La Provincia di Vibo e i paradossi: dal processo Petrol Mafie al Piano Performance
Il presidente dell’ente Salvatore Solano, imputato nel procedimento istruito dalla Dda di Catanzaro, con propria deliberazione dà via libera ad uno strumento preliminare al Piao (Piano integrato attività e organizzazione) che dovrà indicare pure le misure di contrasto alla corruzione. Dai “richiami” del presidente dell’Antimafia Morra all’attesa per le decisioni della Prefettura di Vibo e del Ministero dell’Interno
Può il vertice politico di un ente locale che si trova sotto processo per i reati di corruzione, estorsione elettorale e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa approvare il “Piano della Performance 2022/2024”? A Vibo Valentia – in mancanza soprattutto di risposte e decisioni da parte della Prefettura ed anche del Ministero dell’Interno – si può. Accade infatti che con la recente “Deliberazione del presidente n. 163/2022”, il presidente della Provincia, Salvatore Solano, nell’esercizio delle competenze attribuite dalla legge, ha deliberato di approvare con delibera il “Piano della Performance 2022/2024 – Obiettivi strategici ed operativi”. Il tutto nelle more di approvazione del Piano integrato di attività ed organizzazione (Piao) introdotto con un decreto legge nell’agosto 2021 e che prevede per le amministrazioni pubbliche con più di 50 dipendenti la riunione in un unico atto di tutta la programmazione dell’ente sinora inserita in piani differenti (gestione delle risorse umane, organizzazione dei dipendenti nei vari uffici, formazione e modalità di prevenzione della corruzione). Al fine di consentire, quindi, la successiva adozione del Piao, nel quale confluiranno gli obiettivi strategici ed operativi in esso contenuti, il presidente della Provincia Salvatore Solano ha ritenuto opportuno provvedere all’approvazione del “Piano della Performance per le annualità 2022/2024” che contiene gli elementi ed i presupposti per la misurazione e la valutazione delle performance organizzative dell’ente e della performance individuale dei responsabili degli uffici della Provincia, dei responsabili di posizione organizzativa e personale dei servizi. La “deliberazione del presidente” è stata dichiarata immediatamente eseguibile ed è stato assegnato ai responsabili degli uffici l’onere del conseguimento degli obiettivi “definiti di rispettiva competenza e la rendicontazione”. [Continua in basso]
Cosa prevede il Piano della Performance
Ma cosa prevede il Piano della Performance 2022/2024? E’ presto detto. Innanzitutto di garantire “la legittimità degli atti amministrativi”, indicando la “percentuale complessiva degli atti annullati dal giudice amministrativo o disapplicati dal giudice civile”. Quindi occorre garantire la trasparenza e la pubblicità degli atti, la tempestività della liquidazione dei debiti fuori bilancio riconosciuti dal Consiglio provinciale e il coinvolgimento della Sua (Stazione unica appaltante) per il supporto e l’assistenza tecnica agli uffici dell’ente nell’ottica di favorire l’accelerazione dei procedimenti di gara. Infine, tutta una serie di obiettivi che vanno dalla scuole alla viabilità sino al mantenimento degli equilibri finanziari di gestione di competenza del 2022. Il tutto – ripetiamo – in attesa del varo del Piao (Piano integrato di attività ed organizzazione) che per legge dovrà indicare soprattutto le “misure di contrasto alla corruzione”.
La Provincia di Vibo ed i paradossi
A sottolineare la situazione paradossale in cui si trova la Provincia di Vibo – il suo presidente a giudizio con l’ente parte civile e con sotto processo pure tre dipendenti della Provincia per turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa – è stato il 28 giugno scorso il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, il quale ha chiesto spiegazioni alla Prefettura di Vibo (ed al prefetto Roberta Lulli in particolare) sul mancato invio di una Commissione di accesso agli atti alla Provincia al fine di accertare eventuali condizionamenti o infiltrazioni mafiose (atteso soprattutto che i reati di corruzione ed estorsione elettorale vengono contestati dalla Dda di Catanzaro e dal procuratore Gratteri al presidente Solano in concorso con il cugino Giuseppe D’Amico che si trova in carcere per associazione mafiosa). L’1 luglio successivo, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese – nel corso di una conferenza stampa a Catanzaro – aveva dichiarato ai giornalisti: “Siamo in contatto con la Prefettura di Vibo Valentia, il prefetto ieri ha fatto un Comitato provinciale perché era stato segnalato questo aspetto da parte del presidente Morra. Non ho avuto modo di sentire il prefetto ma la situazione è attentamente seguita”. [Continua in basso]
Da allora – eravamo all’1 luglio – il nulla. O meglio: il silenzio. Perché se il ministro dell’Interno abbia poi avuto modo di sentire il prefetto di Vibo, allo stato l’opinione pubblica non ne è a conoscenza e si limita semplicemente a prendere atto che Commissioni di accesso agli atti alla Provincia (al pari di alcuni Comuni sui quali si è focalizzata nei mesi scorsi l’attenzione del presidente dell’Antimafia, Morra, come Tropea e Capistrano) non ne sono state inviate. Salvatore Solano, dal canto suo, ha replicato al presidente della Commissione parlamentare antimafia sostenendo che la legge gli consente di restare al suo posto senza dimettersi (sebbene, secondo quanto rivelato pubblicamente da due consiglieri provinciali, lo stesso Solano aveva garantito nell’agosto dello scorso anno che si sarebbe dimesso se fosse arrivata una richiesta di rinvio a giudizio dopo l’avviso di conclusione indagini). A nulla sono valsi neppure i richiami da parte di alcune forze politiche che hanno sottolineato “la paradossale vicenda della delibera che ha dato mandato alla Provincia di Vibo di costituirsi parte civile nel processo Petrol Mafie, laddove l’ente è rappresentato legalmente dal suo presidente e sta in giudizio per mezzo di quest’ultimo che, nel valutare positivamente la costituzione di parte civile nel processo, ha già espresso una valutazione preliminare anche sulla lesività della condotta contestata dalla Dda a proprio carico”. Nella mancanza di risposte da parte degli organi dello Stato deputati al controllo dell’operato degli enti locali, si arriva quindi ora alla delibera di approvazione del Piano della Performance 2022/204 che confluirà nel più ampio Piao che dovrà contenere le “misure di contrasto alla corruzione”.
Ricordiamo infine – ma solo per dovere di cronaca – che oltre ad un dipendente della Provincia sotto processo a Vibo per reati legati gli stupefacenti, anche all’interno del Consiglio provinciale vi sono consiglieri che emergono dagli atti di alcune inchieste e dalle stesse relazioni della Prefettura di Vibo che hanno portato negli scorsi anni allo scioglimento per infiltrazioni mafiose di alcuni Comuni. Su uno dei consiglieri provinciali ci sono infatti le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia (inchiesta “Luce nei boschi) che lo indica come sostenuto elettoralmente negli scorsi anni da un clan, altri due hanno strettissimi congiunti condannati per gravi reati e segnalati dagli inquirenti per vicinanza a clan mafiosi, altro consigliere viene segnalato in una relazione di una Commissione di acceso agli atti in quanto compagno della nipote di un pluripregiudicato vicino a clan mafiosi, un altro ancora è infine cognato del figlio di un boss mafioso.
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