Imponimento: Michienzi, le armi per gli Anello ed il monopolio nel taglio dei boschi
Terminato l’esame ed il controesame di uno dei principali collaboratori di giustizia. I legami fra i clan, gli accordi con Damiano Vallelunga e la figura di Facciolo imposta nel villaggio degli imprenditori Stillitani
Controesame del collaboratore di giustizia, Francesco Michienzi, nel processo nato dall’operazione antimafia denominata Imponimento contro il clan Anello di Filadelfia. In video-collegamento con l’aula bunker di Lamezia Terme, dinanzi al Tribunale collegiale, il collaboratore di giustizia – rispondendo alle domande degli avvocati Anselmo Torchia e Domenico Anania – ha spiegato che il gruppo Fruci si occupava principalmente di Acconia di Curinga disponendo di diverse armi. “Sono stato io – ha raccontato Michienzi – a ritirare una carabina da Francesco Mallamace, mentre i proiettili li ritiravo dai Campisano, amici degli Anello. Un’altra volta, invece, ho rubato in una casa un’intera cassaforte e con l’auto l’ho poi portata da Giuseppe Anania per aprirla con un flessibile. Dentro la cassaforte abbiamo trovato alcuni fucili ed una pistola che ho poi consegnato a Tommaso Anello”. Francesco Michienzi ha quindi ricordato di aver assistito alla cessione di un’arma proveniente dalla Svizzera, mentre per l’arrivo di altre armi a fare da tramite con i Rondinelli sarebbe stato Tommaso Anello. “I Rondinelli sono i nipoti dei Pungitore – ha dichiarato il collaboratore -, intimi amici degli Anello. Il fucile a pompa usato per l’omicidio di Raffaele Cracolici nel 2004 era stato modificato dai Rondinelli già nel 2002”. [Continua in basso]
E’ toccato quindi all’avvocato Giovanni Vecchio affrontare diverse questioni che attengono alla figure dell’imprenditore Antonio Facciolo e di Domenico Ciconte di Sorianello. “Conosco tre Domenico Ciconte – ha chiarito Michienzi – uno chiamato Palla, uno detto Cucù ed un altro noto come Berlusconi. Sia Domenico Ciconte, detto Palla, che Domenico Ciconte detto Cucù, avevano un’impresa boschiva. Domenico Ciconte, Palla, stava tagliando un bosco nel territorio comunale di Curinga. Successivamente ci arrivò un’imbasciata che nella nostra zona dovevano tagliare i boschi solo Domenico Ciconte, detto Berlusconi, e Francesco Mallamace”. Per un dato lasso temporale – dalla fine degli anni ’90 ad almeno il 2002 – secondo Michienzi il monopolio del taglio dei boschi l’avrebbero in ogni caso avuto Domenico Ciconte, detto Palla, e Domenico Ciconte, detto Cucù. “Domenico Ciconte, alias Palla, è il fratello di Pinuccio e di Gaetano Ciconte. A Curinga, Domenico Ciconte, detto Palla, agiva in regime di monopolio perché era amico di Damiano Vallelunga e su questo c’era un accordo con Rocco Anello. Domenico Ciconte, detto Cucù, tagliava invece gli alberi a Filadelfia”. Francesco Michienzi ha poi ricordato di aver “squarciato con un’ascia le ruote di un camion di proprietà di una ditta boschiva nel 2001-2002. Ditta che dava fastidio ai Ciconte sotto Francavilla Angitola. E’ stato Tommaso Anello – ha dichiarato il collaboratore – a mandarmi a squarciare le ruote del mezzo”.
Il collaboratore ha anche ricordato di aver fatto saltare in aria con l’esplosivo una villetta sita in contrada Marinella di Pizzo. “Un attentato di cui abbiamo discusso – ha ricordato Michienzi – io, Vincenzo Fruci e Domenico Ciconte, detto Palla, al quale ultimo è stato fatto tale favore dell’attentato”. I rapporti fra Domenico Ciconte (Palla) e Michienzi si sarebbero mantenuti buoni negli anni, tanto da partecipare il futuro collaboratore al matrimonio di “Domenico Ciconte e qui incontrare pure Bruno Emanuele”, dal quale Michienzi avrebbe poi acquistato della sostanza stupefacente. “Domenico Ciconte, detto Palla, quando operava nel nostro territorio versava agli Anello il 2% dell’importo dei lavori. Si trattava di un trattamento di favore, poiché dalle altre ditte Rocco Anello pretendeva invece il 4-5 per cento. Ad un certo punto, però, Domenico Ciconte, detto Palla, venne cacciato da tutti i lavori perché questi erano i nuovi ordini di Damiano Vallelunga e Rocco Anello”.
Rispondendo alle domande dell’avvocato Giovanni Vecchio, il collaboratore ha quindi ricordato di aver conosciuto l’imprenditore Antonio Facciolo nel 2005, presentatogli da Francesco Fortuna di Sant’Onofrio. “Parlai di Facciolo già nel 2004 con Domenico Bonavota – ha spiegato Michienzi – e nel 2005 lo vedevo ogni giorno nel villaggio Garden. Si occupava dei servizi di lavanderia e pulizia e nel villaggio arrivò attraverso Francesco Fortuna di Sant’Onofrio e Tonino Davoli di Lamezia Terme. Posso dire che l’impresa di Facciolo è stata imposta agli Stillitani dai Bonavota ed a portare i soldi di Facciolo al nostro gruppo era Francesco Fortuna. A Facciolo i Bonavota hanno a loro volta imposto diverse assunzioni”.
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