sabato,Maggio 4 2024

Autonomia differenziata, “Radici mediterranee” Vibo: «Rischio spaccatura Nord-Sud»

L’analisi del sodalizio diretto da Antonio Maida: «Il rischio è che si continuerà ad emigrare per curarsi, per studiare o lavorare»

Autonomia differenziata, “Radici mediterranee” Vibo: «Rischio spaccatura Nord-Sud»
Panorama su Vibo Marina

«Il dibattito di queste settimane sul testo approvato dal Consiglio dei Ministri relativo all’autonomia differenziata, lascia tanti dubbi: dalla definizione dei Lep (livelli essenziali nelle prestazioni) – che dovrebbero essere finanziati dallo Stato – dai capitoli di spesa, ai diritti civili e sociali sull’intero territorio, alla sicurezza nazionale. Sono troppe le incertezze, rimarcate nei giorni scorsi dai sindaci calabresi, che, secondo l’iter previsto, dovrebbero essere risolte dalla concertazione tra Governo e poteri locali con scarsa interlocuzione con le istituzioni nazionali e con insidiosi trasferimenti di risorse». Lo sostiene l’associazione di promozione sociale “Radici mediterranee” di Vibo Valentia in una nota a firma del presidente Antonio Maida. [Continua in basso]

Il sodalizio evidenzia: «Secondo i numeri del Governo, per garantire i livelli minimi di assistenza su tutto il territorio nazionale, sarebbero necessari 60 miliardi di euro. Una cifra spropositata che, oggi, le casse dello Stato non possono permettersi. Ma se il testo venisse approvato per com’è scritto, ad essere danneggiate sarebbero quelle regioni del Sud già in difficoltà con la Calabria in testa. Avremmo, infatti, tante regioni a “statuto speciale: una situazione che aumenterebbe le differenze nel Paese, per esempio, su Scuola e Sanità, materie su cui si rischiano gravi squilibri a causa della differenziazione degli stipendi tra chi lavora al Nord e chi al Sud. Il Ddl Calderoli – si fa rilevare ancora – allo stato attuale non chiarisce come si individuino i Lep, non dà al Parlamento la possibilità di intervenire realmente sul merito delle intese e lo spoglia completamente della sua funzione perché questi andrebbero fissati con un Dpcm, un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri. Un atto al limite dell’autoritarismo visti i settori che andrebbe a toccare. Di fatto si tratta di uno smantellamento della sanità pubblica e della scuola pubblica statale che porterebbe alla spaccatura dell’Italia».

Di recente anche «lo storico vibonese Michele Furci ha messo in luce le ragioni che hanno portato all’attuale situazione di dipendenza del Meridione rispetto alla parte settentrionale del Paese. Furci ha invitato le classi dirigenti meridionali a smetterla di piagnucolare e a rivendicare piuttosto i danni subiti dalla colonizzazione, con la quale è stato smantellato l’apparato industriale e manifatturiero che vantava primati di ogni natura, con la sua sovrana autonomia produttiva di Stato siculo-napoletano sino alla prima metà dell’800». «Infine – conclude l’associazione – non si può non condividere la protesta dell’Ance Calabria, secondo cui si sta verificando un affievolimento del potere legislativo dello Stato rispetto alle Regioni. Il rischio è che si continuerà ad andare al Nord per curarsi, per studiare o lavorare. La modifica dell’articolo 117 della Costituzione, ovvero la ripartizione della competenza legislativa tra Stato e Regioni, nei nostri territori porterebbe solo ed esclusivamente ulteriori scompensi, aumentando il divario tra Nord e Sud».

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