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Sanità, il Vibonese con «carenze di organico» e il lavoro straordinario è regola: ora tocca agli anestesisti

Per l’Azienda sanitaria provinciale la scelta appare inevitabile se si vuole ancora assicurare l'erogazione dei servizi al fine di garantire i Livelli essenziali di assistenza

Sanità, il Vibonese con «carenze di organico» e il lavoro straordinario è regola: ora tocca agli anestesisti
La sede dell’Asp di Vibo Valentia

Oramai il lavoro straordinario è divenuto simile a un autentico fiume in piena. Inarrestabile. L’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia continua, infatti, ad avviare la procedura per i medici specialisti in servizio nei diversi reparti ospedalieri nel tentativo di fare fronte alla atavica e cronica carenza di personale medico-sanitario. Negli ultimi giorni, il commissario straordinario Giuseppe Giuliano ha deliberato le prestazioni aggiuntive per i medici che lavorano nel reparto di pediatria e poi per quelli di nefrologia e dialisi. Nella giornata di ieri, poi, la decisione del massimo responsabile della sanità pubblica vibonese di autorizzare un incremento di ore di servizio anche per i medici in servizio nell’Unità operativa di anestesia e rianimazione. Giuseppe Giuliano, dunque, ha autorizzato «i dirigenti medici di anestesia e rianimazione ad assicurare le attuali attività assistenziali e dei servizi della suddetta Unità operativa ricorrendo, ove necessario ed indispensabile, all’attività aggiuntiva per il periodo che va da ottobre fino al 31 dicembre 2022». [Continua in basso]

«Gravi carenze di organico medico»

Nella delibera – che ha dato avvio alle procedure per l’affidamento del lavoro straordinario – il commissario non ha mancato di ricordare che «l’Azienda sanitaria provinciale ha avviato da tempo tutte le procedure utili e necessarie per la copertura dei posti di dirigente medico nella disciplina di anestesia e rianimazione» in quanto   – questa la denuncia dei vertici dell’Asp  – «le attuali e gravi carenze di organico medico, più volte segnalate dal direttore dell’Unità operativa, determina l’impossibilità di assicurare la regolare turnistica e l’erogazione dei servizi al fine di garantire i Livelli essenziali di assistenza». Da qui, quindi, la recente richiesta avanzata da parte del commissario straordinario Giuseppe Giuliano e del direttore sanitario aziendale Matteo Galletta, tramite il direttore dell’Unità operativa di anestesia e rianimazione Peppino Oppedisano, della disponibilità degli anestesisti in servizio ad eseguire le prestazioni aggiuntive per garantire la funzionalità del reparto.

Richiesta accettata in tempi brevi e con decorrenza immediata.  Detto questo, il commissario straordinario chiarisce sempre nella delibera che «l’effettuazione delle prestazioni aggiuntive è indispensabile per garantire l’erogazione delle attuali attività assistenziali e dei servizi della suddetta Unità operativa. Tali prestazioni aggiuntive, da rendersi al di fuori dell’orario di servizio istituzionale in regime di attività libero-professionale, saranno remunerate secondo quanto stabilito in sede di contrattazione decentrata. L’erogazione di dette prestazioni aggiuntive – è scritto ancora nel testo del documento licenziato dal commissario -, autorizzate fino a1 31 dicembre prossimo, cesseranno comunque con il completamento delle procedure in itinere per la copertura dei posti di dirigente medico nella disciplina di anestesia e rianimazione.

A fine luglio le dimissioni dei due medici vincitori di concorso

Ricordiamo che due dirigenti medici specialisti, vincitori dell’ultimo concorso (17 marzo 2022) per il conferimento di un incarico, a tempo pieno e determinato, per tre anni, hanno rassegnato a fine luglio le proprie dimissioni. Una decisione che è sembrata simile ad una autentica fuga. Detto bando era stato redatto e pubblicato dai vertici dell’Asp proprio «al fine di colmare tempestivamente la grave carenza di personale medico dell’Unità operativa di anestesia e rianimazione del nosocomio del capoluogo» e, dunque, al fine di «garantire sempre l’erogazione dei servizi essenziali, scongiurando il conseguente rischio di una possibile chiusura del reparto».

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