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Natuzza Evolo, monsignor Renzo ripercorre la strada per la sua venerabilità

In un libro il vescovo emerito racconta le fasi che hanno portato al processo di beatificazione della Serva di Dio e dei particolari inediti della sua morte

Natuzza Evolo, monsignor Renzo ripercorre la strada per la sua venerabilità

“Mamma Natuzza sulla strada della venerabilità”. Questo il titolo dell’ultima fatica letteraria del vescovo emerito della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Luigi Renzo, presentata nei giorni scorsi a Cosenza. Il volume del presule di Campana rappresenta una sorta di diario delle varie fasi che hanno portato al processo di beatificazione di Natuzza Evolo, morta nel giorno di Ognissanti del 2009. Un lavoro certosino, svolto da chi da vescovo e profondo devoto della mistica con le stigmate di Paravati si è prodigato in prima persona affinché tutto ciò avvenisse e si realizzasse. «Il 6 aprile 2019 – ricorda nel volume monsignor Renzo – non ho visto l’ora di aprire la tanto desiderata Causa di Beati­ficazione di mamma Natuzza, un evento da me atteso e sospirato con grande e pressante trepidazione. Venti giorni prima a Bologna, infatti, mi ero sottoposto ad un delicato intervento chirurgico e temevo di non farcela ­fisicamente a sopportare il peso della cerimonia. Ma le cose si sono messe bene anche nella fase preliminare dell’intervento perché – ne sono convinto – dall’alto anche Natuzza aveva fatto la sua parte perché tutto procedesse tranquillamente. Come è poi avvenuto. Con grande mia soddisfazione e gioia di tutti – aggiunge – quel pomeriggio, nel piazzale della Villa della Gioia si poté procedere, alla presenza di diverse migliaia di persone e di devoti di Natuzza provenienti da varie regioni d’Italia e del Postulatore don Enzo Gabrieli, alla celebrazione della prima seduta pubblica del Tribunale diocesano da me istituito con Decreto del 13 dicembre 2018 per condurre la fase diocesana dell’Istruttoria del Processo».

Il volume, edito da Pellegrini, è diviso in tre capitoli. Il primo presenta la cronistoria documentaria preliminare all’apertura della causa beatificazione, il secondo è dedicato al florilegio di omelie dedicate a Mamma Natuzza, il terzo alla collaborazioni e alle interviste rilasciate sul tema. Segue l’appendice in cui è inserito l’Oratorio sacro “Mamma Natuzza canto di bellezza”, scritto dal vescovo con musiche del maestro Vincenzo Palermo. «Il 20 febbraio 2019 con un Editto Vescovile – sottolinea nell’introduzione al libro monsignor Renzo – annunciavo l’apertura nella Basilica Cattedrale di Mileto della Causa di Beatificazione, programmata per il 6 aprile dello stesso anno. Vedevo così realizzarsi la promessa fatta pubblicamente davanti a migliaia di devoti il giorno delle esequie di Mamma Natuzza e che dentro di me avevo preso come impegno il giorno prima del decesso, il 31 ottobre 2009, quando venni chiamato al suo capezzale mentre si preparava ad esalare l’ultimo respiro. Quella esperienza diretta mi aveva segnato profondamente anche per quello che personalmente ho vissuto di speciale. Natuzza – ricorda – era stata dimessa dall’Ospedale di Catanzaro ormai in fin di vita. Venni chiamato ed andai di corsa al suo capezzale. Soffriva terribilmente e nulla poteva la morfina che le era stata somministrata per alleviare il dolore. Mi apparve in uno stato comatoso.

Dopo aver pregato per lei, d’istinto mi piegai su di lei e le chiesi, senza molta convinzione di avere risposta, se voleva baciare il Crocifisso. Come un lampo si risvegliò, aprì gli occhi finora sempre chiusi per il dolore, alzò leggermente la testa verso di me e baciò intensamente la mia Croce, che riproduce la Stauroteca di Cosenza, e che le avvicinai alla bocca. Sentii dentro di me una vampata di calore e di forte emozione. Natuzza ricadde nello stato di prima, ma capii che anche lei era rimasta attaccata a quel bacio e che Gesù aveva chiuso le sue braccia aperte staccandole dalla croce per abbracciare lei e portarsela per sempre in Paradiso. Continuammo a pregare. Alle ore 5,15 di domenica 1° novembre Natuzza volava a festeggiare i Santi in Paradiso». Il presule prosegue rimarcando che quella Croce pettorale rimane per lui una reliquia preziosa, «così come rimane gelosamente prezioso il piccolo Crocifisso che mi donò la prima volta che andai a trovarla da Vescovo a Paravati. Li sento entrambi come una risposta benedicente per quello che ho potuto fare per la sua Causa di Beatificazione. Nel mentre è ormai prossima la scadenza del Centenario della nascita di Natuzza (1924-2024) – conclude – ho sentito come obbligo morale ripercorrere e rivivere in una nuova luce ed intima gioia il mio incontro con Natuzza, come ho titolato nel 2014 il mio precedente volume a lei dedicato».

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