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“Rapporti sistematici” con la politica, anche quella con ruoli apicali a livello regionale, per condizionare l’esito di alcune elezioni e per allungare le mani su appalti, incarichi, nomine, assunzioni nelle istituzioni del Crotonese, e poi tutta una serie di attività illegali che arrivava a coprire tutta la gamma del codice penale. Questi i tratti caratteristici della cosca dei “Papaniciari”, dominante a Crotone, disarticolata ieri con l’operazione “Glicine” dei carabinieri del Ros, coordinati dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Diversi gli indagati “eccellenti” dell’inchiesta della Dda di Catanzaro, che vede coinvolti esponenti politici di rilievo tra cui Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria all’epoca dei fatti contestati, risalenti al periodo temporale tra il 2014 e il 2020; Nicola Adamo, ex vicepresidente della giunta regionale; Enzo Sculco, ex consigliere regionale e punto di riferimento politico nel Crotonese, Flora Sculco (figlia di Enzo), ex consigliere regionale anche lei, prima con il centrosinistra e poi nominata collaboratrice dall’attuale presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto. “Abbiamo accertato rapporti continui e sistematici tra politica, pubblici amministratori, faccendieri che in cambio di appalti e assunzioni si attivavano per procacciare voti, in spregio a qualsiasi regola e a qualsiasi norma, con facilità e arroganza nella gestione della cosa pubblica”, ha spiegato nell’incontro con i giornalisti lo stesso procuratore Gratteri parlando di vero e proprio “abbraccio tra ‘ndrangheta e politica”.
A sua volta il comandante del Ros dei carabinieri, Pasquale Angelosanto, ha ricordato il “condizionamento esercitato dall’organizzazione ‘ndranghetista sulla pubblica amministrazione”, un condizionamento che si sostanziava a esempio nelle nomine all’Asp di Crotone, nell’individuazione della sede dell’Aterp, l’agenzia per l’edilizia residenziale, al Comune di Crotone, alla Provincia di Crotone e nelle partecipate di questi enti: l’inchiesta – è stato quindi evidenziato dagli inquirenti – ha messo il luce, in particolare, le infiltrazioni della cosca dei “Papaniciari” in numerosi appalti pubblici, da quelli relativi all’Antica Kroton, legata alla vocazione archeologica del territorio pitagorico, a quelli in materia ambientale sino al controllo mafioso anche della festa mariana di Crotone, la cui organizzazione sarebbe stata affidata a un’associazione riconducibile alla consorteria. In più, la cosca dei “Papaniciari”, guidata dallo storico capoclan Domenico Megna, aveva messo le mani sulla filiera del gaming, della vigilanza privata in enti pubblici o allo stadio e, soprattutto, si era anche espansa oltre i confini della Calabria, con propaggini in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, ma anche in Austria e Germania dove, grazie all’attività della Bka, la polizia federale tedesca, il Ros è riuscito a intercettare e bloccare un pericoloso esponente dell”organizzazione.
I politici e il comitato d’affari

“Un gruppo stabile e strutturato promosso, diretto e organizzato da soggetti politici, amministratori pubblici, imprenditori ed intermediari di imprese al fine di commettere una serie indeterminata e continua di delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare nell’ambito regionale calabrese e crotonese in particolare”. Tra gli indagati, complessivamente 123, oltre agli Sculco (padre e figlia, Enzo e Flora), all’ex presidente di centrosinistra della giunta regionale Mario Oliverio, all’ex Nicola Adamo sono indagati l’ex assessore comunale di Crotone Giancarlo Devona e l’attuale sindaco di Rocca di Neto Alfonso Dattolo, gli imprenditori Giovanni Mazzei, Raffaele Vrenna e il fratello Gianni, rispettivamente ex presidente e attuale presidente del Crotone Calcio. E ancora dirigenti della Regione Calabria e dell’Azienda sanitaria provinciale di Crotone. L’associazione a delinquere delineata dagli inquirenti era composta da “un gruppo di personaggi politici di rilievo ed anche di caratura regionale – annota il gip Battaglia – che ha agito al fine di commettere una serie innumerevole di reati, frutto di un accordo a monte, attraverso il quale gli indagati sono riusciti e piegare ai propri interessi e tornaconti, affaristici e politici, l’azione della pubblica amministrazione, condizionando pesantemente, ed in molti casi illecitamente, le scelte relative ad incarichi e finanziamenti, eterodirezionati in favore di un gruppo di potere privo di scrupoli”.
L’associazione a delinquere

Di questa associazione avrebbero fatto parte politici del Pd del calibro di Mario Oliverio, Nicola Adamo, Enzo Sculco, Giancarlo Devona, Sebi Romeo, e imprenditori come Artemio Laratta e Giovanni Mazzei. “L’associazione – scrive il gip – nasce e si muove attorno al ruolo principale assunto da Sculco Vincenzo e De Vona Giancarlo soggetti che sono in grado di incidere sulla quasi totalità delle scelte amministrative nell’ambito del Comune di Crotone. E che tali comportamenti vadano inquadrati in un’ottica associativa ad ampio respiro, lo si ricava anche e soprattutto dai prodromici incontri che i due hanno effettuato con i responsabili regionali dell’epoca e con il presidente della Regione, del quale Devona era diventato segretario particolare, fungendo da elemento di collegamento tra i politici e funzionari crotonesi ed i vertici della Regione”. In questo quadro si inquadrano la penetrazione all’interno del Comune di Crotone, con “la individuazione di dirigenti, loro graditi”, “il condizionamento di appalti pubblici, attraverso affidamenti illeciti a imprese gradite a Vincenzo Sculco e Giancarlo Devona”, “l’affidamento di incarichi a soggetti graditi a Sculco e Devona”. E ancora: la penetrazione nella società partecipata dal comune di Crotone, “Crotone Sviluppo”, con la “individuazione da parte dello Sculco di direttori generali, a lui graditi, nonchè dell’amministratore unico”. Quindi “la penetrazione nella Provincia di Crotone, mediante il condizionamento del voto nel 2017, attraverso un accordo promosso da Sculco per far eleggere Parrilla Nicodemo, facendo apparentare i cirotani con i mesorachesi e controllando lo Sculco capillarmente le operazioni elettorali”. La penetrazione nell’Aterp Calabria, distretto di Crotone, di Mario Oliverio, Giancarlo Devona e Vincenzo Sculco con la designazione a direttore generale di Ambrogio Mascherpa, persona di fiducia di Mario Oliverio e in precedenza commissario straordinario del predetto ente”. L’indicazione, da parte di Nicola Adamo, Vincenzo Sculco, dell’ex consigliere regionale Sebi Romeo e Giancarlo Devona, “di professionisti, loro graditi, per l’espletamento di incarichi per conto di Aterp, quale quello relativo all’accatastamento di immobili di edilizia popolare nell’area crotonese”. E ancora: “la penetrazione nell’Asp di Crotone, mediante la precisa concertazione tra Mario Oliverio, Giancarlo Devona, Vincenzo Sculco, Nicola Adamo, in ordine al controllo del predetto ente, attraverso la rimozione dell’allora direttore generale Sergio Arena – persona sgradita a Sculco – e la preposizione di una figura di vertice che assicurasse un segnale di discontinuità con il passato”.
I ruoli di Sculco e Devona

Al centro di tale comitato d’affari, per gli inquirenti si staglia la figura di Vincenzo Sculco, l’ormai 73enne esponente politico crotonese, con un passato di leader sindacale in quanto segretario generale della Cisl calabrese, prima ancora che di consigliere regionale. Già nel 2009, peraltro, Enzo Sculco, all’epoca vice presidente della Provincia, era finito agli arresti domiciliari nell’ambito di una indagine della Procura della Repubblica di Crotone per una vicenda di appalti truccati, frode in pubbliche forniture e incarichi elargiti a persone gradite. Dalle indagini della Dda è emersa “la sua preponderante presenza – scrive il gip Battaglia che ne ha disposto gli arresti domiciliari – nella totalità dei processi decisionali degli enti pubblici del comprensorio crotonese, quale maggiore esponente di un comitato di affari in grado di mettere a punto strategie preordinate ad un unico fine, ovvero quello di garantire che posti decisivi venissero occupati da soggetti graditi, nonchè di individuare le ditte amiche verso cui dirigere i favori”. Accanto a Sculco si muove il suo braccio destro Giancarlo Devona, individuato quale soggetto di collegamento tra l‘imprenditoria crotonese e gli organismi regionali, grazie al ruolo assunto in qualità di segretario particolare del presidente della Regione, ma del quale vengono sottolineati anche i legami con ambienti della criminalità organizzata, dovuti agli stretti rapporti di parentela con soggetti indicati quali affiliati alla cosca Papaniciara dei Megna. Ciononostante, per il gip Battaglia all’associazione non può essere contestata l’aggravante di aver agevolato la cosca mafiosa, “non essendo emersi nel corso della complessa attività investigativa, elementi per ritenere che l’associazione fosse in qualche modo servente rispetto agli interessi delle cosche dei territori di Papanice e di Cutro, nè che i proventi di tale attività siano confluiti anche in parte nelle sue casse. II solo specifico episodio che si connota in termini di mafiosità è quello relativo all’aggiudicazione della fiera mariana ma si tratta dell’unica situazione che si ricollega ad ambiti di criminalità organizzata e coinvolge la sola persona dello Sculco, elementi di per sè insufficienti a ricondurre l’intero contesto associativo agli interessi della criminalità organizzata del crotonese”. (AGI)
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