giovedì,Maggio 16 2024

Vibo Marina: una via al dirigente del Pci, Valarioti, ucciso dalla ‘ndrangheta

L'amministrazione comunale, su proposta del consigliere Silvio Pisani, ha scelto di omaggiare l'intellettuale e politico di Rosarno che ha combattuto la criminalità fino alla fine dei suoi giorni

Vibo Marina: una via al dirigente del Pci, Valarioti, ucciso dalla ‘ndrangheta

E’ stato ucciso dal fuoco della ‘ndrangheta l’11 giugno del 1980. Aveva 30 anni Giuseppe Valarioti ed era il segretario del Pci di Rosarno, nonchè consigliere comunale. Il suo omicidio avvenne dopo una cena in cui si festeggiava la vittoria elettorale del partito. Misero fine alla sua giovane vita con due colpi di lupara e la sua morte apparve subito come un’evidente strategia delle cosche per intimidire la politica. A 43 anni dalla sua scomparsa, l’amministrazione comunale di Vibo Valentia decide – su proposta del consigliere comunale Silvio Pisani – di dedicargli una via. “La decisione – si apprende in una delibera di giunta – è scaturita dalla volontà di omaggiare un importante personaggio politico della storia“. Per tale motivo, “l’amministrazione comunale di Vibo ha deciso di intitolare il tratto di strada, che insiste tra via Lombardia e via Michele Bianchi a Vibo Marina, a Giuseppe Valarioti, intellettuale, politico e attivista italiano”.

La biografia

Giuseppe Valarioti è nato a Rosarno nel 1950 in una famiglia di piccoli agricoltori. Conseguì la maturità classica presso il Liceo Ginnasio Pizi di Palmi e in seguito si iscrisse alla facoltà di Lettere classiche dell’Università degli studi di Messina, dove conseguì la laurea nel 1974. Negli anni seguenti esercitò la cattedra di Storia e Filosofia al Liceo Scientifico Piria di Rosarno, oltre a collaborare agli scavi nel sito archeologico di Medma e ad approfondire studi sulla civiltà magno-greca, pubblicando anche numerosi scritti sull’argomento. A metà degli anni ’70 si iscrisse al Partito Comunista Italiano e divenne segretario della sezione di Rosarno, venendo anche eletto consigliere comunale di Rosarno per il Pci. Dirigente del Pci, sempre accanto agli operai, ai braccianti agricoli e agli studenti per tutelare i diritti, il lavoro, lo sviluppo sociale-culturale-economico della Piana di Gioia Tauro e della Calabria e contrastare lo strapotere della ‘ndrangheta e del malaffare politico-istituzionale che opprimevano le speranze di cambiamento. Ha trovato la morte in un agguato mafioso, a colpi di lupara, l’11 giugno del 1980, al termine di una cena tenuta insieme ai compagni di partito per festeggiare una vittoria elettorale importantissima perché con quel voto i cittadini rosarnesi avevano dato sostegno a Valarioti e ai suoi compagni e alle loro battaglie di civiltà e avevano detto no ai soprusi della ‘ndrangheta. La campagna elettorale era stata infuocata e caratterizzata da pesanti intimidazioni (l’auto bruciata al candidato PCI al Consiglio provinciale Giuseppe Lavorato, l’incendio appiccato alla sezione cittadina, sempre del PCI, e minacce nei confronti degli esponenti comunisti che avevano impostato l’attività elettorale contro i boss ‘ndranghetisti e i loro loschi affari, ma che portò comunque alla vittoria per Valarioti e i suoi compagni (furono eletti sia il candidato da loro proposto per il Consiglio regionale che il candidato per il Consiglio provinciale). Tutto ciò non sarebbe stato tollerato dalla criminalità organizzata che decise di rispondere in modo sanguinario per ristabilire il predominio criminale sul territorio.

Omaggi a Peppe Valarioti

A Valarioti è stata intitolata una delle piazze principali di Rosarno, a poche decine di metri dalla Casa del Popolo, vecchia sede del Pci, che porta il suo nome. Al centro della piazza, in anni più recenti, è stata collocata una scultura, opera dell’artista Maurizio Carnevali, che rappresenta la morte di Valarioti ed è stata dedicata “a tutte le vittime della mafia”. Il Comune di Rosarno, negli anni ’90 ha anche istituito un premio, intitolato a Valarioti che, nelle varie edizioni, è stato concesso all’impegno antimafia e a quello sociale dimostrato da vari enti, personaggi e istituzioni. L’ex sindaco di Rosarno, l’on. Giuseppe Lavorato, nel 2010 all’auditorium del Liceo Scientifico di Rosarno – in occasione della commemorazione per i 30 anni dell’omicidio Valarioti – disse: «Se non c’è dubbio che le attività economiche presenti a Rosarno e nella Piana  furono certamente il fine dell’assassinio, il fatto scatenante fu lo scontro politico che la mafia intese come sfida pericolosa per il suo prestigio, il suo potere, i suoi disegni. Peppe vive nella lotta per gli ideali di libertà e giustizia, per i quali sacrificò la sua giovane esistenza. Amò Medma e la sua storia antica. La difese e la voleva valorizzare per l’elevazione culturale del nostro popolo e per il lavoro che poteva far nascere. Amò la musica, le arti, la bellezza, che voleva fossero godute da tutti e soprattutto dagli umili. Amò i braccianti, i contadini, gli agricoltori, non solo perché da essi nacque, ma per la loro fatica, le loro sofferenze. Sapeva come vivevano molti di loro».

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