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Reperti nella villa comunale a Vibo, l’archeologo Collia: «Basta degrado. S’intervenga per valorizzarli»

I resti di alcune strutture abitative risalenti al periodo greco della città versano in un’area sporca e vandalizzata. Lo studioso: «I nostri siti archeologici meritano di essere promossi e resi fruibili»

Reperti nella villa comunale a Vibo, l’archeologo Collia: «Basta degrado. S’intervenga per valorizzarli»

Proteggere i beni archeologici che raccontano la storia della città, dare un segnale di attenzione ad un comprensorio che cerca di ripartire dal punto di vista economico-sociale. È l’auspicio di molti vibonesi che, quotidianamente, si interfacciano con una realtà a tratti lontana dai progetti e idee di sviluppo che sovente vengono annunciati dalle istituzioni. A livello locale e non. Un patrimonio pregevole, esistente, ma a volte poco valorizzato o lasciato al completo oblio. L’ultima segnalazione arriva da Giuseppe Collia, archeologo e docente. Già in passato, lo studioso aveva posto l’attenzione sull’esigenza di promuovere e rendere pienamente fruibile i beni culturali esistenti a Vibo e in provincia, al fine di incentivare le presenze turistiche e al contempo restituire tasselli di storia alla città. Collia fa rivelare: «I resti di alcune strutture abitative, risalenti all’ età ellenistica, rinvenute nel 2014, in occasione di un saggio di scavo praticato nella Villa Comunale di Vibo Valentia, versano in pessime condizioni». Per non parlare del pannello esplicativo, danneggiato in larga parte: «Andrebbe ripristinato», evidenzia. L’amarezza è tanta: «In un paese civile tutto questo non dovrebbe esistere, senza se e senza ma. Le istituzioni preposte diano un segnale affinchè tutti i siti di punta del nostro comprensorio siano adeguatamente promossi e soprattutto fruibili. La nostra città lo merita».

Lo stato dei reperti, immersi anche in materiale vegetativo e qualche rifiuto gettato alla rinfusa, non rende onore alla storia che rappresentano. La scoperta risale alla primavera di dieci anni fa. In occasione di lavori di riqualificazione della villa comunale, infatti, era stato possibile effettuare indagini stratigrafiche nella porzione più orientale del giardino pubblico. L’area indagata, infatti, si trova nel cuore della antica città di Hipponion. Per tale motivo, era stato praticato un saggio rettangolare, circa 12 metri per 4, che ha messo in luce resti di strutture murarie pertinenti a più unità residenziali, riferibili all’abitato di epoca ellenistica. Testimoniano una lunga fase di occupazione, caratterizzata da diversi interventi costruttivi, compresa tra gli ultimi decenni del IV e il pieno II secolo aC come rimostra il rinvenimento di ceramica a vera. L’area, nel pieno II secolo aC pare abbia subito un repentino abbandono. In più, il muro più meridionale tra quelli rinvenuti era affiancato da una canaletta con fondo e copertura in laterizi e spallette in pietra la cui portata ampia si giustificava con la necessità di smaltire le acque superficiali provenienti da settori più a monte, vista la presenza di un notevole dislivello. Approfondendo lo scavo, sono stati rinvenuti un lacerto di struttura muraria e stratigrafie da riferire con grande probabilità ad una fase più antica collocabile tra gli ultimi decenni del V e gli inizi del IV secolo aC. Anche in tale contesto, il rinvenimento di ceramiche a vernice nera (saliere e coppe) ha contribuito a definire il quadro cronologico. Da qui l’appello a restituire decoro all’area. La segnalazione dell’archeologo Collia, non è caduta nel vuoto. C’è infatti chi si è proposto per ripristinare la targa e ridare lustro ai reperti, piccoli musei a cielo aperto, testimonianze della storia della città: «Sensibilizziamo le istituzioni preposte a intervenire in nome della tutela e della valorizzazione, un dovere sancito dall’art.9 della Costituzione», ha chiosato lo studioso.

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