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Oltre la disabilità, la compagnia teatrale “Villa arcobaleno” di Limbadi: «Mai più emarginati»

Il laboratorio di teatro-terapia è una delle attività promosse dalla cooperativa sociale Coriss, attiva nel comprensorio calabrese con numerose attività a tutela delle categorie più fragili. Il referente Gradia: «Si cercano di superare gli stereotipi della società. Ad oggi il disabile psichico resta una persona da isolare»

Oltre la disabilità, la compagnia teatrale “Villa arcobaleno” di Limbadi: «Mai più emarginati»

Disabili, anziani ma anche richiedenti asilo, minori destinatari di provvedimenti penali, donne in difficoltà e persone che lottano contro la tossicodipendenza. Il raggio di azione della cooperativa sociale Coriss, nata nel 1990 in terra calabra e attiva a Vibo Valentia, Crotone e Catanzaro, abbraccia tutte le categorie di fragili. L’organismo gestisce servizi socio-sanitari ed educativi per svantaggiati e offre prestazioni di prevenzione, formazione, riabilitazione e cura. L’obiettivo, fin dalla sua fondazione, è quello di promuovere lo sviluppo socio-economico del territorio. Una crescita resa possibile grazie al pieno recupero e l’inserimento fattivo nella società delle categorie più sfavorite. A raccontare questa realtà è il referente Vincenzo Alberto Gradia che spiega: «Coriss è un ente di formazione accreditato con la Regione Calabria. Tutti i servizi vengono erogati in strutture diurne e residenziali gestite dalla cooperativa».

Le attività portate avanti

Le attività portate avanti sono molteplici. Per esempio grazie al progetto Sai del Comune di Gimigliano, che ospita famiglie richiedenti asilo, l’ente offre accompagnamento sociale, legale e lavorativo. Oppure, sempre nel Catanzarese, a Settingiano, vengono accolti ragazzi tra i 14 e 21 anni con provvedimenti penali (messa alla prova, map) o amministrativi. E ancora vengono promosse iniziative di doposcuola, formazione e informazione per ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento (Catanzaro). Nell’area del Crotonese, poi, si garantisce servizio diurno per tossicodipendenti, la casa famiglia “Dopo di noi” pensata per persone con handicap grave prive del sostegno della famiglia. Non manca l’aiuto alle vittime di violenza grazie alla creazione del Centro di accoglienza temporaneo situato a Mellissa. Accanto alle strutture la coop Coriss gestisce progetti a carattere regionale, nazionale ed europeo, spesso in collaborazione con altri enti del terzo settore. Vengono promossi progetti di inclusione finalizzati all’inserimento lavorativo e alla formazione di persone con disabilità o persone maggiormente vulnerabili e a rischio discriminazione. Al contempo, vengono concretizzati progetti contro la povertà educativa, specie nei quartieri a rischio di emarginazione sociale. L’azione Coriss si estende anche nel Vibonese. Presso la residenza psichiatrica “Villa Arcobaleno”, si svolge un servizio destinato all’ospitalità di pazienti con grave disagio psichico a Limbadi, più specificatamente nella frazione San Nicola De Legistis.

Il laboratorio di teatro

Tra le attività di punta, il laboratorio di teatro tenutosi nella struttura, che accoglie pazienti con patologie psichiatriche stabilizzate con potenzialità riabilitative. Teatro terapia nasce sin dall’avvio di Villa Arcobaleno e cioè dal 2006, grazie alla volontà del coordinatore della residenza nonché referente Coriss, Vincenzo Alberto Gradia, supportato negli anni dagli operatori Michele Iaconis, Rosanna Solano, Davide e Miriana Aquilano: «L’attività teatrale – spiega Gradia- tra le varie attività riabilitative è quella che più si è distinta e affermata nel corso degli anni grazie soprattutto al coinvolgimento e alla grande partecipazione di tutti gli ospiti.  È nata così una compagnia teatrale “particolare”, costituita da ospiti e operatori e che ha preso il nome di un ex ospite, Giuseppe Francolino, deceduto all’ospedale di Lamezia Terme, dove era stato ricoverato nell’agosto del 2009». Ad oggi, il teatro «ha dato e continua a dare agli ospiti di Villa Arcobaleno la possibilità di fare nuove esperienze e di sperimentare un’attività che favorisce la socializzazione e l’integrazione facendoli diventare “attori per un giorno” superando i loro limiti e soprattutto gli stereotipi della società che vede nel disabile psichico una persona da emarginare se non addirittura da discriminare. Nel corso degli anni – aggiunge il coordinatore- la compagnia si è cimentata in vari spettacoli mettendo in scena dei grandi classici della letteratura italiana come “La Patente” di Luigi Pirandello e del teatro (a tal proposito come non ricordare “Natale in casa Cupiello” andata in scena pochi anni fa a Catanzaro). Nell’ultimo periodo si è intrapresa la strada delle commedie dialettali brillanti cercando di valorizzare il dialetto quale “lingua” che rappresenta e custodisce le origini, le tradizioni, gli usi e i costumi del nostro territorio».

Dal 2016 la compagnia si avvale del contributo fattivo dell’Associazione teatrale sancalogerese: «Saverio Zinnà, Salvatore Manco, Antonella Barletta, Barbara Ventrici, Nuccia Monteleone e Salvatore Maccarone con la loro grande generosità e sensibilità sono entrati nel cuore e nelle menti dei nostri ospiti e di tutta l’equipe di “Villa Arcobaleno” trasformando quello che inizialmente era nato come un semplice rapporto di collaborazione in una bellissima amicizia. Le prove svolte durante l’anno, si aspettano con trepidazione, con entusiasmo e con la consapevolezza che anche al di fuori dell’ambiente protetto di “Villa Arcobaleno” esistono persone speciali in grado di accogliere, proteggere e supportare i più deboli, ed in questo caso gli utenti, proprio come farebbe una mamma con i loro figli». I risultati non sono mancati: «Il lavoro che quest’anno la compagnia ha presentato presso il Cinema Moderno a Vibo Valentia, è stata la commedia brillante in due atti “C’è da morìri”. Una commedia siciliana riadattata ai giorni nostri che racconta le peripezie di una semplice famiglia, proprietaria di un’agenzia funebre in conflitto con i propri parenti per questioni di eredità. È stata una serata bellissima: teatro pieno, sia di persone che di calore umano, applausi continui a scena aperta. Il protagonista Rocco, un “ragazzo speciale” guardava sempre verso il pubblico quasi a cercare conferma dell’effetto della sua performance. Tutti gli ospiti della Residenza psichiatrica – aggiunge – sono riusciti a ricordare a memoria praticamente tutte le battute». L’emozione è stata tantissima e la performance ha commosso protagonisti e pubblico, esploso con una standing ovation finale. «Gli utenti della Residenza Antonio, Agostino, Annunziato, Carlo, Michele, Raffaele, Salvatore, Vincenzo e il protagonista indiscusso Rocco nella parte di Lazzaro sono stati abbracciati idealmente dalla platea e portati in trionfo per la loro performance e per aver regalato ai presenti un “pezzo di infinito…”. Erano presenti in platea il sindaco di Vibo, Maria Limardo intervenuta per fare un breve saluto al direttivo della cooperativa Coriss e ai componenti della compagnia G. Francolino. Il senatore, Giuseppe Mangialavori; giunta e rappresentanti dell’amministrazione comunale, l’ex primo cittadino Elio Costa, il sindaco di Briatico Lidio Vallone, l’imprenditore Nuccio Caffo, il presidente del Forum Terzo Settore Pino Conocchiella», rimarca Gradia. In tale contesto, il presidente del Coriss, Salvatore Maesano ha fatto conoscere ai presenti le attività che la cooperativa porta avanti in Calabria. A curare il prologo, il giornalista e docente Nicola Rombolà.

I progetti portati avanti dalla cooperativa, che si trova a dover rispondere a bisogni diversificati, non sono esenti da ostacoli: «Le difficoltà maggiori sono legate alla gestione dei servizi rivolti alle persone fragili, spesso connesse alla complessità e alla sensibilità dei problemi che coinvolgono tali gruppi». Bisogna fronteggiare le limitate risorse finanziarie: «I servizi sociali spesso operano con risorse finanziarie limitate, spesso le stesse risorse sono bloccate dalla burocrazia, il che può rendere difficile fornire un livello adeguato di supporto e risorse a chi ne ha bisogno». A ciò si aggiunge la complessità dei bisogni: «Le persone appartenenti alle fasce deboli possono avere bisogni complessi e interconnessi, che richiedono approcci personalizzati e soluzioni su misura. Affrontare queste sfide richiede un approccio integrato, che coinvolga la collaborazione tra la politica, organizzazioni non-profit, comunità locali e volontari. La pianificazione strategica, la sensibilità culturale e un impegno per l’equità sono fondamentali per migliorare la gestione dei servizi rivolti alle fasce deboli della società», chiosa il coordinatore Gradia.

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