giovedì,Aprile 25 2024

Scandalo “Strada del Mare”, la Provincia di Vibo presenta il conto (salato) al rup

L’ente intenzionato a recuperare la somma di oltre quattro milioni e mezzo di euro dopo la sentenza d’appello della Corte dei Conti che interessa anche il direttore dei lavori. Reati invece prescritti in sede penale

Scandalo “Strada del Mare”, la Provincia di Vibo presenta il conto (salato) al rup

La Provincia di Vibo Valentia presenta il conto per il quasi disastro dei lavori sulla Strada del Mare dopo la sentenza della prima sezione giurisdizionale della Corte di Conti d’appello di Roma nel giudizio di responsabilità erariale che ha portato alla condanna del direttore dei lavori e del rup. Ed è un conto “salato”: 4.874.614,90 di euro di cui l’80% a carico dell’allora direttore dei lavori Giuseppe Teti (cioè la somma di 3.899.691,92 euro) e la restante somma (974.922,28 euro) a carico del rup Antonio Francolino, 55 anni, di Vibo Valentia.
Nel novembre scorso l’ex dirigente della Provincia di Vibo, Giuseppe Teti, è però venuto meno e così la Provincia di Vibo Valentia con apposita delibera si dice ora intenzionata a chiedere ragguagli ed indicazioni alla Procura regionale della Corte dei Conti circa la necessità di notificare il titolo esecutivo della sentenza nei confronti degli eredi. Responsabile del procedimento finalizzato all’esecuzione della sentenza di condanna della Corte dei Conti è stato confermato il segretario generale della Provincia, Mario Ientile, ed è stata avviata la necessaria attività propedeutica all’esecuzione della sentenza, mediante l’avvocatura-ufficio legale dell’ente, nei confronti del dipendente della Provincia Antonio Francolino, riservandosi la Provincia di chiedere alla Procura della Corte dei Conti indicazioni per la notifica agli eredi di Giuseppe Teti. All’ufficio legale della Provincia è stato conferito mandato di procedere nei confronti dell’ingegnere Antonio Francolino anche mediante esecuzione forzata per il recupero della somma alla quale è stato condannato per danno da errata contabilizzazione dei lavori della Strada del Mare (che doveva collegare Pizzo a Rosarno) per la cifra di 974.922,28 euro.  [Continua in basso]

La sentenza della Corte dei Conti

La prima sezione giurisdizionale centrale d’appello della Corte di Conti (con sede a Roma) ha accolto l’appello principale del procuratore regionale della Corte dei Conti ed ha condannato i due convenuti (Giuseppe Teti e Antonio Francolino) al risarcimento del danno da errata contabilizzazione dei lavori della Strada del Mare per la somma di 4.874.614,90 di euro (3.899.691,92 euro e carico di Teti e 974.922,28 euro a carico di Francolino). La stessa sentenza ha poi rimesso gli atti alla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti calabrese per la prosecuzione del giudizio di merito con riferimento all’azione risarcitoria con riferimento al danno da mancata realizzazione della Strada del Mare e, per l’effetto, ha cancellato la prescrizione decretata invece in primo grado, non dichiarando estinto il diritto della Provincia di Vibo ad ottenere anche il risarcimento del danno erariale quantificato in oltre dieci milioni di euro (10.508.949,39 euro) ma che poi la sentenza di primo grado ha diminuito sino alla somma di due milioni di euro. Dopo un annullamento con rinvio ad opera della prima sezione giurisdizionale centrale della Corte dei Conti di Roma è poi arrivata la nuova sentenza della Corte dei Conti calabrese con la quantificazione di un danno risarcibile da mancato completamento per due milioni di euro.

In particolare, per danno da mancata realizzazione della Strada del Mare, con un nuovo giudizio della Corte dei Conti calabrese che si è pronunciata sul rinvio della Corte dei Conti d’Appello centrale, l’ingegnere Giuseppe Francesco Teti è stato condannato a pagare la somma finale per mancato completamento dell’opera di 400mila euro (oltre accessori e rivalutazione monetaria), mentre Antonio Francolino è stato condannato al pagamento di 1.600.000,00 euro (oltre accessori e rivalutazione monetaria). Sommando tali somme al danno da errata contabilizzazione dell’opera, la responsabilità erariale che il Collegio ha accertato in capo ai due convenuti (Francolino e Teti) è di euro 6.874.614,90 euro così ripartiti: 2.574.922,28 a carico di Antonio Francolino, ed euro 4.299.691,92 a carico di Giuseppe Teti.

In questo caso, la Procura della Corte dei Conti contesta al rup della Strada del Mare, Antonio Francolino, l’esecuzione di un “progetto carente sin dalle sue fasi preliminari e l’omessa utilizzazione di specifici rimedi (quali la risoluzione contrattuale), per evitare l’aggravarsi della situazione, tale da comportare, in ultimo, la mancata realizzazione dell’opera pubblica”. [Continua in basso]

Tra le più significative manchevolezze imputate all’ingegnere Francolino, quella di: non aver redatto il documento preliminare di progettazione dell’opera, né convocato la conferenza di servizi tra agli enti coinvolti dal progetto; di non aver acquisito tutti i pareri necessari per la cantierabilità dell’opera; l’aver validato progetti lacunosi.

Quanto, invece, al danno da errata contabilizzazione dell’opera pubblica, per la Corte dei Conti al direttore dei lavori (e quindi a Giuseppe Teti) era richiesta, all’atto dell’istruttoria prodromica all’emissione dei certificati di pagamento in acconto, una precisa verifica dei lavori fino a quel momento svolti per singolo stato di avanzamento lavori (sal) affinchè vi sia la più precisa corrispondenza possibile tra quanto liquidato e quanto effettivamente realizzato dall’appaltatore. Nel caso di specie risulta un pagamento alle ditte eccedente di circa 2,5 milioni di euro il dovuto, sussistendo così una “macroscopica differenza tra l’entità dei lavori effettuati e gli importi liquidati, tale da rendere manifestamente e inescusabilmente riprovevole la condotta omissiva serbata dal direttore dei lavori (Teti) nell’occasione, in relazione alla precipue competenze a costui affidate dalla normativa sugli appalti”. [Continua in basso]

Le responsabilità del rup Francolino

Siffatta macroscopica divergenza – scrive la Corte dei Conti in sentenza – appare peraltro circostanza dirimente anche ai fini del giudizio di infondatezza dell’appello interposto dal Francolino, in ordine alla contestata corresponsabilità del r.u.p.: in occasione degli accertamenti investigativi svolti in sede penale, egli ammise che, soprattutto con riguardo agli ultimi stati di avanzamento dei lavori, vi era una situazione non conforme a legge e nonostante ciò – rimarcano i giudici contabili – ritenne di non svolgere alcun approfondimento, continuando a sottoscrivere i certificati di pagamento, nell’illusoria convinzione che le somme in eccedenza potessero poi conguagliarsi a saldo in sede di collaudo finale, stante le riserve a sua volta avanzate dalla ditta appaltatrice. Ciò non è potuto però avvenire a causa della cessazione di ogni rapporto contrattuale e la conseguente in esecuzione dell’opera. Non vi è chi non veda, allora, come, anche per evitare inconvenienti di siffatto tipo, sia da ritenersi doveroso che il direttore dei lavori, in primis, effettui puntuali riscontri in corso d’opera, cui però deve aggiungersi la vigilanza del r.u.p sull’operato del primo, alla luce del ruolo centrale attribuitogli dal quadro normativo” in modo da evitare pagamento “parziali in plateale eccedenza rispetto al dovuto”.

Per i giudici contabili, nel caso di specie, il danno erariale consiste primariamente nella perdita del valore d’uso temporaneo (sino al rispristino funzionale delle stesse) delle opere della Strada del Mare costruite, “fatta eccezione per la galleria Joppolo/Coccorino dove – rimarcano i giudici – è necessario un intervento riparatore ad hoc”, visto che si è rovinato irrimediabilmente e pericolosamente un costone roccioso per un’opera inutile.

Antonio Francolino è attualmente il responsabile del settore Viabilità della Provincia di Vibo Valentia.

Il processo penale finito in prescrizione

Della mancata realizzazione della Strada del Mare – sicuramente uno dei principali scandali del Vibonese – se ne è discusso anche in sede penale, atteso che il 31 ottobre 2019 il gup del Tribunale di Vibo Valentia ha rinviato a  giudizio, oltre ad Antonio Francolino e Giuseppe Francesco Teti, anche Antonino Scidà, direttore tecnico delle imprese di Vincenzo Restuccia, e Giacomo Consoli, di Vibo Valentia, ex dirigente dell’ufficio Lavori Pubblici della Provincia di Vibo Valentia. Un quinto indagato – l’imprenditore Vincenzo Restuccia di Rombiolo – era nel frattempo deceduto (27 dicembre 2017). Tuttavia l’8 settembre dello scorso anno, il Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto dal giudice Chiara Sapia (a latere Claudia Caputo e Giorgia Ricotti) ha dichiarato per tutti gli imputati il non luogo a procedere per prescrizione in ordine a tutti i reati contestati.

Le ipotesi accusatorie in sede penale partivano dalla gestione della progettazione dell’opera per arrivare sino alla sua approvazione da parte della direzione lavori e del responsabile del procedimento. Secondo quanto accertato dalla Guardia di finanza, in ben undici casi era stato dichiarato lo stato di avanzamento dei lavori che aveva consentito, a favore dell’impresa aggiudicataria, il pagamento di importi nettamente superiori rispetto a quelli corrispondenti al valore dei lavori effettivamente realizzati. Per la Procura, quindi, le somme di ogni singolo stato di avanzamento lavori sarebbero state artatamente “gonfiate” concordando la percentuale da applicare di volta in volta e inserendo indebitamente lavori non previsti nel progetto iniziale, sul falso presupposto che fossero necessari per l’esecuzione a regola d’arte.

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