota avendone dato sistematicamente conto sui media. Ma di qui a pensare ad infiltrazioni criminali, che da noi hanno l’ulteriore attributo di mafiose, sposta di non poco la questione. Ecco perché la nomina della commissione prefettizia ci inquieta e ci interpella, ma soprattutto ci ferisce come appartenenti ad una comunità già pesantemente marchiata negli ultimi lustri. Ecco perché, pur riponendo fiducia nel lavoro che la commissione prefettizia si accinge a fare, non possiamo che augurarci che non emergano elementi che conducano ancora una volta ad una condanna infamante per l’intero Consiglio comunale che si riverberebbe inevitabilmente nei confronti del corpo elettorale e dell’intera cittadinanza che lo stesso organo ha rappresentato in questi anni». Il consigliere comunale ci tiene a specificare che «quanto sopra non ci esime però dall’aggiungere alcune considerazioni che riteniamo opportune e necessarie. Nel corso di questi quattro anni il nostro gruppo Movi@Vento ha svolto il suo mandato con la consapevolezza della responsabilità affidatagli dagli elettori e, nel momento in cui i diritti di partecipazione e controllo venivano sistematicamente compressi, abbiamo ritenuto che l’organo di garanzia non potesse che essere l’Ufficio Territoriale del Governo. Lo abbiamo scritto ripetutamente sui giornali ma anche attraverso numerose missive indirizzate direttamente al rappresentante dello Stato sul nostro territorio. Prima che si insediasse l’attuale prefetto, le nostre richieste di udienza, a volte accorate al suo predecessore sono cadute regolarmente nel vuoto. E nell’unica volta in cui un suo vice ci ha ricevuto, abbiamo rinnovato il nostro appello ad intervenire per ripristinare quell’agibilità democratica la cui mancanza – dicemmo in quella sede – può costituire l’anticamera di possibili processi di rapido degrado nella gestione della cosa pubblica. Abbiamo cioé, purtroppo inutilmente, fatto appello acché venisse una volta tanto applicato il principio di prevenzione che in questo, come in tanti altri settori del nostro Paese, continua ad essere negletto, aprendo il campo sempre e soltanto alla repressione, che arriva fatalmente quando ormai il danno – e i danni – si sono consumati. E che seppure, come fortemente ci auguriamo, non saranno correlati in alcun modo alla peggiore matrice, quella mafiosa, che finirebbe ancora una volta per macchiare, in modo questa volta indelebile, un’intera comunità, sempre danno e danni sono: quello di una nuova sospensione della democrazia a fronte di benefici che continuano a non intravedersi se la storia, complice una legge sgangherata per ammissione unanime, si ripete dopo la pletora di commissari intervenuti fino ad oggi a palazzo Convento e pagati con soldoni prelevati dalle nostre tasche; quello dell’aver impedito che si salvaguardassero i diritti di una minoranza consiliare che, se messa in condizioni di svolgere il proprio lavoro fino in fondo – con il legittimo coinvolgimento nelle scelte amministrative che di volta in volta venivano invece operate in piena autoreferenzialità e con l’ostentata forza dei numeri -, avrebbe certamente salvaguardato dall’attuale drammatica deriva una maggioranza e un sindaco che ora si trova inevitabilmente sul peggiore banco degli imputati; e che di fronte a tutto ciò, non trova altra strada che quella della fuga di  schettiniana memoria».

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