giovedì,Marzo 28 2024

‘Ndrangheta: gli assetti mafiosi a Vibo nelle prime dichiarazioni del pentito Arena

Il nuovo collaboratore di giustizia, l’affiliazione alla criminalità organizzata e gli scontri in atto. Il ruolo del clan Lo Bianco, di Andrea Mantella e dei Mancuso

‘Ndrangheta: gli assetti mafiosi a Vibo nelle prime dichiarazioni del pentito Arena
Bartolomeo Arena

Risale al 18 ottobre scorso uno dei primi verbali resi dal nuovo collaboratore di giustizia di Vibo Valentia, Bartolomeo Arena, 43 anni. “La mia famiglia è quella degli Arena-Pugliese, i cui componenti sin dal 1.800 sono uomini d’onore. Successivamente mio nonno ha preso il doppio cognome Carchedi (Pugliese-Carchedi) dopo che suo padre è rientrato dall’America. I miei familiari – fa mettere a verbale Bartolomeo Arena – sono stati da sempre ‘ndranghetisti. Sin dall’età di dieci-undici anni ho iniziato a comprendere che la mia famiglia è una famiglia ‘ndranghestista. A 16 anni mi dovevano fare picciotto, ma siccome ero troppo scalmanato mi hanno rinviato all’età di 22 anni. Arrivato però il momento della mia affiliazione, siccome non condividevo il fatto che i Lo Bianco-Barba erano sotto i Mancuso, non volli essere affiliato”.

Bartolomeo Arena spiega quindi di essere cresciuto accanto ad Andrea Mantella ed al cugino di quest’ultimo, Giuseppe Mantella “morto in un incidente di moto – spiega il collaboratore di giustizia – mentre dopo mi sono legato ad Antonio Grillo”, ovvero “Totò Mazzeo”, sino alla costituzione di un nuovo gruppo mafioso nella città di Vibo Valentia. [Continua dopo la pubblicità]

L’affiliazione. La rituale affiliazione alla ‘ndrangheta arriva però per Bartolomeo Arena nel 2012 nel corso di una cerimonia mafiosa in cui gli vengono conferite le “doti” di “picciotto” e “camorrista”. Per la dote di “camorra il rituale – racconta il nuovo pentito – prevedeva la fuoriuscita di sangue dal braccio attraverso pungitura, la c.d. tirata. Io fui il primo  della famiglia ad essere battezzato e successivamente portai tutti gli altri giovanotti ad essere battezzati. Dopo lo sgarro ho avuto la Santa, concessami dopo la riunione del locale con i Lo Bianco. Dopo il distacco dai Lo Bianco mi fu data la dote del vangelo e poi quella di trequartino”. Tale ultima dote di ‘ndrangheta (il trequartino) sarebbe stata conferita a Bartolomeo Arena con il benestare di personaggi mafiosi i cui nominativi sono al momento coperti da segreto investigativo ma che, per come rivela lo stesso pentito, “erano gli unici che rispondevano a Polsi”, ovvero al paese di San Luca sede del santuario di Polsi e da sempre il più importante locale dell’intera ‘ndrangheta.

La decisione di vuotare il “sacco”. Ma cosa avrebbe spinto Bartolomeo Arena (non gravato da procedimenti penali in corso) a “saltare il fosso” dopo una volontaria irreperibilità nell’aprile e nel mese di maggio scorsi unitamente al 33enne Antonio Pardea? E’ lo stesso Bartolomeo Arena a svelarlo: “Ho deciso di collaborare con la giustizia – fa mettere a verbale – perché temo che a breve a Vibo Valentia scoppierà una guerra di ‘ndrangheta. Io voglio stare lontano da questa storia e pensare al bene di mio figlio”.
In molti a Vibo Valentia dopo la decisione di Bartolomeo Arena di collaborare con la giustizia pare abbiano già preparato le “valigie” non dormendo più sonni tranquilli. Il bagaglio di conoscenze di Bartolomeo Arena, oltre a riscontrare le dichiarazioni già rese da Andrea Mantella e Raffaele Moscato, potrebbe mettere nei guai sia la classe imprenditoriale quanto quella politica di Vibo Valentia venuta più che a contatto con la criminalità organizzata locale.

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