giovedì,Aprile 25 2024

Il nuovo prefetto di Vibo già operativo, ecco cosa troverà nei Municipi in tema di infiltrazioni mafiose

Paolo Grieco si è insediato alla guida dell’Ufficio territoriale di Governo ed avrà il difficile compito di far riacquistare fiducia ai cittadini verso un’istituzione finita negli ultimi tempi nel “mirino” della Dda di Catanzaro, del presidente dell’Antimafia e del Viminale

Il nuovo prefetto di Vibo già operativo, ecco cosa troverà nei Municipi in tema di infiltrazioni mafiose
La Prefettura di Vibo e nel riquadro il nuovo prefetto Giovanni Paolo Grieco
il prefetto Paolo Giovanni Grieco

Ha raggiunto Vibo Valentia lunedì ed è già operativo il nuovo prefetto, Paolo Giovanni Grieco, 64 anni, proveniente dalla Prefettura di Rieti dove ha ricoperto l’incarico di viceprefetto vicario. E’ al suo primo incarico quale prefetto e i suoi primi passi sono stati quelli di recarsi al Comune della città capoluogo per un saluto al sindaco e poi nella sede della Provincia per un incontro con il presidente Corrado L’Andolina. Il nuovo prefetto arriva a Vibo Valentia in una situazione del tutto particolare e che senza dubbio – al di là dei saluti “interessati” e dei ringraziamenti al suo predecessore Roberta Lulli da parte di quella stessa politica finita nella “bufera” di altre istituzioni (magistratura in primis, ma anche dei cittadini) – rappresenta uno dei momenti più bassi nella storia della stessa Prefettura vibonese. Il motivo è presto detto: il Ministero dell’Interno il 27 febbraio scorso ha disposto un’ispezione ministeriale proprio alla Prefettura di Vibo Valentia che ha registrato l’arrivo all’Ufficio territoriale di Governo (e non capita di certo tutti i giorni) di ben cinque ispettori impegnati per più giorni nell’acquisizione di documenti in diversi uffici, specie in quelli che si occupano di antimafia a 360 gradi: interdittive alle imprese e controllo degli enti locali in tema di infiltrazioni mafiose. [Continua in basso]

Vibo non è Rieti

Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri

Proprio su tale fronte, il nuovo prefetto di Vibo Valentia, Paolo Giovanni Grieco, troverà il fronte più “caldo”, con un malcontento generale e crescente da parte di un’opinione pubblica e non solo (e che registriamo come testata giornalistica da oltre un anno) che lamenta il mancato intervento della Prefettura in diversi enti locali nonostante quanto emerga chiaramente in diverse inchieste della Dda di Catanzaro in tema di infiltrazioni mafiose in alcuni Comuni e Municipi del Vibonese. L’eccezionalità della situazione vibonese in ordine alle infiltrazioni mafiose negli organi elettivi di diversi enti locali, così come nell’apparato amministrativo degli stessi, è tale da richiedere interventi decisi e netti da parte di chi, per legge, è deputato al controllo sugli enti locali (quindi la Prefettura in primis). Mancati interventi o, peggio ancora, anche il solo sospetto (che in alcuni casi è divenuta una certezza) da parte dell’opinione pubblica che istituzioni importanti come la Prefettura agiscano (o decidano di non agire) seguendo le “sirene” della politica, finisce di fatto per alimentare quella sfiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini che in città e provincia si respira almeno dal dicembre del 2019 a seguito di alcuni mancati interventi che ci si aspettava dalla Prefettura di Vibo dopo la storica operazione antimafia Rinascita Scott contro la ‘ndrangheta vibonese (oltre 300 arresti). Vibo non è Rieti, dicevamo all’inizio di questo “capitolo”. Non lo è proprio aprendo il “capitolo” delle infiltrazioni mafiose negli enti locali del Vibonese, ben descritto dalla Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri,  nell’operazione Rinascita Scott e altre ancora come Imponimento. E cosa si legge in tale operazione a cui dall’aprile 2021 si è aggiunta anche la maxi-inchiesta Petrol Mafie? Che ci sono Comuni – ad iniziare proprio da quello capoluogo, Vibo Valentia, passando per l’ente Provincia – in cui alcuni degli organi politici risultano in “contatti” (per rapporti di parentela ed altro) con la criminalità organizzata.

I mancati interventi della Prefettura

Ad iniziare dal Comune capoluogo, guidato dal sindaco Maria Limardo, dove sono ben 8 gli amministratori (fra consiglieri comunali, di maggioranza e minoranza, più qualche assessore) richiamati nelle inchieste Rinascita-Scott, Rimpiazzo ed altre operazioni per i loro legami con i clan o quelli dei loro congiunti più stretti, senza dimenticare che la Dda di Catanzaro e la Guardia di Finanza ipotizzano i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e illecita concorrenza con minaccia o violenza aggravata dal metodo e dalle finalità mafiose nell’ambito di un’inchiesta tuttora aperta e che, nell’ottobre del 2019, ha portato i finanzieri ad acquisire una mole enorme di documenti al Comune di Vibo con un vero e proprio blitz in Municipio. [Continua in basso]

Da sinistra verso destra: Nicola Morra, il prefetto Roberta Lulli, Salvatore Solano ed il cugino Giuseppe D’Amico

C’è poi il “capitolo” Provincia di Vibo Valentia (dove a gennaio è stato eletto un nuovo presidente). Nell’ottobre del 2021 il gup distrettuale ha rinviato a giudizio – nell’ambito dell’inchiesta Petrol Mafie – anche l’allora presidente della Provincia di Vibo Valentia, Salvatore Solano (attuale sindaco di Stefanaconi), per le ipotesi di reato di corruzione, estorsione elettorale (riferita alle provinciali del 2018), e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa. Per tale ultima contestazione, insieme a Salvatore Solano si trovano sotto processo anche tre funzionari della Provincia di Vibo. A fronte di tali situazioni – e nonostante i ripetuti solleciti al riguardo da parte del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra – la Prefettura di Vibo Valentia, con il prefetto Francesco Zito prima e poi con il prefetto Roberta Lulli, ha deciso di non intervenire, non disponendo alcun accesso agli atti alla Provincia di Vibo così come in altri Comuni come Tropea finiti sotto i “riflettori” del presidente dell’Antimafia (LEGGI QUI: Comune di Tropea e infiltrazioni mafiose: Morra chiede al prefetto di Vibo l’accesso agli atti).

Cosa si trova in Rinascita Scott

Eppure – e anche qui sta una sostanziale differenza fra Rieti e Vibo Valentia – andando a leggere la storica operazione antimafia Rinascita Scott (la più importante degli ultimi vent’anni contro la ‘ndrangheta) o Petrol Mafie, ma anche l’operazione Imponimento, ci si imbatte – dicevamo – in un apposito capitolo che riguarda le infiltrazioni mafiose negli enti locali. Oltre al Comune capoluogo ed alla Provincia (di cui già si è detto), informative degli investigatori (agli atti dell’inchiesta) e conclusioni della Dda di Catanzaro si occupano specificatamente dei Comuni di Sant’Onofrio (dove di recente gli organi elettivi sono venuti meno per le dimissioni dei consiglieri e dove si registrava il genero di un amministratore quale imputato in Rinascita Scott con il Comune al tempo stesso costituito parte civile), Filogaso, Zungri, Filandari, Ionadi (in tale ultimo paese si è rivotato nel giugno scorso) e Pizzo (l’unico sciolto per infiltrazioni mafiose direttamente dal Consiglio dei ministri nel febbraio 2020 senza alcuna Commissione di accesso inviata dalla Prefettura di Vibo). Nuove amministrazioni sono invece in carica in tre Comuni usciti da un commissariamento per infiltrazioni mafiose: Limbadi, Briatico e San Gregorio d’Ippona, con due di tali centri (Limbadi e Briatico) finiti al centro di una nostra inchiesta proprio su mafia, politica ed elezioni (LEGGI QUI: Mafia, politica ed elezioni a Limbadi e Briatico: gli atti delle inchieste e i candidati), mentre vi è da ricordare che al Comune di Mongiana un assessore è stato dichiarato incandidabile per mafia (e quindi decaduto) e altro amministratore viene segnalato per altri legami che potrebbero creare più di qualche problema.
Non mancano poi altri Comuni del Vibonese dove alcuni amministratori vengono citati per rapporti controindicati in inchieste antimafia o nelle stesse relazioni di scioglimento dei precedenti organi elettivi firmate proprio dalla Prefettura di Vibo. [Continua in basso]

Il difficile compito del nuovo prefetto

La Prefettura di Vibo

Al di là delle visite istituzionali di questi giorni da parte del nuovo prefetto, Paolo Giovanni Grieco, ecco così che i cittadini si aspettano dallo stesso sia un ferreo controllo sulle attività degli enti locali e sui legami di alcuni amministratori, sia il necessario distacco dagli organi politici dei cinquanta Comuni del Vibonese al fine di non ripetere gli errori del (recente) passato. Lo diciamo chiaramente: a fronte di prefetti arrivati a Vibo e che rispondevano a nomi come quelli di Paola Basilone, Luisa Latella, Michele Di Bari, Ennio Mario Sodano, Carmelo Casabona, Guido Longo e Giuseppe Gualtieri (gli ultimi due per tanti anni in polizia e sul “campo” in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata), si sono registrati anche prefetti che con la politica locale e nazionale sono andati a “braccetto”, finendo per svilire l’immagine di terzietà ed imparzialità che una Prefettura deve sempre conservare. Abbiamo quindi avuto prefetti pronti a spostarsi fuori provincia per ricevere all’aereoporto di Lamezia Terme (Cz) il leader di Forza Italia,  Silvio Berlusconi, che doveva tenere un comizio nel Vibonese (ed all’epoca Berlusconi non ricopriva incarichi di Governo ma era all’opposizione e neanche in Parlamento perché ineleggibile), ma anche prefetti compagni di vita di leader politici nazionali che stavano piazzando i loro seguaci politici locali, per rafforzare il partito, proprio in quegli stessi Comuni in cui l’allora presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, chiedeva alla Prefettura di Vibo l’invio di Commissioni di accesso agli atti.

La speranza è l’ultima a morire…

Il Ministero dell’Interno

Ridare fiducia ai cittadini e far in modo che la Prefettura di Vibo Valentia riacquisti quella credibilità perduta negli ultimi tempi -(ricordiamo che l’ultima inchiesta antimafia, denominata Olimpo, ha portato sul registro degli indagati anche tre dipendenti della Prefettura ed un apposito capitolo è intitolato proprio alle ingerenze del clan La Rosa di Tropea sull’Ufficio territoriale di Vibo Valentia [LEGGI QUI: Operazione Olimpo: l’occhio in Prefettura a Vibo da parte dei La Rosa di Tropea]) – sarà quindi il primo compito a cui è chiamato il nuovo prefetto Paolo Grieco al quale anche la nostra testata dà il benvenuto invitandolo a dare un’occhiata a tutte le relazioni di scioglimento per infiltrazioni mafiose degli enti locali redatte negli anni (anche recenti) dalla Prefettura di Vibo. Scoprirà facilmente che molti di tali amministratori, facenti parte di Consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose, sono ancora in carica (o loro strettissimi congiunti). Buon lavoro.

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