“Nel Comune di Briatico, i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative svoltesi il 24 ed il 25 maggio del 2014, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione, nonchè il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica”. Dopo Limbadi, sono state rese note anche le motivazioni dello scioglimento degli organi elettivi del Comune di Briatico per infiltrazioni mafiose con una dettagliata relazione firmata dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, che a sua volta richiama la relazione del prefetto di Vibo Valentia, Guido Longo. Per ministro e prefetto, nel caso del Comune di Briatico si è in presenza di “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degliamministratori locali con la criminalità organizzata e su forme di condizionamento nell’amministrazione comunale di Briatico volte a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonchè il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità”.
Sul sindaco Andrea Niglia le relazioni di ministro, prefetto e commissione di accesso agli atti si soffermano ricordando che “allo stato risulta indagato in un procedimento penale per il delitto di corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso e in relazione allo scioglimento del 2012 è pendente innanzi alla Corte di Appello di Catanzaro il giudizio di incandidabilità”, mentre “nell’ambito familiare risultano vincoli di parentela con soggetti pluripregiudicati”. Le relazioni, quindi, dopo aver documentato la “presenza del locale di ‘ndrangheta di Briatico nell’amministrazione comunale già a partire dalla fine degli anni ‘80”, con ingerenze dirette nella politica locale da parte della famiglia Accorinti, ricordano che in tale quadro “già di per sé altamente compromesso ed allarmante”, nell’assetto “in corso di investigazioni sono emersi importanti riferimenti alla contiguità di taluni esponenti della criminalità organizzata con ambienti della massoneria, rivelando sul punto che un collaboratore di giustizia nel corso di un interrogatorio ha fornito elementi di riscontro in ordine alla commistione con una frangia della c.d. massoneria deviata e più segnatamente con quella permeata dalla ‘ndrangheta”. (LEGGI QUI: La masso-mafia dei “Sacrati sulla spada” da Vibo Valentia al Vaticano). In tale quadro, la commissione di accesso agli atti ha inteso valorizzare talune conversazioni estrapolate dal procedimento Costa Pulita per fornire una lettura documentata del contesto ambientale in cui hanno avuto luogo le consultazioni amministrative del maggio 2014, che hanno visto competere una sola lista e che si sono concluse con l’elezione dell’attuale sindaco, il quale aveva già rivestito la carica di organo di vertice dell’ente dal maggio 2005 al marzo 2010 nonchè quella di consigliere comunale di minoranza e capogruppo a seguito della tornata elettorale del 2010”.
Per motivare lo scioglimento viene poi evidenziato “l’uso distorto della cosa pubblica concretizzato nel favorire soggetti o imprese collegati direttamente od indirettamente ad ambienti controindicati”, con “reiterate anomalie ed irregolarità nella gestione degli incarichi, prevalentemente di natura tecnica, ripetutamente affidati in via diretta, in spregio ai principi di concorrenza e rotazione, agli stessi soggetti. Più nel dettaglio – spiega la relazione – uno dei sottoscrittori della lista dell’attuale sindaco, legato da rapporti parentali ad un amministratore comunale ed a professionisti beneficiari di incarichi da parte dell’ente, è risultato titolare di una società fornitrice di una ditta destinataria nell’ottobre 2017 di interdittiva antimafia. In tale contesto viene sottolineato che la citata ditta destinataria di interdittiva – i cui soci sono legati da vincoli di parentela ad un dipendente ed ex socio della ditta medesima, in relazione al quale sono emerse frequentazioni con esponenti di spicco della locale ‘ndrangheta e con persone ad essa contigue – ha fornito strutture ricettive ad altra impresa, anch’essa destinataria di informativa interdittiva, la quale ha gestito nel comune di Briatico l’accoglienza dei migranti”. La relazione di scioglimento sottolinea pure che “l’assetto delle lottizzazioni prefigurato in epoche passate non ha ancora avuto compiuta realizzazione”, mentre nel settore delle “concessioni demaniali marittime, vi è stata l’assenza di qualunque attività di controllo da parte dell’ente – pure a fronte di numerose violazioni accertate dalla competente Capitaneria di Porto – e la circostanza che tra i beneficiari dei titoli autorizzativi figurano soggetti che rientrano in una fitta trama di rapporti trasversali tra amministrazione comunale e criminalità organizzata”.
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