giovedì,Maggio 16 2024

San Costantino Calabro: disabile “prigioniero” in casa, i familiari: «Le istituzioni ci aiutino»

I locali siti al quarto piano non permettono al 60enne, affetto da gravi problemi di mobilità, di raggiungere l’esterno

San Costantino Calabro: disabile “prigioniero” in casa, i familiari: «Le istituzioni ci aiutino»

Una soluzione abitativa che permetta al figlio disabile di non restare costantemente chiuso in casa. Un alloggio al piano terra per consentire ad un 60enne, affetto da gravi problemi di mobilità, di uscire all’aperto ma anche poter essere trasferito a Vibo Valentia dove effettuare costanti terapie. L’appello arriva dalla famiglia del disabile, residente a San Costantino Calabro. A seguito di una emorragia cerebrale avvenuta anni fa, il 60enne ha riportato gravi danni. Ad occuparsi di lui, l’anziana madre con cui divide una casa popolare. Un’ abitazione che, trovandosi al quarto piano, non gli permette di poter raggiungere agevolmente l’esterno. Impossibile per la donna riuscire con le sue sole forze a trasportare di peso il 60enne. Una situazione che si riflette negativamente anche sull’accesso ai percorsi di cura: «Non potendosi spostare da casa, anche pensare di fargli seguire delle terapie in grado di migliorare la sua condizione, è difficile. Eppure basterebbe un’abitazione sita al piano inferiore. Ad oggi – evidenziano i familiari – ci troviamo con le mani legate». L’isolamento non consente alcun passo in avanti a livello sanitario: «Purtroppo non possiamo contare su un’assistenza costante e continuativa. L’Asp di Vibo Valentia per un periodo ha inviato un assistente a livello domiciliare. Si riusciva a fare qualche giorno di terapia, uno o massimo due a settimana, ma nulla più. Poi il servizio è stato interrotto. Per un alloggio ai piani bassi siamo pronti a fare la nostra parte pagando un canone di affitto o, eventualmente se disponibile, acquistando la casa. Ad oggi, però, la situazione non si sblocca. Dispiace dover rimanere inermi davanti al tempo che scorre. Come famiglia siamo disposti a impegnarci per poter garantirgli terapie continuative. Ci auguriamo – concludono – che il nostro appello non cadi nel vuoto».

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