venerdì,Aprile 19 2024

‘Ndrangheta: processo “Costa Pulita”, lascia il carcere Pino Bonavita

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro concede gli arresti domiciliari al 73enne indicato come il boss di Briatico 

‘Ndrangheta: processo “Costa Pulita”, lascia il carcere Pino Bonavita

Lascia il carcere Francesco Giuseppe, detto Pino, Bonavita, 73 anni, di Briatico, detenuto dal 14 luglio 2016 quando è stato catturato dalla polizia a Praga dopo essersi dato alla latitanza per sfuggire all’ordinanza di custodia cautelare emessa a suo carico nell’ambito dell’operazione antimafia della Dda di Catanzaro denominata “Costa Pulita”. Il Tribunale del Riesame, accogliendo un’istanza degli avvocati Giovanni Vecchio e Giuseppe Bagnato, non ha infatti ravvisato quell’eccezionale gravità del quadro cautelare che giustifica il mantenimento in carcere per gli ultrasettantenni, a fronte delle accuse per le quali si trova attualmente imputato dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia nel processo con il ordinario nato dall’operazione “Costa Pulita”. L’istanza era stata rigettata dal Tribunale di Vibo e da qui il ricorso degli avvocati Bagnato e Vecchio al Riesame di Catanzaro che ha dato loro ragione. A Pino Bonavota viene contestato il reato di associazione mafiosa con il ruolo di promotore, insieme ad Antonino Accorinti, della consorteria criminale che domina a Briatico. Altra contestazione attiene all’intestazione fittizia di beni. Pino Bonavita resterà agli arresti domiciliari a Torino a casa della figlia.

Le risultanze investigative dell’inchiesta “Costa pulita” hanno in particolare evidenziato che Pino Bonavita ha “interessenze, tramite interposte persone”, in diverse imprese ed immobili quali: il villaggio “Green Garden di Briatico”; la “Horacle srl”; il “Green Beach srl”; appartamenti a Briatico siti in località “Piani di Vadi”; società di costruzioni di edifici Sicam srl”. Pino Bonavita, secondo l’accusa, avrebbe inoltre mantenuto – al pari di Antonino Accorinti – rapporti diretti con il boss di Limbadi e Nicotera, Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”. A tal proposito appaiono significative le risultanze investigative che hanno visto Pino Bonavita recarsi nel bar Tony di Nicotera Marina, ritenuto dagli inquirenti il “quartier generale” dove il boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, riceveva accoliti, sodali, capi, gregari, imprenditori ed insospettabili. Pino Bonavita viene anzi ritenuto dalla Dda “un vero e proprio partner di primo piano sia di Accorinti Antonino e sia dello stesso Mancuso Pantaleone detto Scarpuni”, con accordi fra Bonavita e Mancuso anche per “il sostentamento delle spese legali dei detenuti”. In occasione della visita di Pino Bonavita a Pantaleone Mancuso nel bar “Tony”, gli investigatori sono venuti a conoscenza, fra l’altro, delle discussioni concernenti il progetto di cessione del villaggio “Green Garden” di Briatico, con Bonavita che avrebbe riferito a Mancuso che, una volta alienato il  villaggio turistico, lui e Nino Accorinti avrebbero “dato al boss la sua parte e solo successivamente si sarebbero spartiti la loro”.

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