venerdì,Giugno 6 2025

Intervista tripla a Sammarco, D’Agostino e Limardo: ex sindaci a confronto su passato, presente e futuro di Vibo – VIDEO

Cosa è cambiato dal 2005 al 2024 e come si è evoluto il capoluogo vibonese tra problemi endemici, speranze deluse e un domani che nessuno riesce a immaginare in maniera chiara. E poi l’inevitabile domanda: tornerebbe alla guida del Comune?

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Sammarco, D'Agostino, Limardo

«Sì», «no», «forse». Sono le tre differenti risposte che tre ex sindaci di Vibo hanno dato quando gli abbiamo chiesto se gli piacerebbe tornare a guidare la città. Franco Sammarco (2005-2010), Nicola D’Agostino (2010-2015) e Maria Limardo (2019-2024) hanno partecipato insieme al convegno organizzato da Ali di Vibonesità, l’associazione presieduta dal giornalista Peppe Sarlo, che ha promosso un incontro con gli studenti vibonesi con un obiettivo molto suggestivo: raccontare alle nuove generazioni la Vibo che non c’è più, per capire come è cambiata la città e quale sia il futuro che si prospetta all’orizzonte.
Ai tre sindaci abbiamo rivolto le stesse domande. Eccole

Com’è cambiata la città da quando lei era sindaco?

Sammarco: «Non credo che sia cambiata tanto, certo i problemi sono diversi, ma nel complesso non vedo grandi differenze. Gli anni trascorrono e le possibilità di poter vedere una Vibo diversa, quella che davvero vorremmo, diminuiscono. La Vibo che io vorrei e che non ho visto in questi vent’anni che sono trascorsi da quando ero sindaco, è una città propulsiva, concretamente attiva, che possa dare lavoro e gioia a chi la vive, a cominciare dai giovani. Ecco, io con il mio impegno avrei voluto dare più gioia alla mia comunità».

D’Agostino: «Non è cambiata tantissimo, penso sia comunque migliorata. Non è un caso che una recente classifica del Sole 24 Ore ha acclarato che per qualità della vita dei giovani Vibo è ai primi posti a livello nazionale e prima città del Sud. Vuol dire che evidentemente è una città vivace. Sicuramente si può fare di più, ma credo che bisogna guardare anche alle cose positive».

Maria Limardo

Limardo: «Se chiudo gli occhi e ricordo com’era la città nel 2019, quando mi sono insediata, la vedo estremamente cambiata. Oggi ci sono lavori di riqualificazione ovunque, ci sono ben 84 cantieri aperti in città, per interventi da 160 milioni di euro che sono stati già interamente investiti e appaltati. Questo significa progresso e benessere. La Vibo del futuro che immagino è una città dove i ragazzi possano veramente vivere in spazi che gli sono stati restituiti in termini di vivibilità e progresso»

Tornerebbe a fare il sindaco di Vibo Valentia?

Sammarco: «Fare il sindaco è stata una grande passione, ma è anche un grande impegno. Essere sindaco è il top per un cittadino come me, così legato alla sua comunità. Lo rifarei con orgoglio, ma la carica di sindaco deve essere affidata a una mente giovane che riesca a guardare nel futuro. Io oggi punterei sull’entusiasmo, che non mi è mai mancato».

Nicola D’Agostino

D’Agostino: «Forse direi no, anche per l’età e gli impegni diversi che ho ora. Penso che ogni cosa abbia una sua stagione. Finita una stagione è bene lasciare spazio ai più giovani».

Limardo: «Sì, tornerei a fare il sindaco. Lo rifarei davvero volentieri perché è il mestiere più bello. Per chi ama la politica e vuole incidere sulla propria comunità, è quanto di più bello ci possa essere. Il sindaco l’ho fatto, me lo porto nel cuore e ringrazio chi mi ha concesso di farlo. Fare questa esperienza è stato entusiasmante e importante».

Vibo Valentia ha perso centralità e protagonismo nel corso degli ultimi decenni. Cosa manca per invertire questo trend? 

Sanmarco: «Vibo ha perso innanzitutto il lavoro, ha perso aziende importanti, ha visto la sua economia arretrare. Vent’anni fa, nel 2006, durante il periodo della mia consiliatura, c’è stata l’alluvione che ha raso al suolo speranze e luoghi. Ma Vibo ha perso anche qualità intellettuale, le università sono sorte altrove e altre comunità sono diventate più floride. Ma le risorse per risalire la china ci sono, a cominciare dal turismo culturale che può essere veramente un grande incentivo di sviluppo futuro. Ma devono tornare i giovani, perché solo loro possono costruire il domani di questa città».

D’Agostino: «Non sono convinto che Vibo abbia perso centralità. Resta una città da 30mila abitanti, tra l’altro suddivisa in diverse frazioni. Secondo me resta un bel luogo dove vivere. Andrebbero chiaramente migliorati i servizi e sappiamo bene quali siano i problemi in sanità, ma i lati positivi non mancano, come un’imprenditoria giovanile molto vivace. Io sono ottimista per natura, quindi penso che Vibo meriti di essere vissuta. Certo, tanti giovani vanno via ma ce ne sono molti che invece tornano e riescono a esprimere qui la loro professionalità e le loro competenze. Personalmente sono molto contento che mio figlio sia rimasto qui e sono un po’ dispiaciuto che invece mia figlia abbia deciso di lavorare fuori. Però sono scelte di vita legate a tanti altri fattori».

Limardo: «Nel corso degli anni abbiamo subito una spoliazione infrastrutturale che ha riguardato non soltanto la città di Vibo Valentia ma l’intero il Meridione e la Calabria in particolare. In questo contesto, Vibo è stata storicamente ultima tra gli ultimi. Oggi siamo riusciti a risalire qualche gradino. Con la mia amministrazione abbiamo disincagliato la città dagli ultimi posti delle graduatorie. Però quello che davvero manca sono le opportunità di lavoro e di crescita. I sindaci non possono fare molto da questo punto di vista, tocca soprattutto al Governo centrale e a quello regionale. Eppure sono moltissimi i giovani che ritornano, segno evidente di un risveglio che è in atto e merita soltanto di essere sostenuto e accompagnato».

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