sabato,Aprile 27 2024

‘Ndrangheta: l’affare rifiuti a Vibo rischia di travolgere imprenditori, politici e funzionari pubblici

Il gip descrive come funzionava in città il settore ed Andrea Mantella svela il sistema di tangenti, bustarelle, assunzioni, imposizioni in accordo con i Fiarè ed i Mancuso. Ed a Natale cesti con champagne, salmone e denaro contante per i clan

‘Ndrangheta: l’affare rifiuti a Vibo rischia di travolgere imprenditori, politici e funzionari pubblici
Andrea Mantella

Rischia di essere solo “l’antipasto” di ben più vasta indagine che afferisce pure all’affare dei rifiuti a Vibo Valentia ed in alcuni centri della provincia, l’inchiesta della Dda di Catanzaro che ieri ha portato a cinque misure cautelari ed a 12 indagati complessivi accusati di estorsione ai danni dei titolari di alcune ditte che si sono aggiudicate negli anni nella città capoluogo di provincia l’appalto per la gestione della spazzatura. Indagini che rischiano di travolgere imprenditori e politici. Lo scrive chiaramente il gip distrettuale, Maria Cristina Flesca, laddove nell’ordinanza di custodia cautelare parla espressamente di “cointeressenze dei clan con le maggiori realtà imprenditoriali operanti sul territorio” e di una chiara “infiltrazione della criminalità organizzata nel settore rifiuti”.  Le indagini antimafia puntano inoltre sui “colletti bianchi” della politica e degli apparati comunali che a volte non si sono accorte di tali infiltrazioni, altra volte ne sono stati invece consapevoli complici. Anche questo è scritto chiaramente nell’inchiesta. Per il gip ci si trova in sostanza dinanzi ad un contesto nel quale la ‘ndrangheta è riuscita ad attuare una logica spartitoria in grado di soddisfare gli interessi criminali delle più importanti consorterie egemoni sul territorio, grazie all’accondiscendenza delle ditte appaltatrici e, verosimilmente, anche attraverso la presenza – scrive il giudice Flesca – di referenti all’interno della pubblica amministrazione”. Affermazioni generiche? Proprio per nulla. Basta infatti leggere i passi successivi messi nero su bianco dal gip per capire che “il settore dei rifiuti, specie nella città di Vibo Valentia, è da tempo controllato dalla criminalità organizzata, in grado di incidere sulle assunzioni, sugli appalti e – scrive sempre il gip –sui vari servizi connessi a detto comparto”. [Continua in basso]

L’affare rifiuti spiegato da Mantella

Pantaleone Mancuso (Scarpuni)

E’ Andrea Mantella, fra i collaboratori di giustizia, quello che meglio delinea gli affari dei clan nel settore dei rifiuti. Per il gip – anche grazie alle due dichiarazioni – è stato ben possibile fare luce sulla “logica spartitoria tra cosche in cui lo stesso Mantella, i Fiarè ed i Mancuso partecipavano, dividendosi gli utili”. In particolare, Pantaleone Mancuso, Scarpuni, era rappresentato secondo Mantella da tale da tale Campennì (non indagato), mentre il gruppo dei Fiarè di San Gregorio d’Ippona avrebbe operato attraverso Gregorio Giofrè (non indagato). Sul punto Andrea Mantella ha dichiarato: “Quanto ai rifiuti posso affermare che c’era un accordo tra noi e Luni Mancuso detto “Scarpuni”: la società incaricata della raccolta era del dott. Pellegrino, un siciliano e noi mettevamo i mezzi, intestati formalmente a Giurgola e a Morelli Salvatore quando era pulito; i mezzi in realtà erano stati comprati da me personalmente e, tramite loro, lavoravamo sui rifiuti; il tramite era Campennì, da sempre inserito nel settore dei rifiuti e da sempre – ha spiegato Mantella – uomo dei Mancuso; io conoscevo bene questo Pellegrino, che ho visto tre volte e lui sapeva chi ero io; Luni Mancuso metteva i mezzi per il tramite di Campennì e il patto era il seguente: se riuscivamo a tenere fuori le forze dell’ordine tutto andava liscio, altrimenti Pellegrino sapeva che doveva denunciare in Prefettura le infiltrazioni mafiose; lui ci disse che se fosse andato tutto bene ci avrebbe remunerati facendoci lavorare, anche con sovrafatturazioni con cui pagava le tangenti e con assunzioni. A Natale è venuto da me Gramendola e, oltre al cesto natalizio con champagne, salmone, eccetera, mi dava la bustarella con 10.000 euro che mandava Pellegrino unitamente al cesto. Il resto delle tangenti veniva pagato mensilmente sotto forma di noleggio. La stessa cosa la faceva Luni Sscarpuni per il tramite di Campennì”. Secondo Mantella, quindi, i clan mafiosi “oltre a ricevere le tangenti dalla gestione dei rifiuti, imponevano le assunzioni e i mezzi che dovevano operare. Questo è il modo in cui a Vibo – ha dichiarato il collaboratore – vengono gestiti i rifiuti”. E siamo solo “all’antipasto”.  

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