lunedì,Aprile 29 2024

Favelloni saluta don Andrea Campennì trasferito a San Calogero

La responsabile Centro Studi Scalabrini, Antonella Natale, a nome della comunità esprime pubblicamente il ringraziamento e la totale riconoscenza verso il sacerdote

Favelloni saluta don Andrea Campennì trasferito a San Calogero
Don Andrea Campennì
La Cattedrale di Mileto e il vescovo Attilio Nostro

“Sono giorni tristi e malinconici quelli che sta vivendo la comunità di Favelloni che dopo sei anni perde il suo amatissimo parroco don Andrea Campennì destinato dal vescovo alla comunità di Calimera e San Calogero, dove certamente saprà far germogliare il messaggio evangelico con la stessa grinta e lo stesso impegno che ha profuso in tutti questi anni a Favelloni, quella stessa comunità che stasera lo festeggia e lo saluta accompagnandolo idealmente in questo nuovo e non facile cammino cui è stato chiamato”. E’ quanto fa sapere Antonella Natale, responsabile Centro Studi Scalabrini Favelloni. “Quella di don Andrea Campennì è stata una presenza costante e viva nella comunità di Favelloni, attenta e proficua, ed è per questo che tutti noi vogliamo esprimere pubblicamente il nostro sincero ringraziamento e la totale riconoscenza per tutto quello che di buono ha fatto per questa comunità per la quale si è speso senza riserve, con dedizione e sacrificio, inaugurando una nuova stagione fatta di momenti profondamente innovativi di cui tutti abbiamo goduto, e rispetto ai quali, il nostro grazie non basterà per esprimergli tutta la nostra gratitudine per la mirabile compiutezza della sua azione pastorale. Per lui, ora, ci saranno altri giorni. Giorni nuovi e nuovi percorsi. Il suo sguardo si perderà verso orizzonti illuminati dalla luce di Cristo, ed è per questo che, malgrado il nostro disappunto e la nostra contrarietà circa le decisioni insindacabili del vescovo, ci stringiamo tutti intorno al nostro caro don Andrea perché attraverso la forza della preghiera possa ritrovare il senso più profondo e più autentico del suo ministero e, con esso, uniformarsi interamente alla volontà del Signore che, come recita il Manzoni, non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne una più certa e più grande. A noi, umilmente, non resta che chiedere a chi avrà la responsabilità di decidere, che almeno non vada perduto nulla, di quanto costruito e faticosamente conquistato, sotto la guida di don Andrea da parte della comunità di Favelloni, che ricordiamo ha una storia completamente diversa da quella degli altri paesini limitrofi. Una storia di crescita, di progresso umano, religioso e sociale indissolubilmente legato ai Missionari Scalabriniani arrivati qui negli anni ‘70 suggellando un nuovo modo di fare comunità e un nuovo modo di fare evangelizzazione che ancora oggi, dopo tantissimi anni , ha fatto e fa la differenza. Ci auguriamo che la nostra comunità che oggi resta orfana di uno dei suoi più preziosi pastori, e da cui ha avuto il privilegio e l’orgoglio di essere guidata, non venga abbandonata a se stessa e al suo destino di provvisorietà, fatto di presenze incerte, sporadiche o transitorie che sembra profilarsi e che mal si concilierebbero con gli sforzi e i risultati di straordinaria bellezza raggiunti in questi anni. Un grande scrittore e credente del passato sosteneva che solo l’inequivocabile manifestarsi del bene la semplicità di animo e la bontà del cuore potranno salvare il mondo ed attuare il messaggio evangelico attraverso una fervida opera di umanizzazione che deve necessariamente passare anche e soprattutto attraverso la cultura e la conoscenza di noi stessi e del nostro stare al mondo. A Favelloni sotto la guida di don Andrea è stata, con grandissima fatica, lavoro e sudore, riportata la biblioteca che fu dello Scalabriniano Padre Maffeo Pretto. Una biblioteca custodita in parrocchia, di oltre settemila volumi fruibile per tutta la comunità e per quanti sentono il bisogno di impegnarsi nella crescita spirituale ed umana.Renderla testimonianza viva e consapevole del messaggio di Cristo attraverso sacerdoti e parroci dotati di grande sensibilità è un preciso dovere del nostro amato vescovo Attilio. Un dovere pastorale cui siamo sicuri non saprà e non vorrà sottrarsi”.

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