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‘Ndrangheta: operazione Call Me, il Riesame annulla altre due ordinanze di custodia cautelare

L’inchiesta contro il clan La Rosa di Tropea prova a far luce sull’uso illecito di telefonini in carcere da parte dei boss detenuti dell’omonima consorteria

‘Ndrangheta: operazione Call Me, il Riesame annulla altre due ordinanze di custodia cautelare
Davide Surace

Ordinanza di custodia cautelare in carcere annullata dal Tribunale del Riesame di Catanzaro per Davide Surace, 40 anni di Spilinga, e per la compagna Cristina La Rosa, 33 anni, di Tropea, entrambi coinvolti nell’operazione antimafia della Dda denominata Call Me. Cristina La Rosa (figlia del boss di Tropea, Tonino La Rosa, detenuto in regime di carcere duro), in accoglimento delle argomentazioni prospettate dagli avvocati Giovanni Vecchio e Patrizio Cuppari, è pertanto tornata in libertà, mentre Davide Surace (difeso dall’avvocato Cuppari) resta detenuto per l’operazione antimafia Olimpo nella quale il 20 marzo scorso ha rimediato 13 anni di reclusione (a fronte di una richiesta di condanna a 18 anni) nel processo di primo grado (rito abbreviato), venendo ritenuto responsabile dei reati di associazione mafiosa ed estorsione pluriaggravata. Nell’inchiesta Call Me, Davide Surace è invece indagato per le telefonate che avrebbe ricevuto da Antonio La Rosa attraverso un telefonino che il boss di Tropea usava illecitamente nel carcere di Avellino dove si trovava detenuto. Cristina La Rosa è invece indagata per intestazione fittizia di beni, per le telefonate con il padre e per il concorso nell’estorsione ai danni dei titolari di una pizzeria di Tropea. Tutte le contestazioni sono aggravate dall’agevolazione mafiosa (clan La Rosa di Tropea). Da ricordare che il 30 aprile scorso il Tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza – rimettendole in libertà – anche nei confronti di Tomasina Certo, 61 anni, di Tropea (moglie del boss Antonio La Rosa) e per Giusy Costa, 48 anni, di Tropea (compagna di Francesco La Rosa, anche lui detenuto al 41 bis).

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