martedì,Aprile 30 2024

Il ruolo della ‘ndrina di Paravati nel “locale” di Mileto, tra estorsioni e rapporti con i “colletti bianchi”

L’inchiesta Maestrale-Carthago fa luce sull’attività del clan che si sarebbe interessato anche ai traffici di droga ed armi, alle competizioni elettorali e agli appalti

Il ruolo della ‘ndrina di Paravati nel “locale” di Mileto, tra estorsioni e rapporti con i “colletti bianchi”
Michele Galati

“Gioca” un ruolo di primo piano all’interno delle dinamiche criminali del “locale” di ‘ndrangheta di Mileto, la ‘ndrina di Paravati i cui assetti vengono delineati dagli inquirenti con l’operazione Maestrale-Carthago. Un vero e proprio clan – secondo la prospettazione accusatoria – con ruoli e gerarchie, capace di imporsi anche per i rapporti con i “colletti bianchi”. Al vertice della ‘ndrina di Paravati, la Dda di Catanzaro ed i carabinieri collocano Michele Galati, 44 anni, indicandolo quale “promotore, organizzatore, capo e finanziatore” del “locale” di ‘ndrangheta di Mileto. Un soggetto con ruolo apicale, dunque, inserito nella “Società maggiore” con il ruolo di referente della ‘ndrina di Paravati ed in stretti rapporti con gli altri esponenti del locale di Mileto (ed in particolare con Vincenzo Corso) e del Vibonese (in particolare con Peppone Accorinti di Zungri, Luigi Mancuso di Limbadi, Saverio Razionale di San Gregorio d’Ippona, Domenico Bonavota di Sant’Onofrio e gli Anello di Filadelfia). Michele Galati, secondo l’accusa, avrebbe intrattenuto anche rapporti con i Morabito di Africo, i Vitale di Guardavalle, nonché con i clan di Cristello e Stagno di Giussano e Seregno. Si sarebbe interessato direttamente di gestore le estorsione e nascondere le armi, dirimendo contrasti interni ed esterni al sodalizio come quello sorto con Michele Silvano Mazzeo, della ‘ndrina di Comparni, o in occasione di altra diatriba sorta tra Mangone e Fortunato Galati. Michele Galati avrebbe gestito anche il sostentamento dei sodali detenuti in carcere così come avrebbe effettuato operazioni volte all’intestazione fittizia di beni.

Vertice storico della ‘ndrina di Paravati e del “locale di ‘ndrangheta di Mileto viene indicato Salvatore Galati, 69 anni, padre di Michele e che attualmente sta scontando l’ergastolo per l’operazione “Tirreno” della Dda di Reggio Calabria. Ad avviso della Dda di Catanzaro, nonostante lo stato detentivo, Salvatore Galati avrebbe mantenuto compiti di “decisione, di pianificazione delle strategie e degli obiettivi da perseguirsi e delle azioni delittuose da compiere, della gestione dei rapporti e degli equilibri con gli altri gruppi criminali della zona. Avrebbe quindi “impartito le disposizioni o comminata sanzioni agli altri associati in posizione subordinata partecipando alla spartizione dei proventi estorsivi per conto della ‘ndrina di appartenenza”.

Ruolo dipromotore ed organizzatore del “locale” di ‘ndrangheta di Mileto e della ‘ndrina di Paravati viene contestato anche a Fortunato Galati, 46 anni. In stretti rapporti con Michele Galati e con Peppone Accorinti, nonostante lo stato detentivo derivante dall’operazione antimafia denominata “Quadrifoglio” avrebbe partecipato alla pianificazione delle strategie del clan partecipando alla spartizione dei proventi estorsivi. Un promotore ed organizzatore dell’associazione mafiosa sarebbe anche Domenico Polito, 50 anni, alias “Ciota”. Da “cassiere” della ‘ndrina di Paravati avrebbe partecipato alla spartizione dei proventi estorsivi intrattenendo rapporti strutturali di connivenza con l’imprenditoria locale e interagendo con le vittime”.

Rocco Galati, di 60 anni, sarebbe invece un “appartenente di spicco della ‘ndrina di Paravati”, agendo sotto l’egida di Michele Galati e occupandosi del reperimento delle armi per il clan e di assicurare le comunicazioni tra gli associati, oltre a “controllare” il territorio e partecipare alla spartizione dei proventi estorsivi.

Angelo Bartone

Ruolo di partecipi attivi alla ‘ndrina di Paravati viene poi attribuito ad Angelo Bartone, 49 anni, Domenico Bartone, 56 anni, e Fortunato Bartone, 51 anni, alias “Tangozzo”. Angelo Bartone sarebbe stato in particolare l’anello di congiunzione tra gli affiliati e Michele Galati”, partecipando alle decisioni sulle estorsioni ed anche ad importanti summit di ‘ndrangheta accompagnando Michele Galati e Peppone Accorinti. Domenico Bartone avrebbe invece gestito attività imprenditoriali per conto della ‘ndrina partecipando alla consumazione di estorsioni, mentre Fortunato Bartone avrebbe investito i proventi delittuosi in attività imprenditoriali intestate a terzi, rimanendo affiliato nonostante la sofferta detenzione, potendo rivendicare dai sodali, per mezzo di “imbasciate”, un adeguato sostentamento economico di cui si occupavano i vertici della ‘ndrina”.

I presunti rapporti con i “colletti bianchi”

Massimo Rombolà

Ex assessore comunale a Mileto nell’amministrazione poi sciolta per infiltrazioni mafiose, Domenico Colloca, 53 anni, alias “Mubba”, deve rispondere del reato di associazione mafiosa quale “partecipe attivo della ‘ndrina di Paravati”. Si sarebbe occupato dei catering, delle mense scolastiche e ospedaliere e della distribuzione dei pasti agli immigrati. Grazie all’appartenenza al “locale” di ‘ndrangheta di Mileto, secondo l’accusa l’azienda di Colloca avrebbe raggiunto una posizione “assolutamente preminente”, arrivando ad intrattenere rapporti con Gregorio Coscarella di San Gregorio d’Ippona e Gianfranco Ferrante di Vibo Valentia, stringendo accordi corruttivi con il dirigente dell’Asp di Vibo Cesare Pasqua facendo valere il peso elettorale dell’articolazione ‘ndranghetista di appartenenza”. “Collegato politicamente al consigliere regionale Vito Pitaro – si legge nel capo di imputazione rappresentava anche il punto di riferimento del sodalizio in ambito politico ed istituzionale, vantando anche rapporti con uomini politici di livello nazionale (come il senatore Giuseppe Mangialavori). Reinvestiva, ancora, denari provenienti da altri sodali nelle imprese di famiglia, si occupava del sostentamento dei sodali detenuti e partecipava a spedizioni punitive insieme ad altri sodali”. Vito Pitaro e Giuseppe Mangialavori (a differenza di Cesare Pasqua) non figurano tra gli imputati del processo Maestrale-Carthago.

Fabio Marcello

Partecipe attivo alla ‘ndrina di Paravati sarebbe anche l’ex assessore comunale di Mileto Vincenzo Nicolaci, 53 anni. Indicato quale punto di “riferimento del sodalizio, soprattutto nel settore dello smaltimento rifiuti, avrebbe favorito il sodalizio anche nei periodi in cui non ricopriva alcuna carica pubblica, sfruttando le sue entrature, informandosi sui bandi di gara nell’interesse dell’organizzazione e partecipando anche alla consumazione di specifici delitti quali le spedizioni punitive”. Tra i partecipi attivi della ‘ndrina di Paravati ci sarebbero poi Francesco Mangone, 44 anni, che avrebbe partecipato alle riunioni del sodalizio , concorrendo nelle estorsioni e danneggiamenti, interessandosi dei settori imprenditoriali ”di elezione” dell’organizzazione (come quello delle onoranze funebri) e del condizionamento di competizioni elettorali”. Della custodia delle armi e della spartizione delle estorsioni si sarebbe occupato pure un altro “partecipe attivo” della ‘ndrina di Paravati, indicato in Fabio Marcello, di 38 anni, mentre Massimo Rombolà, 48 anni, sarebbe “pienamente inserito nelle dinamiche criminali del sodalizio e per questo a conoscenza delle stesse, collaborando strettamente con Michele Galati per il raggiungimento degli scopi associativi, venendo utilizzato quale latore di messaggi per esponenti apicali di altre articolazioni, concorrendo nelle attività estorsive e nella detenzione di armi”. Infine Domenico Galati, 40 anni, viene indicato quale altro “partecipe attivo della ‘ndrina di Paravati”, alle dirette dipendenze del fratello Michele Galati, collaborando con quest’ultimo anche nei traffici di droga per conto del sodalizio.

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