Vibo col tasso di mafiosità delle imprese più alto d’Italia, Masciari: «Hanno tutto in mano»
Il testimone di giustizia catanzarese commenta i dati snocciolati dalla Commissione antimafia. «L'ho vissuto trent'anni fa sulla mia pelle e mi sono ribellato. Si colga l'allarme e si agisca in fretta»
«Le massime autorità locali parlano di scuole, imprese, possesso di armi ed omicidi causati da futili motivi, che portano allo scenario di una Calabria e di una città come Vibo Valentia totalmente indifese davanti a situazioni che sembrano addirittura portarci fuori dalla realtà dello Stato di diritto». Lo afferma il testimone di giustizia Pino Masciari, commentando i dati riportati dalla Commissione parlamentare antimafia che indicano come il tasso medio di mafiosità sulle imprese italiane del 3.3% passa all’86.4% nella provincia di Vibo Valentia. [Continua in basso]
«Numeri sconcertanti – dice – e situazioni dove sembra quasi non poter intervenire lo Stato. Hanno tutto in mano! Non può questo Paese permettere che la parte sana della Calabria fugga lasciando il territorio in mano ad una ‘ndrangheta sempre più pervasiva in tanti settori pubblici e privati. Trenta anni fa ho vissuto sulla mia pelle, da imprenditore e da cittadino calabrese, tale situazione a cui mi sono ribellato denunciando, trovandomi poi tra l’incudine e il martello, tra la ferocia della ‘ndrangheta e la lassità dello Stato».
«Quale credibilità – chiede – vuole ottenere l’attuale classe dirigente, politica, istituzionale, imprenditoriale e sociale, che sembra sorpresa di aver scoperto solo ora tale e tanta indecenza nella provincia tra le più povere d’Italia?».
Masciari segnala «la pubblica amministrazione e la giustizia che fanno fatica a funzionare, le tasse elevate, le banche che non danno credito, il mercato del lavoro rigido, le scuole carenti, lo stato sociale debole che subisce etc. mentre le mafie e la corruzione sono le uniche che proliferano, agiscono con alleanze imprenditoriali e politiche. Oggi grazie alle attività della Distrettuale Antimafia di Catanzaro, coordinata dal Procuratore Nicola Gratteri, emerge la complessità di tale situazione che fino a qualche anno fa nessuno voleva vedere e riconoscere. Credo – conclude – che sia necessario raccogliere l’allarme ed agire in fretta».