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Il docufilm di Caracciolo sulle terrecotte preistoriche di Monte Poro alla Rassegna internazionale di Belgrado

La proiezione all'importante kermesse di archeologia è l’ennesimo riconoscimento alla produzione dell’autore di LaC Storie che qualche giorno fa ha festeggiato il traguardo delle 200 puntate

Il docufilm di Caracciolo sulle terrecotte preistoriche di Monte Poro alla Rassegna internazionale di Belgrado
Le terrecotte preistoriche di Monte Poro

Nemmeno il tempo di festeggiare il traguardo delle 200 puntate di LaC Storie, che il documentarista vibonese Saverio Caracciolo inanella un alto prestigioso riconoscimento. Il suo documentario La terracotta preistorica, infatti, sarà proiettato nel corso della XXIV Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Belgrado, che si terrà nel Museo nazionale della capitale serba dal 28 maggio al 2 giugno

La rassegna – come spiega una nota dell’Istituto Italiano di Cultura di Belgrado – offre agli esperti del settore e al vasto pubblico di appassionati la possibilità di conoscere le produzioni più recenti nel settore dell’archeologia e delle discipline affini. In particolare, «verranno presentati cinque documentari italiani, messi a disposizione dell’Istituto dai loro autori grazie alla preziosa collaborazione del Ram film festival della Fondazione Museo Civico di Rovereto, la cui prossima edizione si terrà dal 2 al 6 ottobre 2024 a Rovereto. Tutti i documentari saranno presentati in versione originale italiana, con sottotitoli in lingua serba».

Il documentario di Caracciolo

Quello firmato da Saverio Caracciolo, con la consulenza scientifica di Dario Godano, racconta la storia dello studioso Cosmo Rombolà, 81 anni, che realizza manufatti in terracotta usando tecniche preistoriche. Sull’altopiano del Monte Poro, in località Torre Galli, in provincia di Vibo Valentia, tra il 1922 e il 1923 l’archeologo Paolo Orsi portò alla luce una necropoli della prima età del Ferro rinvenendo più di 300 tombe dotate di numerose suppellettili sepolcrali. Rombolà, fin da giovane, affascinato da queste popolazioni e studiando i contenuti delle tombe, è riuscito a riprodurne il vasellame, utilizzando le stesse misure e tecniche, come la cottura sotto terra.

L’interesse archeologico e antropologico

A dimostrazione dell’interesse archeologico e antropologico che suscita il documentario targato LaC, c’è da ricordare che lo scorso anno, lo stesso corto fu selezionato per la quinta edizione del prestigioso Firenze Archeofilm 2023, Festival internazionale del Cinema di archeologia, arte e ambiente, che vedeva in rassegna 80 film, tra cui moltissime anteprime, provenienti da 16 Nazioni diverse tra cui Stati Uniti, Spagna, Malesia, Regno Unito, Iran, Turchia, Cina, Indonesia, Svizzera, Brasile.

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