sabato,Aprile 27 2024

False perizie su Mantella e Scrugli, il pm preannuncia una richiesta di assoluzione

Iniziata oggi la requisitoria del pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci nel processo con rito abbreviato nei confronti di quattro imputati

False perizie su Mantella e Scrugli, il pm preannuncia una richiesta di assoluzione

E’ iniziata questa mattina dinanzi al gup di Catanzaro, Teresa Guerrieri, la requisitoria del pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, nel processo con rito abbreviato che vede imputati Massimo Rizzo, 57 anni, di Catanzaro; Antonella Scalise, 63 anni di Crotone; Mauro Notarangelo, 52 anni di Catanzaro, psichiatra e consulente di parte; Santina La Grotteria, 47 anni, di Vibo Valentia, all’epoca dei fatti compagna dell’attuale collaboratore di giustizia Andrea Mantella. Si tratta dell’inchiesta sulle false perizie mediche tese a favorire i vibonesi Andrea Mantella e Francesco Scrugli, all’epoca detenuti ai domiciliari nella clinica “Villa Verde” di Donnici, nel Cosentino, e che ieri ha portato al rinvio a giudizio di nove imputati che affronteranno il processo con rito ordinario che si aprirà il 9 luglio dinanzi al Tribunale collegiale di Catanzaro.

Nel corso della requisitoria, il pm Annamaria Frustaci ha preannunciato la richiesta di assoluzione nei confronti di Antonella Scalise, ausiliaria del dottore Massimo Rizzo. [Continua la pubblicità]

Secondo l’ipotesi accusatoria, gli avvocati Staiano e Di Renzo, oltre a Antonio Falbo, Santina La Grotteria e Francesco Lo Bianco, dopo l’omicidio di Raffaele Cracolici, il boss dell’omonimo clan di Maierato ucciso il 4 maggio 2004 a Pizzo, e dopo il fermo di indiziato di delitto dell’operazione “Uova del drago” del 30 ottobre 2007, avrebbero aiutato Andrea Mantella a precostituirsi un falso alibi per eludere le indagini. Per la Dda di Catanzaro, i legali Staiano e Di Renzo in qualità di difensori di Mantella, nonché i periti Notarangelo, Massimiliano Cardamone, Rizzo e Scalise quali consulenti tecnici della difesa, avrebbero invece falsamente attestato che lo stesso Mantella sarebbe stato affetto da patologie psichiatriche tali da renderlo incompatibile con il carcere e farlo trasferire a Villa Verde, a Donnici, nel Cosentino. Mantella avrebbe simulato nel febbraio 2006 un suicidio nel carcere di Catanzaro.   

Sotto accusa anche le consulenze dello psichiatra Notarangelo, così come quella del dottore Cardamone. A seguito di tali false perizie, i difensori di Mantella, gli avvocati Giuseppe Di Renzo e Salvatore Staiano, avrebbero quindi presentato delle istanze di revoca o sostituzione della misura carceraria. Alle istanze sarebbero state allegate anche consulenze tecniche di parte redatte dai dottori Rizzo e Scalise, ma per quest’ultima il pm ha oggi preannunciato richiesta di assoluzione. Le condotte sarebbero state commesse al fine di favorire il gruppo mafioso capeggiato da Andrea Mantella che in quel periodo aveva formato a Vibo Valentia un autonomo clan distinto dalla ‘ndrina dei Lo Bianco della quale faceva sino a poco tempo prima parte. Mauro Notarangelo – secondo la Dda – avrebbe ricevuto la promessa di denaro da Mantella attraverso l’avvocato Salvatore Staiano e il dottore Massimo Rizzo, al fine di redigere una perizia attestante una patologia psichiatrica inesistente.

Andrea Mantella

Il denaro sarebbe stato consegnato da Santina La Grotteria, all’epoca compagna di Andrea Mantella. Per loro viene ipotizzato il reato di concorso in corruzione. Alla base delle accuse, oltre alle dichiarazioni di Andrea Mantella, anche quelle del collaboratore di giustizia, Samuele Lovato, di Cassano allo Jonio e facente parte del clan Forastefano. Lovato ha condiviso con Andrea Mantella e Francesco Scrugli un comune periodo di detenzione nella clinica Villa Verde di Donnici. 

Santina La Grotteria è difeso dall’avvocato Francesco Catanzaro, Mauro Notarangelo dall’avvocato Gregorio Viscomi, Massimo Rizzo dall’avvocato Francesco Gambardella, mentre Antonella Scalise è assistita dall’avvocato Antonietta De Nicolò.

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